“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Antonio Russo De Vivo

Erotismo in letteratura 05: Masoch

“Un uomo come Sacher-Masoch non può essere valutato secondo il metro comune” aveva detto la signora Frischauer… A questo pensavo allora, e vi avrei ripensato molte altre volte ancora.
(Wanda von Sacher-Masoch, Le mie confessioni, p. 50)

Wanda è Aurora Rümelin, dal 1873 e per una decina d’anni moglie di Leopold von Sacher-Masoch, scrittore austriaco figlio di un capo della polizia e di una nobildonna polacca. Le sue confessioni, pubblicate nel 1905, sono un ritratto ambiguo, pieno di reticenze, del rapporto tra i due. Leopold ebbe tante donne, poi morì male, nel manicomio di Mannheim dove fu internato nel 1895: si credeva trasformato in gatto, e non a caso, come vedremo.

Dei barbari, del maelström e dell’esistenza gravosa

I Massimo Volume sono un gruppo post rock che se ascolti da giovane dici “che fighi!” e se lo fai quando non sei più giovane dici “che vita trista assai…” perché quando sei giovane la tristezza fa tanto maudit e quando non lo sei, invece, non c’è effetto bohèmienne che tenga.

"L’artista" di Gabriele Romagnoli

Incipit.
“Avevo sedici anni e stavano per fucilarmi, ma la cosa peggiore era che sarei morto senza neanche avere addosso un paio di mutande vere. Sotto i pantaloni portavo la stoffa di un ombrello rotto, cucita alla meno peggio: non c’era neppure un elastico. Non avevo paura, avevo vergogna”.
Cominciava così la storia più bella che mio padre avesse da raccontare. (p. 9)

Un figlio racconta la storia di un padre, Remo Gualandi, e la presenta subito come la più bella.

Il tempo degli assassini

Oggi il tempo è plumbeo ma senza fuoco e piombo. Sembra che la vita faccia male a molti. Le tragedie ci colgono preparati, i nostri occhi e le nostre orecchie sono pronti a tutto, purché vi sia un filtro − uno schermo, una radio, un giornale −: noi non sentiamo sulla pelle questo tempo, il tempo degli assassini.

Moravia: occhio sul branco

Alberto Moravia circoscrive il genere racconto con semplicità, ponendolo in contrapposizione al romanzo. A differenziarli sarebbero l’impianto o struttura della narrazione, ma soprattutto la presenza o meno di ideologia. Ne scrive nel 1958, quando è all’apice della sua carriera:
“Il racconto dunque si distingue di fronte al romanzo per le seguenti ragioni: personaggi non ideologici, visti di scorcio o di infilata secondo la necessità di un’azione limitata nel tempo e nel luogo; intreccio il più semplice possibile (fino a scomparire in certi racconti che poi sono dei poemi in prosa) e comunque sempre un intreccio che tragga la sua complessità dalla vita e non dall’orchestrazione di un’ideologia purchessia; psicologia in funzione dei fatti e non delle idee; procedimenti tecnici tutti intesi a dare in sintesi ciò che nel romanzo richiede lunghe e distese analisi” (L’uomo come fine, p. 165).
Delitto al circolo di tennis è uno dei primi racconti scritti. È datato 1927, Moravia ha appena vent’anni, due anni dopo si imporrà con uno dei romanzi più importanti del Novecento: Gli indifferenti.

A Napoli per sempre diavoli

Maria Roccasalva, scultrice, pubblicò nel 1991 La Tebaide sovraffollata (Soncino editrice). Il libro fu apprezzato da Raffaele La Capria e Giorgio Manganelli. Su Il Mattino, il 7 maggio 1991, Daniela Ricci, in un articolo dal titolo Alice nel paese dei dannati, scrisse:

“Napoli città perduta. A palazzo Serra di Cassano La Capria e Masullo hanno presentato il libro di Maria Roccasalva La Tebaide sovraffollata. I santi l’hanno abbandonata, nonostante la miriade di altari, altarini e chiese, gli uomini la stanno distruggendo: per lei non c’è altra salvezza che rivolgersi ai demoni”.

A vent’anni di distanza Napoli, come sempre, è sopravvissuta. Il libro della Roccasalva, no. E così Francesco Durante, ne I napoletani (Neri Pozza, 2011), scrive:

“Altri li voglio ripescare da un underground che soltanto i veri intenditori hanno frequentato, ma sono libri che cospirano in silenzio, che hanno mandato segnali Morse dagli scaffali dove sono stati seppelliti. Per esempio, La Tebaide sovraffollata di Maria Roccasalva”.

EROTISMO IN LETTERATURA 04: Sade

“Amanti del piacere d’ogni età e d’ogni sesso, è a voi soli che dedico la mia opera: nutritevi dei suoi princìpi, essi favoriscono le vostre passioni, e queste passioni, che i freddi e piatti moralisti vi dipingono come spaventose, altro non sono che i mezzi di cui la natura si serve per condurre l’uomo a realizzare i disegni che essa stessa ha su di lui; non ascoltate dunque che queste passioni deliziose; esse sono il solo strumento che deve portarvi alla felicità”.
(La filosofia nel boudoir, 1795, in Justine e altri scritti, p. 24)

Passaggi di Henri Michaux

Henri Michaux (1899-1984) è uno scrittore e pittore francese noto ai più per aver sperimentato la mescalina e per averne scritto. Il saggista torinese Elémire Zolla lo cita nella sua antologia Il dio dell’ebbrezza come colui che “con un nuovo estro, esplorò vari tipi di intossicazione da droga” (p. CV), e riporta un brano, Miserabile miracolo (tratto da Brecce, Adelphi, 1984), in cui Michaux dice di aver preso, dell’allucinogeno, una dose sei volte maggiore di quella sufficiente e ne descrive gli effetti come un lungo supplizio:

Gioventù perduta

“Ho ammazzato i miei genitori perché usavano un bagnoschiuma assurdo, Pure & Vegetal.
Mia madre diceva che quel bagnoschiuma idrata la pelle ma io uso Vidal e voglio che in casa tutti usino Vidal.
[…]
Poi un giorno mio padre disse che all’Esselunga c’era il tre per due e avremmo dovuto approfittarne. Non credevo che includesse anche il bagnoschiuma.
La mia famiglia non mi ha mai capito.”
(Aldo Nove, Woobinda, 1996)

- C’è nei giovani d’oggi uno strano miscuglio di pessimismo e di cinismo che mi spaventa, non so se ai miei tempi sarei stato capace di fare discorsi simili a mio padre.
- Ah, i tuoi tempi. Oggi le sigarette costano venti lire l’una, non lo sai? E solo i furbi riescono a fumarle.
(Pietro Germi, Gioventù perduta, 1947)

Da La morte della famiglia a Otto scene di famiglia: Yasutaka rilegge Cooper?

Nanase fa la domestica, però è telepatica. Cioè fa la domestica perché è telepatica: il mestiere le è necessario per cambiare continuamente luoghi e persone, perché il suo potere, la telepatia, va tenuto segreto. Possedere un potere eccezionale fa paura. Fa paura agli altri, ma anche a se stessi. Nanase lo sa.

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il Pickwick

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