“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Francesco Affortunato

Onomatopeico cuore pulsante

Un po’ di tempo fa, in una sera come tante, mi trovai, per caso o quasi, in un locale del centro storico di Napoli. Una birra tra amici. Alle chiacchiere di chi dopo anni  si incontra di nuovo facevano da sottofondo una chitarra e una voce. Quella voce, e quella chitarra, poi scoprii, erano la voce e la chitarra di Claudio Domestico, in arte Gnut. Per caso, o quasi, negli anni seguenti ho continuato, per quanto possibile, a seguire Domestico nei suoi concerti in giro per Napoli e nel suo vagabondaggio web. Da solo o in formazione completa, non ha mai deluso le aspettative create da quel primo, fortunato incontro in quel baretto di Piazza Bellini.

Il giudizio del Dente

La platea come un salotto, con le sue poltroncine di velluto rosso. Il palco come l’interno di un appartamento, con drappi rossi  alle pareti, lampadine penzolanti, piantane, tappeti e porta d’ingresso. Da lì entra in scena Dente, appende giacca e cappello all’attaccapanni, imbraccia la chitarra e comincia a suonare.

Rock in poltrona

Prosegue al Teatro Trianon la rassegna indipendente per la valorizzazione della musica campana  Palco Libero. Anche per la sesta serata, di scena martedì primo aprile, come di consueto, si sono alternate sul palco quattro band tra emergenti e formazioni già più o meno note al pubblico napoletano. Con uguale consuetudine, anche in questa occasione Palco Libero riesce a scovare talenti e portarli alla ribalta in un contesto di assoluto pregio.

Svincolarsi dalle condizioni

Palco libero al Trianon è una rassegna indipendente per la valorizzazione della musica e dei musicisti campani. Lo storico teatro di Piazza Calenda offre il suo palco a gruppi musicali di ogni genere, mettendo a loro disposizione una strumentazione ed una acustica fuori dal comune per band abituate, per lo più, a contesti molto meno professionali. La seconda serata di questa interessante iniziativa ha visto alternarsi sul palco quattro formazioni: David Green, Concetto Etico, Melt! e Stella Diana.

Tempo cattivo, ma non solo di martedì

Il giorno nuovo, ultimo lavoro dei Tuesday's Bad Weather, si apre con il suono melodioso di un’arpa: solo un'intro che presto lascia spazio ad una chitarra elettrica di vaga ispirazione “renzulliana” (Litfiba) che fa incetta, abusandone, di e-bow. E ben presto si intuisce che sarà una lunga giornata da affrontare. Il leit-motiv che accompagna tutto il disco è un rock piuttosto ordinario, anacronistico e già sentito, a tratti anche molesto. La sensazione che ne deriva è un leggero fastidio, che genera, più che altro, la speranza che non duri molto.

Over the Rock

Nel 1970 tre giovani musicisti britannici, Keith Emerson, Greg Lake e Carl Palmer, danno alla luce il loro primo lavoro discografico dal titolo Emerson Lake & Palmer. ELP è la somma “acronima” delle pregresse esperienze musicali dei suoi interpreti, provenienti da gruppi come Nice, Crazy World, Atomic Rooster e King Crimson, il cui primo album, In The Court of Crimson King, è ancora oggi considerato quale indiscusso punto di partenza del Progressive Rock.

Le ultime parole fumose: “Che musica suoni?”

Forse per vanto o per reale impossibilità, molti artisti faticano a definire la propria musica, ad incanalare cioè il proprio flusso compositivo all’interno di confini circoscritti, spesso utili più alla stampa che a reali necessità personali. Al netto di boyband studiate a tavolino, di cui abbondano radio e tv, e di tormentoni musicali estivi, difficilmente un artista decide lucidamente il proprio stile, che è dato, nella maggior parte dei casi, dal proprio background e dal proprio istinto compositivo.

Di venerdì la gente vuole solo divertirsi

Kings Of Covenience, Arenile Reload, Venerdì sera: faccio fatica a mettere in correlazione questi tre concetti.
L’occasione è il Neapolis Festival Live che ha organizzato insieme a Giffoni Experience, oltre a questo, altri due grandi concerti (Patti Smith E Tricky) a favore della Città della Scienza, distrutta qualche mese fa da un terribile incendio. Dubbioso e diffidente, ma accreditato, mi reco verso il locale simbolo della movida napoletana, che però, va detto, si è anche contraddistinto in maniera predominante rispetto alla concorrenza per essere riuscito a portare sui suoi palchi molti nomi di rilevanza nazionale ed internazionale.

Con la “A” maiuscola

Non è frequente avere la sensazione netta e definita, durante un concerto, di essere partecipi di un evento non comune, unico, quasi magico. Di serate musicali ne ho vissute un po’, anche prima di questa mia nuova esperienza da spettatore privilegiato, e a memoria non ricordo molte occasioni in cui si generasse in maniera così naturale un’istantanea empatia tra il musicista ed il suo pubblico.

One Man Flow

Quando si apre il sipario e la luce bluastra dei riflettori illumina discreta la timida figura china su una chitarra, in sala cala il silenzio e si riesce a percepire perfino il rumore degli switch della pedaliera multi-effetto. Nella penombra, adagiate sui supporti, si scorgono tre chitarre, un synth ed una steel guitar; sul palco, da solo, Fausto Mesolella a dar loro voce, in un viaggio che trasuda pura passione per la musica, per tutta la musica in ogni sua forma e genere.

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il Pickwick

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