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Friday, 22 November 2013 01:00

Rock the literature

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Il rock e la letteratura: così come per molte altre forme d'arte, anche il figlio "ribelle" della musica ha i suoi "debiti" con autori di tutti i tempi e da tutto il mondo. Da Yates ai poeti dell'Ottocento, passando anche per la fantascienza e J.R. Tolkien, non sono pochi gli esempi di un legame più o meno costante tra la cultura e i testi.

Partiamo da un esponente nostrano del rock leggero: Paolo Benvegnù, ex leader degli Scisma, in Hermann fa riferimenti a Melville, Sartre, Miller e strizza un occhio anche nella mitologia (Narciso, Mosè, Perseo e Andromeda, Ulisse). Oltreoceano ecco i Led Zeppelin: Plant è ispirata al viaggio dello hobbit Frodo Baggins nel regno di Mordor ("darkest depths of Mordor"), regno dell'oscuro Sauron e il solo luogo in cui può distruggere "l'unico anello". Durante il viaggio il protagonista tolkieniano incontra diversi personaggi, tra cui Gollum, ("Gollum and the evil one"). La canzone fa riferimento anche al dilemma interiore dell'erede di Isildur, Aragorn: restare col suo amore Arwen ("I met a girl so fair") o fare di tutto per aiutare la Compagnia dell'Anello nella loro ardua impresa?
Il gruppo più amato del Regno Unito non poteva, invece, non citare il bardo di Avon, William Shakespeare. Parliamo ovviamente dei Queen: infatti, nel finale di Was it all worth it del 1989, Freddie scandisce i primi versi del Macbeth:
"When the hurlyburly's done"
"Quando il pandemonio sarà finito" e cioè la frase pronunciata da una delle streghe nella prima scena della tragedia. All Dead, All Dead composta da Brian May nel 1977, contiene le seguenti parole:
"So Much Ado About Nothing, is what she'd try to say
So much ado my lover" [...].
"Much ado about nothing" fa parte di un lessico inglese ormai desueto: significa "tanto rumore per nulla" ed è anche il titolo della tragicommedia scritta da Shakespeare tra l'estate del 1598 e la primavera del 1599.
Lo scrittore, saggista, traduttore e cantautore italiano Alessandro Carrera, intervistato da Andrea Monda sul rapporto tra rock e letteratura, ha evidenziato come un autore di canzoni possa essere influenzato da qualsiasi cosa legga, e che molto di quello che ha letto rimane nelle sue canzoni: "Ad esempio non si capisce molto dei testi di Jimi Hendrix se non si sa che era un appassionato lettore di fantascienza e che i suoi riferimenti ad alieni che ci guardano e a metamorfosi marine scendono direttamente dalla fantascienza più visionaria degli anni Sessanta".
Secondo Carrera, però, non ci sarebbe uno sviluppo contemporaneo di musica rock e letteratura: gli artisti infatti possono lasciarsi incantare da "un poeta dell'Ottocento che usa rima e metrica in una maniera che sarà sempre estranea a un poeta che si è formato sulla versificazione del Novecento". Il tono crepuscolare di buona parte della canzone d'autore italiana può essere spiegato tenendo conto che tutto quello che è venuto dopo il Crepuscolarismo non è di facile gestione per la "forma chiusa della canzone": "Guccini è, letterariamente, nel solco di Marino Moretti (scrittore, romanziere italiano e soprattutto poeta crepuscolare, NdA), così come molte liriche dei Beatles sono nel solco di Edward Lear e molte delle liriche di Bob Dylan sono eredi di un’epoca che va da William Blake a Rimbaud e magari fino a Yeats, con poche possibilità strutturali di spingersi oltre".
Leonard Cohen (cantautore, poeta e compositore canadese) è uno di quegli autori ad aver conosciuto prima la letteratura e poi la musica: la sua prima raccolta di poesie, genere a cui è sempre stato affezionato sin dai tempi dell'Università, risale al 1956 con il titolo Let Us Compare Mythologies, mentre il primo album, Songs from Leonard Cohen, vede la luce nel 1967. Il vero spartiacque però è Bob Dylan: sempre secondo Carrera "dopo Dylan ci sono stati ben pochi avanzamenti di stile nel campo della canzone e della lirica rock. David Bowie, senza essere un poeta e senza pretendere di esserlo, ha però saputo sceneggiare parole contemporanee, termini della moda, del giornalismo e della pubblicità creando un paesaggio verbale dei nostri tempi al quale parecchi poeti farebbero bene a prestare ascolto".
Altro grande poeta del mondo del rock è l'ex voce dei Velvet Underground Lou Reed, scomparso il 27 ottobre di quest'anno. La sua "educazione letteraria" passa per lo scrittore americano Delmore Schwartz, il poliedrico Andy Warhol e per l'inventore del genere horror e poliziesco Edgar Allan Poe. Queste tre figure hanno fortemente influenzato i suoi anni alla Syracuse University (dove Schwartz teneva i suoi corsi di scrittura creativa), accompagnandolo tra le avenues della New York dei Velvet Underground e dell'assalto multimediale warholiano fino alla Big Apple dei nostri giorni.
L'unione definitiva tra Reed e Poe avviene invece con The Raven, il concept album del 2003 che vede Reed impegnato nella rivisitazione in chiave moderna e in uno stile tutto suo di alcuni racconti e poesie dello scrittore crepuscolare. Nel disco il cantante-poeta ha collaborato con altri grandi nomi della musica e del cinema, come David Bowie, Willem Dafoe, Laurie Anderson, Steve Buscemi e Ornette Coleman. Un tentativo di dare un senso di hic et nunc alle parole del maestro del gotico, attraverso dei veri e propri arrangiamenti delle parole di Poe. Un esempio significativo del rapporto indissolubile che può legare la musica e la scrittura, un lavoro "costruito con le parole": The Raven, Il corvo, sussurra all'orecchio lasciando che il peso delle liriche arrivi prima di chitarre e batterie.

 

L'intervista completa ad Alessandro Carrera: http://www.letteratura.rai.it/articoli/quando-il-rock-sposa-la-poesia-alessandro-carrera-racconta-bob-dylan/1201/default.aspx#scheda

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