“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 23 December 2012 14:45

A che ora è la fine del mondo

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Lo spread è di nuovo risalito? Le previsioni di crescita per il 2013 sono tutt’altro che rosee? L’inquinamento, l’effetto serra, la desertificazione non lasceranno all’umanità se non qualche altro secolo? Certo le attuali ansie millenaristiche, queste sì giustificate in quanto derivate da argomenti imprescindibili, sembrano ristrette alle coscienze dei soli addetti ai lavori, mentre per il resto degli individui-consumatori l’illusione di un progresso autoalimentantesi rimanda la coscienza della fine ad un infinito domani, preso com’è dalle necessità del quotidiano. Avvolti nel nostro benessere (nonostante la crisi) danziamo sul ponte del Titanic come passeggeri consci, però, dell’iceberg che ci aspetta.

Anche le catastrofi naturali hanno assunto una ciclicità che le pone nel campo della prevedibilità. Ed è probabile che nessun’altra profezia antica turberà ancora i nostri sonni (almeno fino a quando i meteoriti ci gireranno alla larga). Tutto questo per dire che non si riesce proprio a biasimare i protagonisti de Il Giudizio Universale di De Sica, che all’annuncio dell’imminente Giudizio (all’indeterminatezza delle profezie, tipo “…verrà un giorno” si sostituisce un più preciso avviso con tanto di ora esatta) pensano si tratti di uno scherzo, di una trovata pubblicitaria. Anzi, una trovata di Zavattini, che non era nuovo alle incursioni nel surreale, proprio lui che aveva contribuito alla scrittura del neorealismo, dopo anni dedicati alla commedia. In fondo la fine del mondo è l’abile pretesto per scandagliare le reazioni dei diversi tipi umani nelle più varie situazioni. Sul palcoscenico urbano di una Napoli splendidamente fotografata da Gabor Pogany, indagata grazie ad aerei movimenti di macchina che ne restituiscono l’aspetto geometrico dei viali e delle piazze, persino delle scalinate e dei vicoli, con carrelli eleganti e discreti, si muove un’umanità indaffarata per prepararsi al ballo serale in onore di un ambasciatore.
E così una miriade di personaggi dà luogo ad un carosello di storie che procedono parallelamente realizzando un racconto corale dal ritmo uniforme, dove si avverte il senso del pieno, mai però del troppo. La produzione di De Laurentiis ha permesso l’ingaggio di star italiane e internazionali (queste ultime doppiate anche in napoletano), come Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Nino Manfredi, Paolo Stoppa, Fernandel, Lino Ventura, Ernest Borgnine, Jack Palance, Silvana Mangano, ecc. Troppo lungo l’elenco e forse è questa eccessiva frammentazione narrativa che ha disorientato la critica, non ancora avvezza ai grandi afferschi altmaniani dei decenni successivi. I toni variano necessariamente, dal comico al grottesco, al farsesco, all’elegiaco, sfiorando il drammatico – come nell’episodio di Sordi, geniale nella sua maschera di sciacallo delle miserie altrui, con quel trucco da vampiro sociale dei poveri.
Man mano che l’ora x si avvicina gli uomini pensano a rendicontare i propri peccati, a confessare le azioni che li hanno fatti arricchire, ad assolvere i colpevoli perché si venga assolti, a brigare per porsi in salvo o per mettere a posto la propria coscienza prima della fine. C’è spazio per tutto (o quasi) in questa ronde napoletana, tra televisione (Mike Bongiorno, i collegamenti con l’estero), canzone (Modugno), teatro (prove di spettacolo) e innanzitutto cinema, omaggiato da De Sica nella forma del musical alla Fred Astaire, nell’incedere coreografato dei camerieri per i corridoi dell’hotel, e dove Manferdi reindossa la sua divisa da lavoro con la velocità di un Ridolini. Se stiamo qui a scrivere è ovvio che l’umanità è stata graziata e può così recarsi all’agognato ballo al teatro, dove la vita riprende colore e i personaggi ritornano alle abitudini e ai vizi di sempre.

 

 

 

Retrovisioni
Il Giudizio Universale
regia  Vittorio De Sica
con Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Fernandel, Nino Manfredi, Silvana Mangano, Anouk Aimée, Paolo Stoppa, Melina Mercouri, Renato Rascel, Jack Palance, Ernest Borgnine, Vittorio De Sica, Lino Ventura, Lamberto Maggiorani, Elisa Cegani, Akim Tamiroff, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Marisa Merlini, Jimmy Durante
produzione Dino De Laurentiis
paese Italia, Francia
fotografia Gabor Pogany
b/n e col.
musica Alessandro Cicognini
lingua italiano
anno 1961
durata 1 h e 35’

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