“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Friday, 04 June 2021 00:00

InFLOencer: "Tanto che ci vuole”

Written by 
Ci siamo. Dopo sette mesi metto di nuovo piede su un palco. Riparto da Vienna, Stainach e poi Sirnitz, non da Milano, Napoli o Roma naturalmente. Le grandi città italiane stanno ancora capendo quali amici e parenti devono spartirsi la torta. Che poi magari fosse una torta, qua si tratta a malapena di un mottino. Nulla di nuovo sotto il sole insomma.
Avevo deciso di godermi la gioia di questo tornare e di lasciar perdere ogni considerazione sulle oscenità che i festival ci propinano, anche in questa estate della ripartenza-bis, ma è più forte di me.
Il popolo deve sapere!
Allora, la sensazione che si stava per ripartire, ma ahimè proprio tali e quali a prima, l’ho avuta un mesetto fa.
È a maggio che più o meno è ricomparso il tanto amato sold out in prevendita, pure se la sala c’ha tre posti a sedere e due in piedi; l’eloquio aulico dei post dedicati ai fans, con ben cinque like e gli hashtag che vanno dal più energico #workinprogress, al più epico #musiclife.
Fin qui tutto rassicurante – a certe ridicolaggini siamo talmente abituati che quando non ci sono quasi ci mancano − ma quello che mi ha colpita come una spada nel cuore è stato l’aiuto da casa. Ora se state pensando allo zio Gerry e a Chi vuol essere milionario?, devo darvi una brutta notizia: l’aiuto da casa da mo’ che non c’è più. La redazione ha introdotto al suo posto il Chiedilo a Gerry e l’Aiuto dell’esperto. Fine di un’epoca. Chi di voi invece sta pensando a John Carpenter, che nella versione americana dello stesso format, chiamò a casa e disse Ciao papà, non ho bisogno del tuo aiuto, volevo solo farti sapere che sto per vincere un milione di dollari, resterà ancora più deluso. La telefonata di cui parlo io non ha nulla a che vedere con quella di Carpenter. Niente emozioni, vecchi padri e dollaroni, ma solo un tale che chiama da casa sua – niente ufficio – probabilmente mentre svuota la lavastoviglie, per darmi un aiuto. Aiuto, che a differenza di tutti i concorrenti della storia della televisione, io non ho richiesto. Lui però è magnanimo e me lo vuole dare per forza. Esordisce dicendo che mi stima e che è molto dispiaciuto per tutti noi artisti che, cito testualmente, siamo alla canna del gas, disposti ormai a tutto pur di ricominciare. Vorrei dirgli che ha sbagliato numero, ma taccio.
Dice che si è inventato una non meglio identificata rassegna culturale, non ha sponsor, non ha fondi, non ha un cazzo, ma sta chiamando un po’ di artisti che sicuramente saranno contenti di tornare ad esibirsi. Per liquidare questo pazzo mitomane gli dico di chiamare il mio agente. Niente. Insiste. Vuole parlare con me, vuole trattare con me. Dico di no. Dico che non mi occupo di queste cose, che non è il mio lavoro e che non è corretto nei confronti di chi invece se ne occupa per mestiere. E lì è arrivato il fendente mortale. No, no, ma io non lo faccio per mestiere, sono un appassionato di musica, ma tanto che ci vuole? Tanto ai concerti tuoi già viene un sacco di gente. Preferisco parlare con te. A quel punto, io che già mi ero rotta da un secolo, ho risposto Io no! Buona giornata e ho attaccato.
Ora sia chiaro, anzi chiarissimo, sono gli appassionati e gli uomini di buona volontà che mandano avanti il mondo, ma il convincimento che basti avere un po’ d’orecchio musicale per dirigere un’orchestra mi fa attorcigliare le budella.
È pacifico che uno può fare le cose bene anche se non le fa per professione, di esempi ne ho a bizzeffe.
È pacifico che uno può sentirsi più a suo agio nel parlare col diretto interessato, anziché con intermediari.
È pacifico che si può essere alle prime armi e fare qualche gaffe.
È pacifico tutto, ma non la frase tanto che ci vuole? Perché questa frase malefica, sottintende quella ancora più malefica del se lo fa lui allora lo posso fare pur’ io, senza procedere mai col passo successivo e cioè se lo fa lui, voglio capire come ha fatto e magari imparare.
Non è la prima volta che mi esprimo sulla mancanza di competenza e di come questa mandi a puttane il nostro Paese, ma durante tutti questi mesi in gabbia l’Andrà tutto bene mi aveva quasi convinta.

Leave a comment

il Pickwick

Sostieni


Facebook