“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 29 February 2020 20:00

“Perle”: Dodi Battaglia in concerto

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Chiariamo subito una cosa: Perle, il doppio cd con il quale Dodi Battaglia ripercorre (per la seconda volta, dopo il lavoro del 2017, … E la storia continua), è un’operazione prima di tutto coraggiosa. Perché il due volte premiato come “Miglior chitarrista europeo” − da Die Zeitung nel 1981; da Der Spiegel nel 1986 − non fa una selezione furba scegliendo le hit dei Pooh, ma ripercorre i cinquant’anni di carriera del gruppo più longevo della storia del pop attraverso le tracce più nascoste ma più personali, forse più amate dai fan.

Abbiamo allora il riarrangiamento di pezzi delicati e intimisti come Classe ’58, È bello riaverti, Inutili memorie, la riscoperta di brani potentissimi come Uno straniero venuto dal tempo o Una donna normale, o ancora pezzi che nella produzione più recente si erano persi in mezzo a cose meno riuscite, da Isabel a Buonanotte ai suonatori fino a Vita.
Ma la cosa migliore è che in questo modo viene fuori, prepotente, la vena poetica più sincera, viva e ancora oggi stupefacente, di Valerio Negrini, il compianto “quinto Pooh”, paroliere abile e poeta in erba, colui che ha scritto la quasi totalità dei loro testi e che oggi, in un percorso à rebours forse fin troppo tardivo, esce vincente come colui che ha saputo, nella musica leggera, cogliere e raccontare lo spirito di passaggio dall’età vecchia a quella nuova, dal passato alla modernità: nei suoi testi, Negrini ha descritto con semplicità ma sempre con profondità, e sempre con incredibile immediatezza, l’uomo della metropoli a confronto con sé stesso e la perdita graduale dei valori che ha caratterizzato il passaggio ai favolosi anni ’80, mettendone a nudo debolezze e fragilità, specchiandolo con sé stesso e con il suo frastagliato rapporto con le donne, ma soprattutto analizzando i cambiamenti dei suoi contorni psicologici.
Abbiamo incontrato Dodi in occasione della terzultima tappa del suo live a Lamezia Terme al Teatro Grandinetti, nel concerto organizzato da Tonino Torcasio (in collaborazione con i Vacantusi), chiedendogli subito informazioni su come è avvenuto il processo di selezione dei brani.
“Intanto la prima scelta è stata quella di fare un tour dedicato a questi brani perché”, risponde Battaglia “quando scendevo dal palcoscenico ai miei concerti, quando il gruppo era in essere, la gente mi chiedeva ‘Ah bellissimo concerto, ma perché non mi fai...’, al punto che ho deciso di riproporre questi brani che non sono in maniera così eclatante popolari, ma non per questo meno belli, importanti o profondi. Già due anni fa abbiamo allora deciso di scegliere il teatro come location per il tour, dal quale abbiamo ricavato il disco Perle. La cosa più bella è che il tour è stato bissato quest’anno, e cosa c’è di più bello di una tournée che viene bissata dagli organizzatori perché ha fatto il sold out?”. Nella scaletta come nel cd risalta anche Santa Lucia, brano particolarmente personale, anche poi sorta di sequel del vecchissimo Mio padre, una sera, inevitabile chiedere se all’interno di questi pezzi ci sia qualcuno che lo riporta ad un’esperienza personale: “Guarda, sinceramente molte sono proprio le canzoni che dicevo prima, che mi hanno chiesto i fan in un referendum che ho fatto online. Ho voluto dar retta a queste richieste, ma poi chiaramente ci sono dei brani che ho voluto inserire perché io stesso son legato a quei climi, a quegli ambienti”.
All’interno del disco, come nei live, c’è anche un inedito, Un’anima, che ha però una genesi particolare: “Io e Giorgio” [Faletti, ndr] “eravamo molto amici e condividevamo due passioni, quella per la musica e quella per le corse. Abbiamo passato insieme dei momenti veramente belli, e dopo la sua scomparsa io ho chiesto a sua moglie se non ci fosse in casa qualche cassetto con qualche brano lasciato lì a poltrire: e c’era proprio questo brano che non era ancora finito, né come testo né come musica, e che ho ultimato in sala d’incisione. Credo di aver fatto una cosa bella perché è una canzone che merita, la memoria di Giorgio merita”.
Dicevamo prima come Battaglia sia stato eletto per ben due volte miglior chitarrista europeo, la passione per la musica è nata presto: “Non è solo la chitarra, ma è la passione per la musica. Ho iniziato a suonare quando avevo cinque anni, e ho suonato la fisarmonica fino a quando ne avevo quattordici. Dopodiché un giorno in un grande magazzino ho sentito un suono celestiale... ed era una Fender Stratocaster suonata dal mitico Hank Marvin, e da quel momento in poi non mi sono più staccato da quello strumento che è la mia vita. Anche perché quando imbracci la chitarra è qualcosa proprio di fisico, difficilmente riesci a staccarti da questo contatto così passionale”.
Da tutto questo viene fuori come sia inevitabile legare il nome di Dodi a quello dei Pooh, un sodalizio artistico durato cinque decadi che ha mostrato come il percorso professionale può e forse deve unirsi a un percorso umano ed etico: “Assolutamente sì. Come solidarietà e anche tra di noi: credo che alla base di cinquant’anni di amicizia e di successi ci sia sicuramente una componente umana come dicevi tu molto importante. In un gruppo lavorativo, che sia poi musicale o professionale in ogni caso, se non riesci a guardare in faccia chi ti è davanti e avere un rapporto di rispetto l’un l’altro è difficile andare avanti”.
Passato e futuro: cosa c’è dietro l’angolo per Dodi solista? “Sto lavorando a qualcosa. Io ho sempre amato comporre e lavorare in gruppo con altri artisti: l’ho fatto con Vasco, con Zucchero, con Mia Martini, per cui sto lavorando a qualcosa che non sia come mettersi su una montagna e aspettare l’ispirazione, ma cercare di continuare ad avere sempre un rapporto di collaborazione con qualcuno”.
Il live è quello che ci si può aspettare: una cavalcata selvaggia nella storia dei Pooh, che rilegge con fedeltà e passione i brani che hanno caratterizzato il gruppo mostrandone i tantissimi pregi. Non ultimo, il fatto che parecchi loro lavori siano stati, e sono tuttora, fin troppo sottovalutati dalla critica: senza ricordare che Parsifal, storico concept album del 1973, è stato inserito da Rolling Stone tra i cento album più belli della storia, nelle loro canzoni c’è una suprema commistione di generi che dà vita a un mood unico. Nei loro pezzi si ascolta progressive rock insieme al pop più genuino, accanto a suite imponenti che nei loro live accendevano fermenti tecnologici che si legavano indissolubilmente ad una grandeur che esaltava la componente acustica. Stanno a dimostrarlo Oceano, Fantasia, Padre del fuoco padre del tuono padre del nulla, Vita: che sul palco, nel live, prendono vita anche grazie all’incredibile supporto del giovanissimo Costanzo Del Pinto. Con una timbrica aderente in maniera calligrafica a quella di Roby Facchinetti, Del Pinto aiuta Battaglia a mantenere intatta la struttura armonica di alcuni brani (come il citato Una donna normale, ma anche Cercami, o Linda), nati proprio con lui e la sua impressionante estensione vocale. Abbiamo incontrato anche Costanzo, rapiti dalla sua disinvoltura in impennate vocali ardite, chiedendo prima di tutto come ha conosciuto i Pooh e il loro mondo, nel quale nonostante la giovane età è entrato con disinvoltura: “I Pooh fanno parte della mia vita più o meno da sempre e devo ringraziare papà, che da buon chitarrista/amante della musica, ha sempre avuto con sé un disco o un libro di spartiti delle loro canzoni. Ascolto principalmente musica internazionale, ma d’altro canto mai più vera è la teoria: non esistono generi musicali, esistono le emozioni! Da bambino, dopo aver ascoltato la famosissima Tanta voglia di lei e altri successi inconfondibili, non ho potuto fare a meno di indossare le mitiche cuffie over ear del babbo e consumare a più non posso le loro audio cassette”. Considerando quanto sia importante il suo apporto alla struttura di Perle, proprio per l’assonanza con Facchinetti di cui dicevamo sopra, è logico pensare che sulle sue spalle pesi una certa responsabilità: “Questa è probabilmente la domanda più bella che mi sia mai stata fatta da quando collaboro con Dodi... Il mio ruolo nel progetto di Dodi è molto più impegnativo di quello che può sembrare. Interpretare i brani dei Pooh è una responsabilità non grande, ma gigante. I fan di Dodi sono molto esigenti e protettivi nei confronti della sua musica, e io, essendo un cantautore dalla voce sporca, ho lavorato sodo per ‘pulire’ determinate frequenze vocali e interpretare nel modo più fedele possibile i successi più grandi ed impegnativi del panorama musicale italiano. Vorrei per questo ringraziare Dodi, i fan e tutto lo staff per questi anni meravigliosi. Sto lavorando a un mio progetto solista, ma in contemporanea spero in altri cinquant’anni di carriera con il Maestro!”.





Dodi Battaglia
Perle Tour
voce, chitarra solista
Dodi Battaglia
voce, cori Costanzo Del Pinto
voce, cori Raffaele Ciavarella
chitarra Marco Marchionni
tastiere, cori Rocco Camerlengo
basso Beppe Genise
batteria Carlo Porfilio
Lamezia Terme (CZ), Teatro Grandinetti, 27 febbraio 2020

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