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Tuesday, 03 December 2019 00:00

Aurora sogna, di nuovo

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Se c’è una cosa impossibile, per i ragazzi della generazione di fine anni ’80, è saper rinunciare a qualcosa che ha marcato la loro adolescenza in modo indelebile. Peggio ancora, vederla del tutto trasformata. Il caso di Microchip Temporale è molto delicato, complesso e tocca tutti, nel bene o nel male.

Considerazione indispensabile per introdurre Microchip Temporale: un rework del capolavoro pubblicato dai Subsonica nel 1999. Stessa band, stessa ragazza in copertina, stessi brani ma vent’anni di differenza e una generazione nuova di artisti, pronta a intervenire su un’opera d’arte che ha fatto la storia della musica italiana di fine millennio. Ogni nota di questo lavoro scatena un effetto intimo, nostalgico come una madeleine proustiana. È questo lo spirito con cui molti (non più tanto) giovani, lo scorso 22 novembre, hanno accolto il nuovo progetto.
L’intento è chiaro fin da subito: un Ritorno al futuro di uno fra i migliori dischi del gruppo, forse il migliore, con lo scopo di infondergli nuova vita, grazie alla collaborazione di quattordici artisti, oggi coetanei dei Subsonica di allora. Coma_cose, Ensi, Lo Stato Sociale, Coez, Cosmo, Achille Lauro, Motta, M¥ss Keta... sono solo alcuni dei nomi di chi ha personalizzato ogni frammento della raccolta musicale, aggiungendo un po’ del loro talento e temperamento artistico.
Bernardo di Chartes sosteneva che “siamo come nani sulle spalle di giganti”, se vogliamo creare qualcosa di nuovo: in questo caso, giganti sono i Subsonica, con la loro esperienza, maturazione e intelligenza, mentre i compagni di viaggio, coi loro featuring, colgono l’opportunità di affiancarli, dopo esser stati da loro cresciuti e motivati.
La successione dei brani rispetta la scaletta originaria del primo disco, sorprendendo per la capacità di riuscire a integrare il presente con il passato. Il rap di Willie Peyote riesce ad armonizzarsi con le note elettro-pop di Sonde; i Coma_cose, assieme a Mamakass, si mescolano con Aurora sogna, uno dei più famosi brani, rendendogli giustizia; Elisa accarezza con dolcezza una canzone già molto fragile quale Lasciati, facendola risplendere con eleganza; Discolabirinto si trasforma sotto le dita e la voce di Cosmo che le ridà nuova forma e la fa sua, quella stessa canzone che, in un passato featuring dei Bluvertigo, divenne un esperimento musicale per i non udenti, oggi rinasce grazie all’abilità e alla sapienza dell’artista eporediese, figlio spirituale e musicale proprio dei Subsonica; Ensi fa un ottimo lavoro con Il cielo su Torino; persino Keta con la sua voce ammaliante e un po’ maliziosa, risulta piacevole in Depre, brano che racconta un tema di straordinaria attualità, ancora dopo vent’anni; un plauso speciale, in ultimo, va ai Fast Animals and Slow Kids per aver reso Albe meccaniche un pezzo ancor più bello di quanto già non fosse in partenza.
Non tutte le canzoni risulteranno gradevoli ai puristi, nostalgici della prima edizione: la versione acustica, quasi cantautorale, di Motta in Tutti i miei sbagli lascia l’amaro in bocca poiché sacrifica l’energia di un brano disperato e aggressivo; il testo finale di Strade, troncato da un momento tutto rap di Coez, fa quasi rabbia, malgrado lo sforzo di quest’ultimo; Achille Lauro (artista ancora forse incomprensibile) non rende giustizia, purtroppo, a Il mio D.J., che soffre un po’ troppo il confronto con la versione originale. Poco incisiva, infine, nel brano Liberi tutti, l’integrazione musicale degli Stato Sociale che risulta quasi invisibile seppur nelle tonalità giocose che li contraddistinguono.
Malgrado queste forse inevitabili debolezze, ai Subsonica va riconosciuta una straordinaria lungimiranza. Quest’album è, di fatto, un doppio successo: serve, da una parte, ai più giovani per riscoprire una perla dell’elettro-rock italiano e, dall’altra, a lasciar spazio alle nuove generazioni, che raccolgono un testimone tanto importante e l’esperienza di una band ormai al pieno della propria maturazione. “Nell’amara litania delle solite cose ci si può morire sai”: proprio per questo motivo, Microchip Temporale sorprende, capace di rivoluzionare con coraggio e un pizzico d’incoscienza un patrimonio intoccabile e prezioso per le generazioni precedenti.
Vent’anni di albe meccaniche, carne sintetica, amori distrutti, tecnologia ed evoluzione umana, ripercorsi in un disco che dura un’ora in tutto: una macchina del tempo che permette a tutti di tornare indietro per essere poi lanciati verso l’incertezza del futuro, maturando assieme ai Subsonica e agli altri artisti, rivendicando “tutto il tempo che ci è sempre stato negato, che per averlo abbiamo spesso rapinato”.





Microchip Temporale
Subsonica
voce Samuel (Samuel Romano)
chitarra e voce C-Max (Massimiliano Casacci)
tastiera e voce Boosta (Davide Dileo)
batteria Ninja (Enrico Matta)
basso Vicio (Luca Vicini)
voci aggiuntive Willie Peyote, Nitro, Coma_cose, Mamakass, Elisa, Motta, Lo Stato Sociale, Coez, Cosmo, Achille Lauro, Ensi, Fast Animals and Slow Kids, M¥SS KETA, Gemitaiz
etichetta Sony Music Italy
anno 2019
tracklist: 1. Buncia 2. Sonde (feat. Willie Peyote), 3. Colpo di pistola (feat. Nitro), 4. Aurora sogna (feat. Coma_cose, Mamakass), 5. Lasciati (feat. Elisa), 6. Tutti i miei sbagli (feat. Motta), 7. Liberi tutti (feat. Lo Stato Sociale), 8. Strade (feat. Coez), 9. Discolabirinto, 10. Il mio D.J. (feat. Achille Lauro), 11. Il cielo su Torino (feat. Ensi), 12. Albe meccaniche (feat. Fast Animals and Slow Kids), 13. Depre (feat. M¥SS KETA), 14. Perfezione (feat. Gemitaiz)

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