“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 17 November 2016 14:02

Europe, Around the Borders

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Europe, Around the Borders è un progetto realizzato dal fotografo Ivano Di Maria e dal giornalista Marco Truzzi che, a ridosso del centenario della Grande Guerra, hanno deciso di documentare il dissolvimento dei confini tra i diversi Paesi europei dopo secoli di guerre e contese.

Tra il 2014 ed il 2016 i due compiono nove viaggi attraverso l'Europa percorrendo quasi ventimila chilometri ed attraversando una ventina di confini, tre i campi profughi visitati e ben sei i fermi di polizia subiti. Tutto ciò ha prodotto duecentomila parole scritte e quasi diecimila scatti fotografici che hanno dato luogo ad una mostra che sta girando l'Italia esponendo una ventina di pannelli 100x80 cm, una dozzina 60x40 cm ed un paio 50x70 cm.
Strada facendo la cronaca ha modificato il corso della storia e del progetto. L'Europa post-muro di Berlino avrebbe dovuto presentarsi ormai priva di confini ma le cose non si sono presentate così.
Scrivono Di Maria e Truzzi nell'introduzione al loro reportage: “Al nord, infatti, a Basilea, città d’incontro di tre nazioni, a Copenaghen, tra percorsi ciclabili rialzati ed eleganti palazzi in vetro e cemento, e ancora più su, in Svezia e in Norvegia, dove il confine non è “umano”, ma è segnato da pianure, boschi e una pace silente, si percepisce ancora solo l’eco lontano di quanto avviene in altri confini, spesso letteralmente 'in fiamme'. A Melilla, in un’Europa che è Africa, al checkpoint di Barrio Chino controllato dal governo spagnolo, centinaia di persone trasportano balle piene di mercanzia, lavorando per conto di notabili marocchini per una forma di migrazione costante e tollerata; a Ventimiglia, alcune decine di ragazzi africani trascorrono l’estate accampati sugli scogli in riva al mare; a Calais si muore nel tentativo di attraversare la Manica nascosti sotto i tir o si vive nel limbo della 'jungle'; a Röszke, in Ungheria, si sorveglia un muro di fil di ferro, che tenga lontani i siriani; a Seghedino, a Cracovia, persino in una capitale come Belgrado, si vive in attesa che qualcosa debba accadere, qualcosa di minaccioso, qualcosa che ha a che fare con le frontiere e la difesa dei confini come suggello dell’identità nazionale; a Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia, sorge il più grande e disperato campo profughi d’Europa. Così, il racconto dei confini diventa racconto dell’attualità, diario geopolitico dell’Europa, dove i confini continuano a rappresentare luoghi simbolici che proteggono realtà economiche e sociali e affermano un’appartenenza geografica irrinunciabile e, soprattutto, non cedibile a chi non ha i requisiti per farne parte. Dalle frontiere perdute all’ipotesi di un’Europa di nazionalismi il passo è stato brevissimo: Europe, Around the Borders ha documentato quanto avvenuto, con le foto che raccontano chi siamo e i testi che provano a definire dove stiamo andando”.
Partiti dunque per raccontare il dissolversi dei confini, Ivano Di Maria e Marco Truzzi si sono trovati, in diversi casi, a documentare la presenza di esseri umani “extra-comunitari” sostanzialmente indesiderati da un’Europa costruita esclusivamente su basi finanziarie dalle grandi agenzie economiche.
Alcuni di quei confini, dati prematuramente per dissolti, sono improvvisamente riapparsi trasformati in luoghi di reclusione per migranti alla disperata ricerca di una vita migliore di quella vissuta in patria. Non si tratta soltanto del riemergere di linee di demarcazione fisiche ma anche a dispositivi culturali, politici ed economici determinanti rapporti di esclusione.
Di un’Europa che nel quotidiano appare ben diversa da come è stata a lungo raccontata con tanta retorica dai politici e dai media manistream, Di Maria e Truzzi hanno documentato più che l’agonia dei vecchi confini, la loro trasformazione in luoghi tanto fisici quanto simbolici volti ad escludere chi viene marchiato come “extra-comunitario”, estraneo alla comunità. Le parole e le immagini non sono mai neutre; la provenienza geografica e culturale diviene così una condanna aprioristica insita nel termine.
I media rappresentano spesso i migranti al pari di come vengono rappresentati gli zombie in molti film e serie televisive, come folla indistinta e trasandata che avanza mettendo in pericolo le comunità “civili”. È un vero e proprio processo di deindividualizzazione quello operato dai media nel rappresentare i nuovi arrivati che finisce con l'agire in profondità nell'immaginario collettivo e tutto ciò ha in questo Paese una lunga tradizione. “Dai cinegiornali di epoca fascista al racconto cinematografico delle migrazioni, l’inquadratura oggettiva, il totale, è espressione del controllo sul territorio e sui corpi compressi nello spazio inquadrato. Il totale delle navi sovraccariche di migranti – inquadratura che esclude il punto di vista soggettivo – collabora alla costruzione della massa migrante, insieme compatto in cui le singolarità si annullano. I mass media nazionali mostrano, spesso attraverso le immagini prodotte dagli stessi apparati legalizzati di cattura ed espulsione, i profughi che da alcuni decenni sbarcano sulle coste italiane come un insieme ammassato su imbarcazioni di fortuna. Attraverso questo registro stilistico – esemplificato dal totale dall’alto che esprime un punto di vista estraneo alla diegesi (oggettiva irreale) – si realizza un processo di fusione che degrada e dissolve le identità in una massa” (M. Coviello, Emigrazione, in: a cura di R. De Gaetano, Lessico del cinema italiano, Vol. 1, Mimesis, 2014, p. 356).
Quando l'obiettivo di Di Maria incontra i migranti nel corso di questo viaggio si sottrae il più possibile a questo meccanismo di deindividualizzazione proprio di molte rappresentazioni cine-fotografiche. Negli scatti di Di Maria si percepiscono i battiti del cuore del fotografo che attraverso le fotografie intende trasmettere i momenti e gli incontri vissuti nel corso dei viaggi lungo i confini.
Dal reportage è derivato anche un libro fotografico, edito da Franco Cosimo Panini, che indaga il tema del confine e il susseguirsi degli avvenimenti nel biennio 2014-2016. Attraverso i suoi scatti Ivano di Maria mostra il variare del tema delle frontiere e dei confini all’interno dell'Europa e gli scritti di Marco Truzzi raccontano la realtà vissuta nel corso del reportage coinvolgendo chi legge nelle storie di vita dei migranti.


info:
www.aroundtheborders.eu


Gli autori:

Ivano di Maria
è nato a Udine nel 1967 e si è laureato al DAMS di Bologna con una tesi sulla fotografia sociale. Tra le sue monografie ricordiamo Alla luce del sole. Vita quotidiana delle persone disabili tra difficoltà e speranze (Ed. Diabasis, 2006), Fuoco (2006), con testi di Alessandro Cecchi Paone, e Terra (2007), con testi di Corrado Augias. Nel 2010 ha pubblicato il libro di ritratti Vivacemente (Franco Cosimo Panini), con testi di Francesca Parravicini. Ha seguito progetti in Perù, in Cina e in Palestina. Ha vinto il premio all’innovazione “Amica dell’ambiente”, promosso da Legambiente, e il riconoscimento “Ethic award”, promosso da GDOWeek.

Marco Truzzi è nato a Correggio (RE), nel 1975. Laureato in Filosofia, a Bologna, con una tesi sulla psicologia dei processi cognitivi nei Peanuts, ha conseguito un master all’Università di Urbino in ambito editoriale. Nel 2011 ha pubblicato il suo primo romanzo, Non ci sono pesci rossi nelle pozzanghere (Instar), con cui ha vinto il premio “Rhegium Julii”, il premio “Fortunato Seminara” e il Premio Bagutta come migliore opera prima e che attualmente è in corso di traduzione per gli Stati Uniti.



Ivano di Maria,
Marco Truzzi
Europe, Around the Borders
Franco Cosimo Panini, Modena, 2016
pp. 120

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