“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 07 April 2016 00:00

Edwige mon amour

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Partiamo subito da un fatto: i Fitness Forever sono degli ottimi musicisti, affermazione tanto semplice quanto non ovvia, soprattutto se si è soliti frequentare locali e club che propongono musica live. Chi ha il piacere di assistere a quanto di nuovo ci sia in giro oltre che la responsabilità di scriverne, sa benissimo che non sempre si ha la fortuna di ascoltare musica di livello. Non di rado la proposta musicale, già mediocre in scrittura, infatti, difetta anche in esecuzione.

Recenti discussioni hanno contrapposto chi scrive a chi ritiene che durante un live, che di per sé rappresenta una forma di comunicazione diretta e senza filtri, non si debba badare molto alla tecnica, alla resa dei suoni e alla qualità generale di come viene presentata una canzone, ma si debba, invece, prediligere l’emozione, come se questo, poi, bastasse a giustificare pessime performance. Uno dei motivi, a mio avviso, per cui molte band rimangono sconosciute o comunque ristagnano in una dimensione prettamente locale, è l’essere approssimativi nell’esecuzione, cosa che svilisce anche un buon lavoro compositivo.
Niente di tutto ciò, almeno questa volta.
I Fitness Forever, band napoletana attiva dal 2007, tornano al Lanificio 25 di Napoli per proporre tracce dai tre lavori che hanno all’attivo, ultimo dei quali, in ordine cronologico, Cosmos, che ha visto la luce verso la fine del 2013. Caratterizzati sin dagli esordi da un sound che strizza l’occhio alla nostra tradizione musicale, soprattutto degli anni ‘60/’70, I Fitness riescono comunque ad essere originali interpretando a modo loro quelle influenze a cui si ispirano. E lo fanno in maniera anche divertente ed ironica, tanto che in alcuni momenti ci si ritrova catapultati all’interno di quei film appartenenti al genere commedia all’italiana, successivamente etichettato (in maniera inappropriata) con il termine b-movie.
Un pop fresco e trascinante soprattutto nella dimensione live, dove le canzoni, già di per sé piacevoli in versione studio, acquisiscono consistenze ancor più godibili e coinvolgenti. Mai banali nei testi, i Fitness si differenziano in particolar modo anche per quanto riguarda la scrittura della musica, che non è mai semplice accompagnamento, ma si propone, sovente, come protagonista principale. E questo si sente nella ritmica asimmetria delle percussioni, nelle linee di basso, nei suoni ricercati e caratteristici delle tastiere e delle chitarre, e nei contrappunti del flauto traverso. Da parte loro, anche le parti cantate si distinguono, in particolar modo nella scelta di usare due voci, una maschile e l’altra femminile, che cantano la stessa linea melodica, a volte in due ottave differenti, rinunciando spesso alle armonizzazioni. Questo contribuisce a conferire quel sapore vintage di cui sopra, e, opinione personale, a ricondurre, in alcuni passaggi, ad un certo tipo di easy listening, quello, ad esempio, dei Pizzicato Five, band nipponica presente sulla scena musicale internazionale fino agli inizi del Duemila. Come si può leggere nella biografia del gruppo, Erlend Øye dei Kings of Covenience ha recentemente dichiarato su Vanity Fair, a proposito della musica Italiana, che ”la scena di oggi, a parte i Fitness Forever, è un’imitazione di musica straniera”. Affermazione condivisibile per metà, visto che molto di buono ed originale, invece, la musica italiana, soprattutto quella indipendente, riesce ancora a produrre, ma che comunque evidenzia il merito di un gruppo che, nonostante le indubbie capacità, non ha accettato compromessi di varia natura, soprattutto con la logica discografica mainstream, ma è rimasto sempre fedele al tipo di musica che predilige. Capita che risulti complicato trasferire su carta quanto si è visto ed ascoltato durante una serata, soprattutto quando si cerca di non essere tropo critici, ed è quindi indispensabile ricercare i termini adatti a tale scopo. Per parlare dei Fitness Forever, fortunatamente, non ci si deve inventare nessuna particolare forma sintattica, né si deve necessariamente andare a pescare nella storia personale di ogni componente per scoprirne il percorso. Il percorso, questo termine ormai inflazionatissimo, usato soprattutto nei programmi televisivi di nuova generazione – non solo in ambito musicale – pregni di “artisti” improvvisati che vogliono diventare cantanti, attori, presentatori e ballerini; un termine usato per edulcorare una verità incontrovertibile e palese a tutti, compresi i protagonisti, e cioè l’assoluta mancanza di talento: non hai talento e allora guardiamo al tuo percorso, a come ci sei arrivato lì, in tv, davanti a milioni di spettatori. Quasi a dire: sì ok non sei un granché, ma prima eri molto peggio! Insomma il premio di consolazione all’inadeguatezza.
I Fitness Forever, per loro e nostra fortuna, non sono stati scoperti da nessun talent, perché di talento, vero, ne hanno in quantità, e, cosa ancora più importante, ne sono assolutamente consapevoli.

 

 

 

 

Fitness Forever
bass, vocals Luigi Scialdone
drums Andrea De Fazio
vocals Nicoletta Battelli
keyboards Roberto Porzio
flute Francesca Diletta Iavarone
guitar Massimo Imperatore
vocals, guitar, keys Carlos Valderrama
Napoli, Lanificio 25, 1° aprile 2016

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