“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 10 November 2015 00:00

Tutti a Crimson Peak

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Voi credete a fantasmi? Credete a una sorta di "mondo di mezzo", una sottile linea grigia tra la vita e la morte sulla quale camminano le anime di chi ormai è perduto?
Edith Cushing ci crede. Perché lei li ha visti, i fantasmi. Sua madre, morta quando lei era ancora piccola, le ha fatto visita dall'oltretomba, per metterla in guardia dai pericoli di Crimson Peak. Un sogno, un'eco che con gli anni rimane nascosta nella memoria della piccola, che diventa una giovane donna forte e grintosa: figlia di un ricco costruttore, Carter Cushing, ha il pallino della scrittura, ma piuttosto che scrivere romanzi rosa preferisce le storie di fantasmi.

Non proprio una donna-trofeo insomma. Nell'ufficio del padre, mentre è intenta a trascrivere uno dei suoi manoscritti, incontra il baronetto Sir Thomas Sharpe, venuto in cerca di fondi per la propria invenzione. Thomas ed Edith si incontrano e tra loro scatta subito qualcosa, un fulmine al ciel sereno che niente può fermare, né i dubbi del padre, né i consigli (e le avances) del Dottor Alan McMichael. L'improvvisa morte violenta del signor Cushing, poi, accelera l'avvicinamento tra due anime che sembrano così affini. Così Edith si ritrova dalla sua casa in America a Allerdale Hall, in Inghilterra, la non proprio in ottime condizioni proprietà dell'affascinante baronetto. Mentre Edith sogna di riuscire, anche in un luogo così sperduto dell'Inghilterra, a costruire una vita, strani accadimenti tingono di fosco l'altrimenti romantica storia d'amore: fantasmi che spuntano nei corridoi, indizi di morte, lo strano atteggiamento della sorella di Thomas, Lucille, condurranno Edith nel più buio degli inferni, e lei dovrà lottare per uscirne.
Guillermo Del Toro torna alla regia dopo il kolossal d'azione fantascientifica Pacific Rim (che personalmente preferisco dimenticare), e si tuffa senza troppi indugi in un nuovo genere: il gothic romance. Questo genere, famoso letterariamente tra la fine del 1700 e tutto il 1800, è ricco di trame, misteri e punti di contatto con il sovrannaturale, e Crimson Peak rientra perfettamente in questa categoria. Tutta la storia è infatti tinta di oscurità sin dai primi minuti: il film inizia con la morte della madre della protagonista e l'immediata apparizione del suo fantasma, e per tutta la narrazione la morte è un tema che accompagna come un'amica fidata Edith. Freddi e brutali omicidi, spettri che attraversano i corridoi in preda ad atroci dolori e sofferenze, segni di indicibili avvenimenti, sono presenti in tutta la pellicola, dall'inizio alla fine. La storia è una di quelle che coinvolge lo spettatore, anche il meno avvezzo al sovrannaturale (che è una parte chiave nella riuscita del film ma non così dominante come ci si potrebbe aspettare): c'è l'amore, l'omicidio, del sesso prima molto pudico, e poi... (no tranquilli, niente spoiler), effetti speciali fatti davvero bene e non banali – niente fantasmi traslucidi e privi di corpo per intenderci, ma veri e proprie emanazioni dall'aspetto scheletrico e con una fisicità molto presente, quasi reale nel contesto in cui sono inseriti – sono alcuni degli elementi che fanno svettare questo film un filo sopra gli altri usciti in questo periodo, ma non è tra i migliori prodotti del regista messicano.
Le ambientazioni sono ottime (sfido chiunque a dire che il film sia stato girato in Canada), e sebbene siano poche (casa Carter, l'ufficio del padre, pochi esterni, Allerdale Hall) sono ben unite da un occhio capace che riesce a legare tra loro le scene, complice anche un effetto di transizione che ricorda molto la chiusura del diaframma di una cinepresa dei primi anni del cinema (un omaggio alla cinematografia forse?) che aiuta ad avvicinare tra loro le scene senza usare tagli più moderni, contribuendo in un certo senso all'effetto di coerenza temporale. La fotografia è un altro punto di forza, insieme ai costumi: tutto è molto curato, non si percepisce – se non forse in alcune scene finali – l'uso di un'illuminazione artificiale e gli abiti dei personaggi sono bene inseriti nell'epoca in cui è ambientato il film, senza anacronismi evidenti. I personaggi principali sono poi molto sfaccettati: Edith Cushing (Mia Wasikowska) non è la classica damigella in difficoltà preda di un amore d'altri tempi. È una donna forte, sagace e grintosa, temprata dalla tragedia che le è toccata, che sogna di diventare una scrittrice del calibro di Mary Shelley (la madre del mostro di Frankenstein), e che sembra intenzionata a non fermarsi davanti a nulla. Sir Thomas Sharpe è un Lord inglese in povertà, ma Tom Hiddleston, che lo interpreta, riesce a dare una luce particolare allo sguardo del personaggio: sin dai primi minuti infatti non dubitiamo del suo interesse per Edith Cushing, e arriva chiaro il sentimento di rivalsa che lo anima. Il suo nome, infatti, rischia di cadere in rovina se la sua invenzione, una macchina per scavare l'argilla che rimetterebbe in attività le miniere di famiglia, non trova un finaziatore, e lui è disposto a tutto pur di ottenere quel risultato. La sorella, Lady Lucille Sharpe, interpetata da Jessica Chastain (Murphy "Murph" Copper di Intestellar), è inquietante sin dalla sua prima apparizione, mentre dà mostra del suo talento al pianoforte durante una serata mondana. I gesti, gli atteggiamenti e il modo in cui il suo corpo è sempre teso come una corda di violino, se non quando è in compagnia del fratello, lasciano nello spettatore un deciso dubbio sui suoi intenti, un c'è-qualcosa-che-non-quadra che rimane vivo fino alla catarsi e allo scioglimento della trama. Unica vera pecca nello sviluppo dei personaggi è il dottore d'amor malato, Alan McMicheal (interpretato da Charlie Hunnam, già diretto da Del Toro in Pacific Rim): un po' troppo cavaliere senza macchia e senza paura, un detective alle prime armi guidato da un sentimento nobile ma più deus ex machina ai fini della storia che tassello importante nello sviluppo.
E poi, signori, la violenza di certe scene è stupefacente in tutti i sensi: mentre il film procede infatti più o meno in maniera tranquilla, tra atmosfere cupe e dialoghi ricchi di numerose chiavi di lettura, di punto in bianco una testa viene fracassata, del sangue schizza dal nulla, in maniera del tutto e completamente inaspettata. Per fortuna, però, questi non sono degli avvenimenti ricorrenti, e non perché un po' più di gore non ci starebbe stato bene, ma perché si evita in questo modo di annoiare lo spettatore e si riesce a tenerlo sul filo fino al prossimo, molto crudo, pugnale infilato chi sa dove.
Nonostante tutto questo, però, Crimson Peak è... compresso, limitato, una fiamma che arde ma con qualche difficoltà, come se non avesse abbastanza spazio. Sembra quasi che l'occhio di Del Toro sia filtrato da qualcosa (o qualcuno). Tutta l'attenzione dello spettatore è spesso distratta dagli effetti speciali molto curati, da jump scare di cui forse si poteva fare a meno in un film che non pretende di far parte del genere horror e anche perché, in fin dei conti, non è un film sul sovrannaturale, non in senso stretto almeno. Ci sono i fantasmi sì, ma non sono lo scopo ultimo né la soluzione dei conflitti: sono solo delle guide – proprio come nei romanzi gotici dell'800 – che parlano a chi ha orecchie per ascoltare. In questo senso forse indeboliscono un po' la struttura stessa del film, sottraggono, invece che aggiungere, potenza alla pellicola, dato che sono elementi sì importanti, ma che appartengono al demimonde – il mondo di mezzo – e si sente che sono strettamente legati a una realtà altra, e non a quella dove si muovono tutti i personaggi. Solo Edith infatti è capace di vederli e sentirli, solo lei ne è terrorizzata: il suo personaggio è un pesce fuor d'acqua, un oratore in un mondo di sordi, e questo non volendo toglie qualcosa alla pellicola. Tom Hiddleston stesso sembra un po' rigido nel suo ruolo, per la maggior parte del tempo almeno, dato che sembra tornare in sé nei momenti di maggiore tensione (positiva e negativa), ma che sono pochi in confronto a tutte le scene in cui pare che il vestito da Lord gli stia stretto.
Del Toro, però, resta sempre del Toro, e, anche questa volta, un salto al cinema per visitare l'infestato Crimson Peak è d'obbligo, anche se Halloween è passato da un pezzo.

 

 

 

 

Crimson Peak
regia
Guillermo del Toro
sceneggiatura Guillermo del Toro, Matthew Robbins
con Mia Wasikowska, Jessica Chastain, Tom Hiddleston, Charlie Hunnam, Jim Beaver, Burn Gorman, Leslie Hope, Sofia Wells, Jim Watson
produzione Legendary Pictures
paese Stati Uniti D'America
lingua originale Inglese
colore a colori
anno 2015
durata 118 min.

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