“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 29 June 2015 00:00

La società distopica dei droni

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Ormai qualsiasi cosa formata Muse sembra mandare i fan in fibrillazione, me compresa. Dalla loro musica si sprigiona un’energia di tale intensità da scatenare saltelli inconsulti per la stanza e pericolose frustate di capelli. Eppure, ascoltando i testi, c’è di più. C’è l’anima dei Muse, fatta da una ricerca costante non solo di nuove sonorità, ma anche idee e universi immaginativi intorno ai quali far passare il filo conduttore dell’album. Ecco, quindi, apparire un nuovo concept album, uscito l’otto giugno 2015 per la Waner Bros Records: Drones.

L’argomento è di notevole attualità: basti pensare alle false voci girate intorno alle consegne di Amazon, di cui i droni avrebbero dovuto occuparsi sostituendo la manodopera umana. Una bufala, senza dubbio; eppure questa categoria di oggetti volanti radiocomandati, diffusi fin dalla Grande Guerra, sembrano scuotere l’immaginazione collettiva fino al punto da creare scenari futuristici in cui siamo tutti spiati, tutti sotto controllo. Ai fautori di un complotto mondiale (e paranoide) sulla sicurezza e la tutela della privacy poco importa se, attualmente, i droni vengano utilizzati principalmente a scopo di monitorare l’ambiente e architetture danneggiate da disastri naturali, oppure per scovare un’attività criminale, o ancora per la ricerca dei dispersi. Quello che viene associato alla parola “drone” è, inevitabilmente, uno scenario composto da limitazioni della libertà personale, dal controllo delle menti, dall’artificializzazione dell’umanità.
Anche i Muse sembrano pensarla così: il concetto dell’album si sviluppa attorno a temi come la Terza Guerra Mondiale, l’ecologia e la perdita dell’empatia in una società governata dalle macchine. In altre parole, le canzoni prendono vita dalla paura di una progressiva disumanizzazione del mondo, rappresentata in maniera simbolica dal sopravvento dei droni. 
Mattew Bellamy, frontman dei Muse e principale compositore dei brani, ha dichiarato: "Per me, metaforicamente, i droni sono psicopatici che permettono comportamenti psicopatici senza possibilità di appello. Il mondo è dominato da droni che utilizzano altri droni per trasformarci tutti in droni. Quest’album analizza il viaggio di un essere umano, dalla sua perdita di speranza e il suo senso di abbandono, all’indottrinamento da parte del sistema affinché si diventi droni umani, fino alla defezione finale da parte degli oppressori".
La storia comincia con Dead Inside (il primo singolo estratto dall’album): il protagonista, trovandosi in un mondo del genere, perde la speranza e diviene morto dentro, cioè vulnerabile alle forse oscure.  La storia continua su questa via grazie a canzoni come Drill Sergeant e Psycho – basate sulle vessazioni di un superiore al suo sottoposto, in modo che quest’ultimo diventi un semplice burattino capace di uccidere a comando, un super drone, uno psicopatico. La storia prosegue con alti e bassi, con momenti di tensione e di sconforto vissuti da colui che racconta: Mercy è un’invocazione alla misericordia e alla pietà per un uomo la cui umanità sta svanendo a causa degli “uomini ammantati che cercano di divorare la sua anima”; Reapers è un’ammissione del potere e del sopravvento preso dai droni, fino al punto di riconoscerli come handlers (in The Handler), come dei burattinai.
L’ultima strofa della canzone lascia presagire un riscatto una ribellione, poi proclamata in Defector e in [JKF], che riportano stralci del discorso di John Fitzgerald Kennedy, The President and the Press. Grazie al discorso, il protagonista sembra prendere coscienza della propria condizione oppressa e del lavaggio del cervello che gli stanno facendo, e in Revolt sembra rivolgersi ad un’immaginaria folla, di umani oppressi come lui, che ci immaginiamo attorniarlo. Da sedizioso, il nostro narratore sembra rendersi conto delle difficoltà che la ribellione comporta: in Aftermath sembra avere bisogno del conforto di una persona cara, nell’intimità della casa. Parla di amore e di complicità, e del sostegno incondizionato che solo una persona amata può dare. Si arriva al finale, aperto: The Globalist e Drones lasciano in sospeso le sorti del protagonista. In The Globalist, l’uomo riscopre sé stesso e smette di venire manipolato; in Drones, invece,distrugge il mondo, tutta la sua famiglia muore, e rimane solo, perseguitato dai fantasmi.
La vicenda è quindi una narrazione di una caduta libera, di una perdita, di una società distopica: tutti temi che ricordano l’orwelliano 1984, su cui i Muse avevano già composto un album nel 2009, The Resistance. Tematiche futuristiche, politica, scienza, teologia, filosofia: a tutto questo i Muse ci hanno già abituato da tempo, grazie anche al loro inconfondibile stile, graffiante ma al tempo stesso metafora della progressiva artificializzazione, grazie all’utilizzo dei sintetizzatori e delle batterie elettroniche.
Per questo album, in verità, era stato annunciato un ritorno a sonorità più grezze, più rock: l’uso di strumenti “classici” come chitarra, basso e batteria ha sicuramente il merito di aver donato un profilo più duro a questa nuova uscita discografica.
Un album da ascoltare quello dei Muse, sebbene un po’ diverso da quello a cui eravamo abituati da cinque anni a questa parte. Un album orecchiabile, ma con una storia su cui riflettere.

 

 

 

 

Drones
Muse
voce, chitarra, pianoforte, sintetizzatore modulare, arrangiamento strumenti ad arco Matthew Bellamy
basso, cori Chris Wolstenholme
batteria Dominic Howard
programmazione aggiuntiva Olle "Sven" Romo
arrangiamento strumenti ad arco Audrey Riley
contrabbassi Massimo Clavenna, Linati Omar
violoncelli Sarah Cross, Dellingshausen, Andrea Scacchi, Martina Rudic, Francesco Sacco, Eliana Gintoli
viole Maria Lucchi, Valentina, Emilio Eria, Serena Palozzi
violini Gian Lodigiani, Valerio D'Ercole, Tommaso Belli, Elia Mariani, Gian Guerra, Gianmaria Bellisario, Marco Corsini, Michelle Torresetti, Anna Minella, Freimerr von Dellingshausen
etichetta Warner Bros Records, Helium-3
produttore Robert Jhon "Mutt" Lange, Muse
ingegneria del suono, produzione aggiuntiva Tommaso Colliva
registrazione The Warehouse Studio
anno 2015
tracklist 1. Dead Inside; 2. [Drill Sergeant]; 3. Psycho; 4. Mercy; 5. Reapers; 6. The Handler; 7. [JFK]; 8. Defector; 9. Revolt; 10. Aftermath; 11. The Globalist; 12. Drones

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