“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 13 June 2015 00:00

Una vita sul palcoscenico

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ToninoT, il nuovo lavoro teatrale di Adriana Follieri insieme alla drammaturgia e l’aiuto regia di Fiorenzo Madonna ha debuttato in prima nazionale all’E45 Fringe Festival nella Sala del Ridotto del Mercadante di Napoli.
La scelta riguardo a cosa raccontare in questa pièce, da parte della regista, l’ho trovata non facile e per questo molto coraggiosa, soprattutto nella realtà napoletana di oggi: un uomo, ex detenuto, è in scena come attore a raccontare agli spettatori la sua vita da criminale, la sua adolescenza infelice e costellata da scelte sbagliate, delusioni, scontri, decisioni irragionevoli, gioie forsennate e sbagli irreparabili.

Tonino (Antonio Maione) fa della sua vita teatro e gioca con il personaggio di se stesso. Al suo fianco c’è uno specchio di sé, più giovane, interpretato dall’attore Carmine Paternoster. Il titolo, infatti, è un nome palindromo e tale palindromia rispecchia l’opacità dell’esistenza umana. Le scene e gli elementi scenici, curati da Luciano Di Rosa e Selvaggia Filippini, si muovono con gli attori. I due letti dove si poggiano i due detenuti per ricordare la vita adolescenziale, diventano poi tavole imbandite per la loro misera cena e prigioni dentro cui i loro corpi devono essere celati alla società. La napoletanità appare dal canto di alcune canzoni neomelodiche che fanno sorridere il pubblico e dai “balletti” degli attori che si sfiziano e si auto-ironizzano con movimenti coreografici. Le loro posture sono esattamente speculari: quando l’uno è di faccia, l’altro è di spalle, l’uno è il presente, l’altro il passato, e nella loro congiunzione sono entrambi il futuro.
Lo spettacolo rivela, a mio sentire, un’immensa dolcezza, coraggio e voglia di far vivere il teatro come se fosse vita quotidiana, un momento di riflessione, in cui le memorie vengono a galla, e la voglia di esprimerle con le parole e con il corpo è prorompente.
Il lavoro di Adriana Follieri non è quello legato ad una forma di teatro canonico e declamativo, ma è un teatro umano e concreto, una finestra sulla vita, uno spaccato dei sentimenti e di un percorso di persone che hanno davvero da raccontare.
I costumi dei due detenuti sono essenziali ed i cambi della giusta misura, il dosaggio tra luce, momenti di buio e penombra ha regolato lo spettacolo con precisione, colore e calore, laddove ogni singolo gesto, movimento e parola dell’attore acquistano significato individuale ed universale allo stesso tempo. I riflettori sono  puntati su Tonino, l’attore a destra dello spettatore, l’uomo che ha prestato al teatro la sua vita. Nessun direbbe che non sia un attore professionista: ottima presenza e movimento scenico, dizione ed intonazione, si vede che ne ha acquisita di esperienza.
Dunque, la lungimiranza della Follieri ha portato ad una scelta non facile, ma riuscita con successo a mio avviso, molte le persone tra il pubblico che si sono emozionate, per lo sviluppo di una forte empatia con la vicenda. I discorsi sulle sofferenze e le tragedie della vita, che accadono necessariamente, se raccontate con il giusto atteggiamento e con la voglia di redenzione e di affermazione di un proprio personale cambiamento di prospettiva, rendono il tutto molto vero e reale.
La scelta di un interlocutore per Tonino ha dato vita a Toninot, ovvero ad un nome che gode della legge della reversibilità, che è criminale e poi può cambiare. Nella vita bisogna sempre essere pronti a cambiare, perché i cambiamenti maturano da dentro, appena ognuno di noi apre il canale emozionale e lo tiene vigile nell’accoglienza di ciò che si percepisce e che accade.

 

 

 

 

Fringe E45
ToninoT
regia
Adriana Follieri
drammaturgia e aiuto regia Fiorenzo Madonna
con Antonio Maione, Carmine Paternoster
progetto e disegno luci Davide Scognamiglio
elementi di scena e costumi Luciano Di Rosa, Selvaggia Filippini
supporto scenotecnica Eugenio Picari, Lab Art&Craft
registrazioni audio Luciano Esposito, Groovin Music Studio
produzione Manovalanza Teatro
in coproduzione con Fondazione Campania dei Festival
lingua italiano
durata 1h
Napoli, Ridotto del Teatro Mercadante, 10 giugno 2015
in scena 10 e 11 giugno 2015

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