“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 12 May 2015 00:00

"Samuel": meglio il silenzio

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Samuel – titre de travail è uno spettacolo creato da Pascal Merighi per la Compagnia Trio CDT, composta da tre danzatori del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, Clémentine Deluy, Damiano Ottavio Bigi, Thusnelda Mercy, che hanno deciso di unire i loro nomi e le loro esperienze per proporre progetti di spettacoli internazionali di ricerca, insieme a laboratori e workshop di tecnica moderna, contemporanea, composizione coreografia ed improvvisazione.

Lo spettacolo è nato grazie alla collaborazione ed all’accordo tra i due istituti di lingua francese in Italia ed in Francia che hanno supportato la venuta dei danzatori, ospitati nel Teatro Piccolo Bellini, a chiusura di una stagione teatrale che nell’ultimo periodo ha visto molta danza e di qualità.
Lo Spopolatore di Samuel Beckett è stato solo un pretesto per cogliere ritmi, atmosfere, umori ed immagini e nutrire i corpi e la fisicità dei danzatori. La pièce è nata come lavoro di improvvisazione, alla ricerca di vari stati d’animo ed esperienze fisiche in relazione al silenzio, al senso dell’abbandono e della perdita, alla difficoltà di dialogo, alla distanza spaziale o emotiva.
I tre danzatori entrano in scena da vari luoghi del teatro e della platea, mai dalle quinte che sono state eliminate per aprire maggiormente lo spazio scenico. All’inizio sul palco, una scala, che una delle danzatrici, arrivando da dietro il pubblico, con fragoroso rumore di tacchi, oltrepassa, e che poi, un altro, con un cappellino, elimina dalla scena, simbolo di un incontro-scontro.
Ai lati del palco, due microfoni illuminati, luoghi di riflessioni, canti, ad alta voce. Il palco è quasi buio, quasi sempre in penombra, i neon sulle aste dei microfoni illuminano i visi dei danzatori, e faretti a terra creano effetti di controluce, in modo tale che i performer non sono mai chiaramente visibili.
Clémentine è vestita di nero, ha qualcosa di “stregonesco”, spesso si chiude in se stessa, quasi mai si relaziona con gli altri, ma dona le sue riflessioni al pubblico, riguardo le mete a cui è meglio non aspirare, riguardo il mutare dei corpi e dei rapporti umani, come immagini di andamenti a forma di curva che non si può non assecondare, “come l’anca di una donna, femminile”.
Quando due parlano contemporaneamente al microfono non si guardano mai, sono l’uno di faccia e l’altro di spalle al pubblico, quando due parlano l’uno all’altro ugualmente non si guardano mai, ma si cercano in luoghi altri dove solo la voce si congiunge mentre i corpi vagano nel vuoto in luoghi sconosciuti.
Damiano e Thusnelda si incontrano in un passo a due fatto di abbandoni e richieste di silenzi. I movimenti sono fluidi, spontanei, circolari, senza artifici tecnici, essenziali.
La ricerca fisica è bella ed evocativa, i testi spesso pesanti e di troppe parole, scissi dalla danza, come se si fosse creato uno spettacolo di parole e movimento, di teatro e danza e non di teatro-danza. Il teatro-danza di Pina Bausch, ispirato al movimento espressionista tedesco, è fatto di espressività corporea, dove la danza si esprime nello spazio e nel tempo anche come parola e suono, e fugge dalla descrittività.
Descrittività non credo ci sia nei testi scelti dal Trio CDT, presi da Notes D’inemploi di Yann Marussich e da Le Début de l’A di Pascal Rambert, ma forse esigenza di perfezionare il collante tra parola e movimento.
La tensione si scioglie alla fine, quando ritorna la scala sul palco, al centro, ed il danzatore spiega, con lievissima ricerca di essere ironico, cosa abbiano fatto nello spettacolo e cosa significhi aver scelto una sola scala, simbolo del fatto che tra i tre, dopo le storie e le riflessioni ascoltate, quello che resta è la solitudine, in cui il contatto è stato furtivo, solo una prova, un tentativo, non duraturo.

 

 

 

Samuel – titre de travail
regia e coreografia
Pascal Merighi
danzatori Clémentine Deluy, Damiano Ottavio Bigi, Thusnelda Mercy
sound design Volker Wurth
light design Pascal Merighi, Michael Götz
datore luci Maurizio Di Maio, Salvatore Palladino
scenografia Pascal Merighi
coordinamento Italia Alessandra Paoletti
management consulting Felicitas Willems
con il sostegno di Institut Français-Napoli, Institut Français-Italia, Goethe Institut-Napoli, Café Ada Mare e. V. (Germania), Ekeby Art & Research (Olanda)
Napoli, Teatro Piccolo Bellini, 9 maggio 2015
in scena 9 e 10 maggio 2015

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