“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 12 March 2015 00:00

Yuko: essenza in libero flusso

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Con quell'aria spaesata sembrano essersi materializzati sul palco direttamente dai jack delle loro chitarre. Quattro ragazzi che dal Belgio sbarcano in Italia a fare tappa per il tour che sta portando in giro per l’Europa il loro ultimo lavoro, Long Sleeves Cause Accidents. Le “Long Sleeves”, sono quelle delle donne della classe operaia che sostituivano i mariti nelle fabbriche durante la Seconda Guerra Mondiale: “maniche lunghe” che potevano causare incidenti qualora si fossero impigliate negli ingranaggi delle macchine.

Da avvertimento di pericolo, rimboccarsi quelle lunghe maniche diventa esortazione metaforica a non rimanere fermi, a proseguire il proprio cammino artistico. Tre anni dopo il loro ultimo lavoro discografico, gli Yuko tornano con questa ultima produzione che rende la loro amalgama musicale sicuramente più accessibile e comprensibile, rimanendo, tuttavia, in un contesto di forte sperimentazione.
Ciò che pare subito evidente dopo l’ascolto delle prime tracce dell'album, è come sia difficile trovare un filo conduttore unico e costante. Quello che si nota, invece, è un intreccio di facce diverse, figlie di influenze diverse e non necessariamente coerenti tra loro, ma che creano strutture melodiche caratterizzate da una molteplicità interpretativa che non può lasciare indifferenti.
Queste sensazioni vengono confermate, anzi, amplificate, dall’ascolto live: musica d’atmosfera si alterna a rock vigoroso, tracce intime e romantiche lasciano subito spazio a partiture sospese in finali che, come mantra in loop, avvolgono l’ascoltatore, che non riesce, suo malgrado, a divincolarsene. La costante, meticolosa ricerca su ogni singolo suono, particolarità che si riesce ad apprezzare anche nei precedenti lavori, rivela una certa similitudine con quella dei più celebri connazionali Marble Sounds, indice, questo, di un fervore musicale che in terra fiamminga non è storicamente comune. Questa propensione all’innovazione  si riflette in una predisposizione nei confronti della composizione che non si accontenta di strutture musicali canoniche, in cui si alternano più o meno costantemente verse/chorus, ma tenta di sfaldare le convenzioni e le convinzioni, sorprendendo ad ogni giro armonico per senso di musicalità e spazialità. Alcuni brani, infatti, sono brevi e rapide incursioni sonore laddove un'idea di base che potrebbe essere assimilata ad un semplice bridge, ovvero ad un intermezzo di collegamento, si dilata al di fuori dei suoi confini usuali e, nutrendosi di se stessa, diventa canzone, riuscendo a trovare un epilogo di una compiutezza difficilmente prevedibile in premessa. Altri pezzi, invece, esordiscono con linee melodiche ben definite e riconoscibili, per poi dirigersi altrove, spaziando in altri ambiti e non ritornando più sui propri passi. Questo può lasciare spiazzati perché disattende le aspettative e si contrappone alla necessità della forma canzone tradizionale di contare su di un continuo richiamo a quanto già ascoltato che riporti il tutto ad una quadratura risolutiva, ad una circolarità finita. La sensazione che ne deriva è quella del viaggio, dell'infinito scorrere che non incontra mai se stesso, e che si lascia alle spalle solo un ricordo, vivido ma oramai irraggiungibile. Tutto questo è reso possibile da un approccio corale in cui ognuno recita il proprio ruolo senza prevaricare quello dell'altro, e asserve la propria individualità al disegno comune, in un dialogo continuo che riesce a metabolizzare la naturale tensione creativa del durante, raggiungendo, infine il suo equilibrio conclusivo.
Gli Yuko, sono un chiaro esempio di quanto la musica riesca ad essere, anche quando poco incline alla tradizione, una forma di linguaggio universale e, quindi, comprensibile a chiunque abbia semplicemente la voglia e la curiosità di ascoltare.

 

 

 

 

Yuko
voice, guitar
Kristof Deneijs
drum Karen Willems
guitar Jasper Maekelberg
bass Thomas Mortier
Napoli, Cabaret Port'alba, 10 marzo 2015

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