“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 10 August 2014 00:00

Rassegnati: è arte /02. Alì Assaf – Narciso

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"È stupito e attratto da se stesso e
resta immobile senza battere ciglio come una statua di marmo Pario.
Steso a terra contempla il suo gemello, i suoi occhi, due stelle,
la chioma che sarebbe degna di Bacco e perfino di Apollo,
le guance imberbi, il collo d'avorio,
la nobiltà del volto col suo colore bianco e rosa:
insomma ammira tutti quei particolari
che rendono lui stesso degno di ammirazione".1


Il termine Narcisismo è così definito nell'enciclopedia Treccani: "Tendenza e atteggiamento psicologico di chi fa di sé stesso, della propria persona, delle proprie qualità fisiche e intellettuali, il centro esclusivo e preminente del proprio interesse e l'oggetto di una compiaciuta ammirazione, mentre resta più o meno indifferente agli altri, di cui ignora o disprezza il valore e le opere".
Il mito di Narciso è uno dei più famosi al mondo: il giovane uomo che si innamora della propria immagine riflessa in uno specchio d'acqua è stato oggetto di innumerevoli citazioni, rivisitazioni e studi nel corso dei secoli.2
Alì Assaf è un artista iracheno;3 trasferitosi a Roma, nel 1973, non è tornato nella sua città natale, Al Basrah, per trentasei anni. Nel 2009, varcando il confine tra il Kuwait e l'Iraq, prova un profondo senso di smarrimento: nulla è rimasto uguale ai propri ricordi. I familiari e gli amici sono invecchiati, il fiume Shatt al-Arab è diventato salato, i canali si sono prosciugati e ricoperti di immondizia, gli edifici storici sono stati distrutti o sostituiti da costruzioni illegali. Non c'è altro che distruzione e bruttezza.4
Non si tratta solo della presa di coscienza dell'abusato tema della fugacità del tempo: l'uomo è l'unico responsabile di questo disastro.
Al Basrah è situata sul fiume Shatt al-Arab, formato dalla confluenza di Tigri ed Eufrate, nella parte più meridionale del corso del fiume si trovava quella che veniva considerata una delle più grandi foreste di palme da datteri del mondo. Negli anni Settanta la regione includeva dai diciassette ai diciotto milioni di esemplari di questa specie, ossia un quinto di tutte le palme da dattero del mondo. A partire dal 2002 la guerra tra Iraq e Iran ha causato la distruzione di circa quattordici milioni di esemplari e i tre milioni circa di palme sopravvissute non si trovano oggi in buone condizioni.5 Al Basrah era chiamata la 'Venezia dell'Est' oggi, invece, è tristemente nota per la crisi idrica, le penetrazioni shiite lungo il confine e il commercio internazionale di petrolio.6
L’artista racconta di aver trovato, tra le pagine di un testo scolastico conservato dai suoi genitori, delle fotografie che lo ritraevano bambino.
Accanto al proprio volto, per caso, gli balza agli occhi la riproduzione del Narciso di Caravaggio.7 "Cosa accadrebbe se oggi Narciso si vedesse riflesso nell'acqua?" si chiede l'artista. "Sarebbe in grado di riconoscere la propria immagine nonostante l'acqua inquinata? E io? Se potessi vedere la mia immagine nelle acque di Al Basrah, cosa riuscirei a vedere?".8
Con la video installazione Narciso (https://www.youtube.com/watch?v=oenZIVPlNFE), del 2010 presentata alla 54° Esposizione Internazionale d'Arte Biennale di Venezia del 2011,9 l'artista cita una celeberrima opera della storia dell'arte moderna10 per riflettere su cosa resta della memoria del proprio passato e della regione nella quale è nato, fonde memoria collettiva e personale in un continuum inscindibile riconoscendo l'impossibilità di ritrovare, metaforicamente riflesso nelle acque del fiume, un riscontro tangibile della collisione tra quello che appare solo come un ricordo sbiadito e la realtà.
Sulla superficie dell'acqua scorrono scorci di una città ormai irriconoscibile, ritratti di giovani oggi invecchiati, testimonianze di un paesaggio ormai distrutto e, negli ultimi minuti del video, spazzatura: giocattoli, rifiuti domestici, oggetti rotti e inutilizzabili. Narciso, secondo Assaf, è una figura più attuale che mai, in grado di palesare gli effetti dell'autoreferenzialità più abbetta e cieca.
Simbolo della chiusura egotistica, della cura spasmodica del proprio interesse nel completo disinteresse di quello altrui, questa figura perde le sue tradizionali connotazioni. Se in acque cristalline il giovane uomo si specchiava innamorandosi della propria immagine, Assaf nei panni di Narciso riesce a spostare l'attenzione da sé al mondo e l'assolutismo dell'innamoramento lascia il posto allo shock e alla rabbia per la perdita di tutto ciò che componeva la propria memoria personale.
Nella parte finale dell'opera, quando il campo visivo di Assaf/Narciso è ormai completamente ingombro di spazzatura, l'artista alza leggermente il capo spostando lo sguardo verso un punto imprecisato alla sua destra come se l'orrore non fosse più tollerabile e sentisse la necessità di distogliere lo sguardo per trovare ristoro.
Dal confronto tra presente e passato, tuttavia, ci si sente più soli che mai, forse perché la condizione del cittadino del mondo globalizzato consiste nel sentirsi a casa sempre e quindi in nessun luogo, perché le cose non restano fedeli a loro stesse nemmeno per la durata di una generazione e perché nemmeno noi, durante questo strano miscuglio di sinapsi e tensioni muscolari chiamato vita,  possiamo restare fermi pena l'esclusione.
Ci troviamo al cospetto di una sorta di darwinismo a velocità supersonica, degna di uomini un po' nomadi e un po' cyborg, immersi in un fiume sempre più inquinato e in perenne mutamento.

 
 
 
 


1) Ovidio, Le metamorfosi (vv. 418 - 424), tr. it. G. Faranda Villa, Milano, Rizzoli, 2007, p. 195.

2) Non è questa la sede opportuna per procedere ad una dettagliata disanima sull'iconografia di Narciso per cui ci limiteremo a rimandare alle seguenti fonti: M. Bettini, E. Pellizer, Il mito di Narciso. Immagini e racconti dalla Grecia ad oggi,Torino, Einaudi 2003; A. Uguccioni, L’iconografia di Narciso nel "Roman de la Rose", esempio di amore cortese, in R. Varese (a cura di), Studi per Pietro Zampetti, Ancona, 1993, pp. 71-75; G. Macchi, M. Vitale (a cura di), Lo Specchio e il doppio: dallo stagno di Narciso allo schermo televisivo, Milano, Fabbri, 1987.

3) È nato nel 1950 ad Al Basrah, in Iraq. Si diploma nel 1973 all'Institute of Fine Art di Baghdad e nel 1977 all'Accademia di Belle Arti di Roma, città nella quale vive dal 1973. Dalla fine degli anni Sessanta fino ad oggi è presente in numerose mostre personali e ha preso parte a progetti sia in Italia che all'estero. Ha organizzato molte mostre collettive internazionali su temi quali l'emigrazione, la crisi delle risorse idriche e il ruolo dell'artista in contesti multiculturali. Molti dei suoi lavori odierni prevedono l'uso della performance e del video. Cfr: Pavilion of Iraq – Biennale Arte 2011, Wounded Water – six Iraqui artists interpret the theme of water, M. A. Schroth (a cura di), Roma, Gangemi Editore, 2011, p. 70.

4) "There was nothing left from those memories that were so important for my survival. Only destruction and ugliness. The surviving family and friends had aged; the Shatt Al-Arab River had become saline. The canal had dried up and were a deposit for refuse and garbage, the historic buildings destroyed o substituted by illegal constructions, the dates were contaminated. The Shenashil built of wood (with their Indo-English balconies) were abandoned to their own devices, to the sun and rain, they had lost their charm and characteristic beauty. The places were corroded by humidity and lack of care, marked by war and the embargo. All without a trace of poetry". Cfr: Ivi, p. 46.

5) Cfr: http://www.iranicaonline.org/articles/shatt-al-arab

6) Pavilion of Iraq – Biennale Arte 2011, Wounded Water – six Iraqi artists interpret the theme of water, M. A. Schroth (a cura di), Roma, Gangemi Editore, 2011, p. 29.

7) Narciso, attribuito da Roberto Longhi a Michelangelo Merisi da Caravaggio, è stato dipinto tra il 1597 e il 1599 ed è oggi conservato alla Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma. Cfr: M. Calvesi, Le realtà del Caravaggio, Torino, Einaudi, 1990.

8) "What would happen today if Narcissus saw himself in the water? Would be able to see his image in today's polluted water? And myself? If I was able to see my image in the waters of Al Basrah, what would I see?". Cfr: Pavilion of Iraq – Biennale Arte 2011, Wounded Water – six Iraqi artists interpret the theme of water, M. A. Schroth (a cura di), Roma, Gangemi Editore, 2011, p. 46.

9) Oltre che come artista, Assaf era presente alla Biennale anche nelle vesti di commissario del Padiglione iracheno. Come ricorda lo stesso Assaf, gli artisti esposti in quell'occasione a Venezia sono sei (Adel Abidin, Ahmed Alsoudani, Alì Assaf, Azad Nanakeli, Halim al Karim e Walid Siti) tre nati negli anni Cinquanta e tre nati negli anni Settanta. Nessuno di loro risiede in Iraq. Il titolo dell’Esposizione Acqua Ferita / Wounded Water. Sei artisti iracheni interpretano il tema dell’acqua, ricorda un tema si cui, secondo Alì Assaf, si sente parlare poco ma che in Iraq sta assumendo proporzioni drammatiche. Il video dal titolo Narciso è visibile su: https://www.youtube.com/watch?v=oenZIVPlNFE. L'intervista realizzata in occasione della Biennale di Venezia è reperibile su: https://www.youtube.com/watch?v=r0xbzfdv_6o.

10) Per un approfondimento sulle pratiche della citazione nell'arte contemporanea cfr: L. Meloni, Arte guarda arte. Pratiche della citazione nell'arte contemporanea, Milano, Postmedia books, 2013.

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