“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 29 June 2014 00:00

Una pulce incontra una "Mano" e...

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Mano.
La Mano che ti può accudire ma che può rimproverare. Quella che ti saluta o "te ce manna" con tanto di ricchi premi e cotillon.
O semplicemente la Mano che si stringe quando arriva il momento di presentarsi a qualcuno. E in tutte le sue più diverse sfumature e significati, l’esordiente musicista e cantate Marco Giorio, in arte 'Mano', non se n’è fa mancare una.

Il 9 giugno scorso è uscito per l’etichetta La Sete Dischi − nuova netlabel della “mamma” La Fame Dischi − La Pulce nell’orecchio, album d’esordio del progetto solista di questo interessante cantautore roerino dalle radici musicali molto contaminate: figlio di un fisarmonicista e sassofonista, ma autodidatta, comincia giovanissimo a suonare e scrivere canzoni.
Si inizia con i gruppi e precisamente con i Sambucus Nigra, con i quali esplora il mondo del reggae e del rocksteady; è poi la volta dei Malaweeda con i quali incide il disco Effetti Negativi nel 2007. Arriva poi il turno di Micapungo, progettopop-rock contaminato, coi quali si esibisce in tutta la penisola, vincendo il concorso nazionale Rock Targato Italia.
Dal 2011 esplora la musica alt-folk con Los Refusè e poi, nel 2012 comincia l'avventura solista, avventura dove confluiscono tutti i generi che Giorio ha potuto sperimentare nel corso degli anni con i vari gruppi. A cavallo tra il 2012 e il 2013 arriva il suo primo disco, autoprodotto e registrato con lo studio mobile Mica$tudio dal titolo: La pulce dell’orecchio, una pulce che da tempo ronzava nelle orecchie di Marco che sceglie di chiamarsi Mano da un segno particolare, ovvero un angioma sulla mano sinistra che si porta dietro dalla nascita. Il sogno diventa realtà grazie all’etichetta indipendente di Perugia La Fame Dischi: si tratta di undici tracks in cui si può apprezzare moltissimo il valore strumentale e musicale di ogni traccia.
Quello che colpisce e salta all’occhio, anzi all’orecchio pulcioso, è senza dubbio la cura del suono, la qualità e la sinergia degli strumenti, e il modo in cui vengono suonati nell’insieme. Il filo conduttore che fa da collante a tutti i testi, è una volontà di sottofondo nel voler oscillare tra passato, in termini di nostalgia e di epoca in cui si stava meglio di oggi – il brano La mia vacanza ne è un esempio sia per le musiche nostalgiche, evocative che per il testo − e il  presente, un presente spesso caotico, un vortice che si risucchia in una “esistenza a intermittenza” come ci canta nel brano Inquieto esotico. La voglia di questo cantautore di raccontare la società e di dire la sua si trasforma spesso in pezzi che esortano a cambiare, a rivoluzionare il mondo che ci circonda, a non accontentarci di condurre “solo una vita potenziale”.
Ironico, oscuro e psicoanalitico all’occorrenza in pezzi come Cosa ne direbbe Freud, ma "no non la manda a dire" né sulla democrazia quando afferma: “non c’è niente che divide più di un leader” nel brano Accademico però, né si intimorisce nel denunciare il sistema discografico e lo star system musicale tout court in uno dei pezzi a mio avviso più forti di tutto l’album, La parlantina, brano veloce, rap, incazzato musicalmente e testualmente dove 'Manita', il suo alter-ego rapper, la parte cattiva, cinica che compare a un certo punto nei concerti, è al massimo della sua espressione.
La musica di Marco Giorio è l’esatta sintesi dello scontro/incontro tra due mondi: quello di 'Mano', idealista, romantico e nostalgico, con quello di 'Manita', anima più ritmica, spietata e realista.
La Pulce nell’orecchio rappresenta il coronamento di un periodo di esperimenti acustici e non, in cui 'Mano' si cala nelle vesti di produttore artistico oltre che autore, curando dalle riprese al missaggio, affidandosi per il mastering alle orecchie esperte e chirurgiche di Andrea Brasolin (già trombettista nei Malaweeda, attualmente nella crew dei MartaSuiTubi).
In un contesto denunciato dallo stesso Marco in cui le grandi case discografiche hanno acquisito tutte le case più piccole, dove per gli esordienti è diventato difficile trovare una vetrina per farsi conoscere, sapere che esistono realtà indipendenti come La Fame Dischi fa tirare un sospiro di sollievo così che per ogni pulce possa esserci il suo orecchio nel quale trovare una cassa di risonanza.

 

 

 

Mano, Marco Giorio
La pulce nell’orecchio
etichetta
La Fame Dischi, La Sete Dischi
data registrazione
autoproduzione, 2012-2013
studio registrazione
MicaStudio
mixaggio
Marco Giorgio, Igor Giuffrè
masterizzazione
Andrea Brasolin
presso
MyBossWas Studio di Torino
testi e musiche
Marco Giorio
voce debole, chitarra acustica, chitarra elettrica, basso, programmazione elettronica, percussioni, vocal drum
Marco Giorio
chitarra elettrica, effettistica, cori
Aganji
basso elettrico
Antonio Vomera
batteria, percussioni, loop
Cristian Longhitano
ultravoce
Angelica Vomera
contrabbasso
Marco Piccirillo
violino
Cecile Delzant
percussioni
Matteo Cancedda
chitarra classica
Enrico Botti
pianoforte
Giuliana Labud
mandolino buzuki irlandese
Bruno Valsania
chitarra elettrica
Andrea Perona
CKB, looper
Andrea Pisano
tracklist
1. Distanza Perfetta; 2. La mia vacanza; 3. Cosa ne direbbe Freud; 4. Inquieto esotico; 5. Accademico però; 6. Qual tono un po’ da prof; 7. I miei nuovi amici; 8. La parlantina; 9. Incerta, ad ostacoli; 10. Grande Provincia; 11. Notturno ad rallenti

 

 

 

 

 

 

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