“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 02 February 2014 00:00

Una non biografia non autorizzata

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Dacia Maraini può vantare una lunga carriera letteraria che negli ultimi tempi le ha fatto vincere il Premio Campiello nel 1990 con La lunga vita di Marianna Ucrìa, il premio Strega nel 1999 con Buio, candidata anche ad un premio prestigioso come il Man Booker Prize. Autrice di opere teatrali, poesie, saggi oltre che di racconti e romanzi, i suoi testi sono stati tradotti in ben venti paesi. Ciò solo per citare le sue opere più recenti, non volendo qui fare una biografia della Maraini. Nell’ottobre 2013 licenzia Chiara d’Assisi con il sottotitolo di Elogio della disobbedienza per la Rizzoli. Questo libro vuole raccontare l’incontro insolito, ma non certo raro, tra una laica moderna ed una figura femminile che ha dedicato la sua vita a servire Dio.

Tecnicamente non è un romanzo, anche se una sinossi è presente, ma sembra più il pretesto per tessere una trama in cui convergono la struttura del romanzo epistolare, aggiornato ai tempi delle email, del romanzo intimistico, del saggio storico, della biografia, della cronaca storica in un succedersi che conserva la cronologia, ma organizzato in ordine sparso. Il racconto inizia e termina con uno scambio di email tra una ragazza siciliana di diciannove anni, Chiara Mandalà e la scrittrice. La ragazza racconta della sua famiglia modesta, quasi semianalfabeta, mentre lei, invece, si intuisce possegga una solida cultura. Si rivolge alla scrittrice perché vuole conoscere meglio Chiara d’Assisi di cui porta il nome e vuole che la scrittrice la accompagni “in questo viaggio dentro la memoria, alla ricerca di una donna che non c’è”. Almeno questo è quanto dichiarato dalla ragazza che, invece, andando diverse pagine più avanti, mostra di saperne molto di più di quanto dichiari. La giovane ha problemi di anoressia, ma racconta questa patologia facendola passare come una sorta di tentativo di assomigliare alla Santa con i suoi mistici digiuni. Alla fine di questo carteggio virtuale, dopo che la scrittrice si mostra falsamente riluttante a scrivere di Santa Chiara, essa si incuriosisce ed inizia a studiare la sua storia.
Così inizia una biografia insolita di Chiara d’Assisi che, dai dati storici degli atti del processo di canonizzazione che la vede Santa dopo due anni dalla sua morte, approda ad una rievocazione puramente immaginaria della vita di colei che scelse la stessa strada di San Francesco. La sensibilità e il mestiere della scrittrice rievocano l’adolescenza di Chiara che decide del suo futuro in piena autonomia quando vede Francesco Bernardone spogliarsi di tutto per sposare Madonna Povertà. Ad un padre che, secondo l’usanza dell’epoca, l’aveva già destinata ad un conveniente matrimonio, Chiara oppone una fuga notturna per recarsi a Santa Maria Degli Angeli, alla Porziuncola, chiedendo a Francesco di seguire la sua strada. Una scelta indubbiamente rivoluzionaria come fu quella di San Francesco, ma nel caso di Chiara doppiamente coraggiosa perché fatta da una donna.
La Maraini rievoca con la fantasia la fuga notturna della ragazza, l’incontro con Francesco, la vita nel convento di San Damiano dove lui le aveva consigliato di andare, non potendo una donna vagare per terre e strade in cerca di elemosina predicando il Vangelo come Santa Romana Chiesa imponeva. Anche con una vocazione totalizzante, una fede incrollabile, la donna veniva prima della Santa in una società maschilista. Chiara accetta tutto, obbedisce, non castrandosi, ma esaltando la sua libertà di pensiero anche tra le piccole mura di San Damiano. Le pagine che evocano la vita terribile di Chiara malata che non si tira mai indietro davanti al dolore fisico delle altre sorelle, di Chiara sorridente nonostante la quasi infermità, sono le pagine più belle e letterariamente evocative. Poi la storia scivola verso una sorta di brain storming sui pidocchi assai comuni in ogni secolo citando esperienze di Tolstoj e di una casalinga parigina del XIV secolo, sulle eresie medievali, sul pensiero della maternità che chissà se Chiara avesse avuto. Alcune pagine sono dedicate ai calli di Chiara, alle malattie più diffuse, al teatro di una monaca vissuta intorno all’anno Mille. Molte pagine sono dedicate all’istituzione del matrimonio secondo la mentalità medievale che è rimasta quasi immutata fino al secolo scorso, alla fisicità femminile (di cui si aveva la consapevolezza?). E ancora pensieri in libertà sui papi, sulle convenzioni linguistiche, sulle persecuzioni dei cristiani, sulle eresie, sulla letteratura femminile medievale, sul legame dei cristiani con gli animali e via di questo passo in una sorta di diario personale con tanto di data in cui queste elucubrazioni hanno preso forma scritta.
L’ultima parte del racconto, abbastanza corposa, è il ritorno al dialogo epistolare con la giovane Chiara Mandalà che aveva sospeso l’invio delle email. Compare raccontando di aver deciso di entrare in convento nell’ordine delle Clarisse, ovviamente. Altre divagazioni sui canguri in Australia ed una scaramuccia perché la scrittrice si è sentita “usata” dalla giovane ed infine un ringraziamento della Mandalà che, con questa scelta, ha capito cosa significhi avere un corpo felice che vive di gioia d’amore.
Alla fine della lettura del libro viene da chiedersi perché questa scelta di raccontare Chiara d’Assisi. È detto più volte nel corso della storia, ma il motivo non convince. Questa Chiara Mandalà sembra essere l’alter ego della Maraini, perciò è lecito chiedersi se la sua coscienza sia alla ricerca del sacro o sia una semplice curiosità senile. Volendo andare oltre la splendida rievocazione delle ultime ore di vita di Santa Chiara e delle testimonianze delle sorelle di povertà negli atti del processo di canonizzazione, ci si chiede cosa resti al lettore di tali numerose citazioni e documenti. Ad un lettore cristiano resta molto poco (ma un’ottima bibliografia), ad un lettore laico anche meno, se non qualche notizia in più su una Santa “famosa”. La chiave di volta che vorrebbe presentare una Chiara d’Assisi protofemminista che, pur accettando le rigide regole maschiliste, volge a Dio ogni sfida, sinceramente fa sorridere e sembra anche una forzatura che non aggiunge altro alle altre splendide biografie della Santa. Se fossimo ancora immersi nella cultura medievale, forse sembrerebbe diabolico il pensar male di questa scelta che sembra più una imposizione editoriale che una ispirazione letteraria.

 

 

 

 

 

Dacia Maraini
Chiara d’Assisi. Elogio della disobbedienza
Milano, Rizzoli, 2013
pp. 250

 

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