“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Pietro Pancamo

Le metamorfosi

I

Inventato uno strumento nuovo – che volle chiamare “Lo sguardo di Heimdall” e che, in sostanza, era un cannocchiale – l’astronomo di corte, Snorri Diapason, si diede a studiare i fenomeni celesti. Per osservarli meglio, passava lunghe nottate all’aperto, col risultato che il suo organismo divenne sempre più sensibile al nefasto influsso della Luna; prova ne sia che, dopo cinque mesi trascorsi a tu per tu con le stelle, il bravo scienziato, ogni volta che il satellite riluceva all’apice del proprio fulgore, si trasformava regolarmente in lupo mannaro. Quando invece, a causa di un’eclisse, la Luna si tingeva d’un rosso tenebroso e torbido (molto simile, probabilmente, a quello del sangue rancido che circola nelle vene putrescenti di Hel, padrona degli inferi), Snorri assumeva subito sembianze di vampiro – mentre i canini, ovviamente, cominciavano a debordargli dalle labbra.

L’arbitro

I

Me lo ricordo: era il decimo turno del campionato femminile e l’arbitro era venduto di sicuro. Figurarsi che ci annullò per fuorigioco un gol siglato su rigore. Beh, che devo dire? Come presidente della Pol. Dil. Cisternino, io certe cose non riesco a sopportarle; così nell’intervallo abbandonai le gradinate, per recarmi a protestare. Ma quando giunsi dinanzi allo spogliatoio riservato al direttore di gara, sentii provenire dall’interno una voce strana: non esito a definirla “impomatata”, tant’era declamatoria e goffamente impostata.

Follia

Dopo un ricovero alquanto lungo nel reparto “Oftalmologia” dell’ospedale, l’artista fallito, affetto da un’esistenza d’insuccessi continui, si trova adesso in una clinica per i disagi mentali; infatti nello studio della psicologa assegnatagli, eccolo seduto a raccontare, per filo e per segno, le dinamiche della rovina.

Mani

Non potendo sopportare un mondo, divenuto da tempo il regno dell’odio, i baci e gli abbracci preferirono partire per rifugiarsi in Paradiso: ecco perché dismisero con sollievo sia noi e i nostri corpi (intenti a delitti recidivi, fra cui gli stupri assassini), sia le nostre labbra (suggelli continui di patti aberranti, ad esempio mafiosi) abbandonandoci al destino che purtroppo ci attendeva.

La finestra del medico

Dal turno di notte, Ribolatti rincasò più stravolto del solito. La continua lotta in corsia gli aveva spezzato i nervi, negli ultimi quattro mesi, e la sua mente stava cedendo, con violenta facilità, alla fatica, alla paura... al dolore. In genere l’unico sollievo, quando finalmente poteva rientrare dall’ospedale, era camminare trafelato su e giù nel salone.

Frammenti di buio

In incognito

Dormo in incognito
per non farmi riconoscere dagli incubi.

Scavano per l’aria come talpe;
hanno un paio d’occhi
larghi e fotofobici.

Bagliori di versi

Danzai

Danzai nelle viscere di un sentimento
            all’ombra de’ tuoi occhi. 

Poi l’amore s’irradiò in rivoli di tempo.

“Che sia la vita!”, urlava il nostro dio
                            (o soltanto noi).

Silenzi e mancanze, fra ombre e luci

La fuga mancata

La voce trasuda parole d’accento piagato
ma è tiepido il grido del tuo respiro,
le piaghe troppo soffocanti
perché tu abbia il fiato d’urlare.

Morire da te

Tre poesie

Filosofia

Parole e frasi sono gli intercalari del silenzio
che smette, ogni tanto,
di pronunciare il vuoto.

Allora qualche indizio di materia
deforma l’aria,

Più conosco gli uomini, più amo gli animali

Il Signore Dio “scacciò
 l’uomo e pose ad oriente
 del giardino di Eden
 i cherubini e la fiamma
 della spada folgorante,
 per custodire la via
 all’albero della vita”
(Genesi 3,24)

 

I


I cherubini lavoravano intorno alla spada incandescente: vi gettavano dentro legna e carbone perché non si smorzasse il suo splendore; con le molle sistemavano i pezzi di legno per far attecchire meglio il fuoco.
Si trattava comunque di un lavoro che, molto presto, avrebbe perso ogni utilità: ormai da secoli il mondo era in pace e vi regnava il bene, tanto che gli uomini avevan riconquistato il diritto all’Eden. Quindi, non c’era più bisogno di sbarramenti o di ostacoli divini. Pure, quella spada fiammeggiante non smetteva di ardere.

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il Pickwick

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