Francesco Orietti
Da soldato a poeta: per una nuova coscienza di obiezione
In principio, era la guerra. Era il caos, un volo di pulviscoli alzati dal vento che brillavano in controluce. Un turbine di polvere e disperazione, un’aria irrespirabile. “Eppure. Quanto è stupefacente respirare”, ce lo ricorda Brian Turner. Un gesto banale, talmente ordinario da divenire involontario. Eppure magnifico, ordinariamente straordinario, ché a ogni respiro corrisponde la continuazione della nostra vita.
Perdersi e ritrovarsi sulle "Otto montagne"
“La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura”.
Così è scritto nella quarta di copertina de Le otto montagne di Paolo Cognetti e così credo anche io. Le mie, di montagne, sebbene molto diverse, molto più basse, rispetto a quelle del libro, sono un luogo a cui torno sempre volentieri e in cui non mi manca mai il senso di casa. È il senso della montagna, comunque, quello che emerge forte, sospeso tra altruismo e autoriflessione. È buon uso, lungo i sentieri, salutare tutti i viandanti che incontri e scambiarsi delle parole, spesso di circostanza ma che fanno comunque piacere, soprattutto quelle volte in cui è raro incontrarsi. Ci sono delle volte che cammini per ore e sei solo tu e i tuoi pensieri immersi nel roboante silenzio delle valli, con solo la natura come sottofondo. L’incontro in montagna va celebrato, ché dopo tanta solitudine è l’altro che ti salva da te.