“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Fulvio Padulano

Rezza/Mastrella. Quanta crudeltà, quanta verità

Dopo lo slittamento dello spettacolo previsto per lo scorso gennaio, finalmente Antonio Rezza ritorna a Pagani al Teatro Centro Sociale con Flavia Mastrella, cui va il Premio Scenari Pagani 2021-2022, diretto da Nicolantonio Napoli, attribuitole come riconoscimento – “tardivo”, ammettono – per la creazione dei suoi quadri-tessuti, che compongono gli spettacoli di Rezza, già premiato in passato, ma senza nominare la Mastrella, riconoscendole dunque oggi un ruolo alla pari con il performer che invece tutti conosciamo in scena.

Una Cassandra di più

La regista Maria Vittoria Bellingeri dirige l’attrice Roberta Lidia De Stefano, in uno spettacolo che porta in scena al Parco di Capodimonte una riscrittura contemporanea dell’antico mito di Cassandra, il debutto di un testo scritto nel 2008 significativamente proprio ad Atene dal regista Sergio Blanco e rappresentato per la prima volta in Italia.

Cassandra, profetessa di un teatro abbandonato

Platone racconta nel Fedro che le cicale nacquero per il dono che le Muse vollero fare a quegli uomini che, avendo scoperto la musica, passavano tutta la loro vita a cantare, dimenticandosi di mangiare e così morendo senza accorgersene. A loro, le figlie di Zeus e Mnemosine donarono la manìa divina che fu distribuita nelle sue varie forme, come la poesia e la profezia.La figura della profetessa Cassandra scelta da Federica Bognetti per la sua pièce, Il mio nome è Cassandra, di cui è anche unica interprete e regista, riporta in scena questo legame originario del vaticinio con le arti.

Gesualdo, musicista per vocazione, omicida per fama

“I madrigali di Gesualdo, principe di Venosa / Musicista assassino della sposa / Cosa importa? Scocca la sua nota / Dolce come Rosa”: così cantava Franco Battiato, evocando il musicista ‘maledetto’, rincorso più e più volte anche negli ultimi anni da svariati artisti, soprattutto audiovisivi, persino del calibro di Werner Herzog (Gesualdo: morte per cinque voci, del 1995), attratti dalla leggenda – insieme pulp e pruriginosa − dell’uomo che uccide la donna trovata in flagrante adulterio insieme con l’amante (per molti aspetti inventata), piuttosto che per il valore delle sue composizioni musicali, per cui gli è riconosciuto un valore importante nella storia della musica.

Danze: passato e moderno al NTFI

L’edizione 2019 del NTFI ha dedicato un’ampia e variegata sezione alla danza con spettacoli e laboratori di artisti e compagnie di fama internazionale. A partire dall’omaggio all’arte di Pina Bausch, infatti, sui palcoscenici napoletani è stato possibile vedere un ventaglio interessante e di qualità del mondo della danza contemporanea e quindi performance, spettacoli in formato classico, momenti propriamente didattici fino alle proposte più sperimentali: da Cristina Morganti alla compagnia nipponica Tao Dance Theatre, fino alla Vertigo Dance Company, per citarne velocemente solo alcune.

Edipo, mendicante in cerca di umanità

Per la prima volta a Pompei, a Rimas Tuminas, regista lituano direttore del teatro Vakhtangov di Mosca, va l’onore e l’onere di accogliere e proseguire l’eredità ‘napoletana’ del compianto Nekrosius, cui questo Edipo a Colono è dedicato. Appare già significativa in tal senso la scelta del dramma, che mette in scena il commiato di Edipo dal mondo. Ma più ampiamente, il viaggio finale di Edipo offre echi e suggestioni contemporanee molto forti, che sia la regia che la sceneggiatura/riscrittura di Cappuccio (che fa ampio uso del dialetto: siciliano, soprattutto, ma anche napoletano) raccolgono ed evidenziano.

Legami ‘squilibrati’ nel teatro di Zimmermann

Ritorno più che gradito a Napoli di Martin Zimmermann, clown, coreografo e regista che con la Compagnia Zimmermann-De Perrot aveva già calcato in passato le scene del Napoli Teatro Festival Italia. Quest’anno, in veste di regista di tre formidabili attori (Tarek Halaby, Romeu Runa e Dimitri Jourde, quest’ultimo davvero straordinario) e del consolidato musicista Colin Vallon, l’artista svizzero ha portato in scena uno spettacolo accolto da un teatro pieno, che ha riso per tutta la durata della rappresentazione, fino ad una entusiastica standing ovation finale.

Tragedia della storia nel teatro dell’ultimo Nekrosius

Il Napoli Teatro Festival inaugura la sua stagione 2019 con un omaggio al grande regista lituano, Eimuntas Nekrosius, scomparso lo scorso 20 novembre e ben noto alle scene napoletane per i suoi spettacoli come per i laboratori e la sua collaborazione con i teatri cittadini. Un omaggio che comincia con la proiezione in anteprima (lo scorso 7 giugno al Politeama) di un video, Eimuntas Nekrosius: Pushing the Horizon Further, un documentario-intervista di Audronis Liuga sulla figura e il lavoro del regista lituano; prosegue con la mostra a Palazzo Fondi visitabile fino a luglio, Il Meno Fortas, a cura dello stesso Liuga e di Julija Reklaitė, che espone oggetti scenici, bozzetti, foto e tanti ricordi del lavoro di Nekrosius e del suo tempio, appunto, il Meno Fortas, il teatro-laboratorio voluto e ‘creato’ dallo stesso regista.

Estratti dall’officina di Pina Bausch

“L’avevo fatta ridere, non ricordo perché, e lei mi disse: Cristiana, io ho scelto la danza perché non riuscivo a esprimermi con le parole, invece tu parli così tanto!”. E infatti Cristiana Morganti è un fiume in piena di aneddoti e racconti, ironici e autoironici, di quell’universo ben poco verbale rappresentato dalla creazione artistica, dal processo di ricerca, scavo, selezione e composizione all’origine dei lavori di Pina Bausch.

Danze per musica e vita di Rossini

Rivive il genio di Gioacchino Rossini (1792-1868), attraverso uno spettacolo di danza che ne ripercorre l’arte e la personalità, a centocinquanta anni dalla morte, affidato dalla città di Pesaro alla Compagnia Spellbound per ricordare il suo ‘cigno’, diretta dal coreografo Mauro Astolfi, con un lungo calendario internazionale che ha fatto tappa anche nella nostra regione.

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