“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Pasko Simone

Benjamin: il “montaggio” letterario e la fine del mondo

Nell’immensa e solitaria opera di analisi critica dei valori di una modernità colta al suo crepuscolo, Walter Benjamin si fa forte di un’arma a lui estremamente congeniale: la citazione.
Strana ambizione la sua di voler comporre in vita un libro esclusivamente costituito di frammenti di citazioni! Infatti, a partire dall’importante saggio critico su Le affinità elettive (1921), la tecnica procedurale delle citazioni e il gusto, tutto personale, verso il “citazionismo”, avranno per Benjamin una funzione centrale in ogni sua opera successiva.

Io so

                       per  F.                       

 

Io so di te quel che altri non sanno
Io so chi sei
Io so quel che ti agita dentro
Io so della tempesta dalla quale sei uscita
In un giorno ventoso di marzo
Io so quando il tuo cuore ben serrato
Si apre incontrollato a chi ti chiede aiuto

Al mare con Francesca

Erano ormai cinque anni che quel rito volto alla ricerca di noi stessi procedeva verso una potenziale catastrofe. Giorno dopo giorno avanzavi sul mio terreno col tuo slancio vitale. Inesorabile. Io mi trattenevo. Pensavo di farcela. Stupidamente. Tanto stupidamente da lasciare che l'invisibile nulla ingoiasse la mia cieca passione. Vasta e cieca come quel nulla che circondava i miei occhi terribilmente stanchi.
T'immaginavo ogni giorno più bella e m’illudevo di riuscire vincitore in questa mia pia aspirazione: conquistarti unicamente con la dedizione più assoluta. Una dedizione che era per me anche una specie rara di asimmetrica dissoluzione interiore. Quella dissoluzione del vivere che solo la contemplazione impossibile della tua chioma sembrava interrompere, per un paio di ore di vera vita – poco più, poco meno – la mia perpetua vacanza nei recessi abituali in cui mi ero assurdamente quanto fatalmente relegato.

il Pickwick

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