“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Domenico Carrara

Se devo avere un Dio

Pioggia in litri d'opinioni, spesso inutili come scrivere cento lettere troppo lunghe da leggere o discutere del buco nell'ozono tracannandoci il sabato coi mozziconi a terra. Che poi dirle è facile quanto comprare il pane (avendo i soldi per farlo) e condannare il male fuori di noi (riguardo quello dentro ognuno ha le sue sacrosante, validissime ragioni).
Se devo avere un Dio lo voglio sentire in un tuono, rimbombarmi nella pancia quanto sono infinitesimale.

La provincia

La provincia è un accendino rotto, un preservativo bucato.
È il sogno americano davanti al bar, il tipo che lavora otto ore al giorno pagate male però, dice, farà il salto e si prenderà uno yacht.
È una partita a carte mentre qualcuno decide cosa comprerai, chi voterai, come starai.

Il tempo ed io

Sono nato a mezzanotte. Minuto più, minuto meno. Perciò i medici ed i miei hanno deciso il giorno, non è stato il giorno a decidere. Dieci ma poteva essere nove. Meglio guardare avanti, si dice. Giugno ottantasette, il muro di Berlino doveva ancora cadere, le guerre che si studiano a scuola erano finite. Le altre c’erano, sì, ma più quotidiane. Quasi innocue, striscianti. Molto meno importanti.

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il Pickwick

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