“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Grazia Laderchi

Anticommedia sulla noia

Una coppia come tante, talmente comune da essere rappresentativa di un genere, all'interno del suo appartamento porta avanti l'equivalente colloquiale di un interminabile duello con le armi della banalità e dei luoghi comuni, imparaticci in macramè da appendere nel salotto buono. Fuori il mondo, ma con loro la presenza di un nume familiare che assorbe tutte le energie e le convoglia in inutili e quotidiane scaramucce che assurgono a gesti di un rituale ancestrale, pratiche sacrificali al demone del focolaio: "la noia".

Meridiano di sangue: il western che mette la parola fine a tutti i western

Affrontare questo libro rappresenta l’equivalente letterario del salire su di una diligenza con capolinea inferno, attraverso le seguenti fermate: inquietudine apocalittica, terrore aborigeno, orrore, lungo un paesaggio spettrale rosso sangue costellato di luoghi al di fuori dalla portata del giudizio degli uomini e probabilmente di Dio.

Ricorda con rabbia, ma senza esagerare

Look Back in Anger, è titolo originale della commedia del drammaturgo e Premio Oscar britannico John Osborne, e dopo quasi sessant'anni dalla sua prima rappresentazione, il testo del portavoce dei 'giovani arrabbiati' (The angry young men) rispecchia ancora e con un'inquietante contemporaneità, sentimenti, disagio e rabbia dei giovani nei confronti di una società disumana lanciata nella corsa sfrenata al successo e divorata da una perenne sensazione di fame bulimica e insaziabile. Ricorda con rabbia è un potente urlo Ginsberghiano rivolto alla religione dell'economia, del progresso e dello sviluppo non più sostenibile; è una messa in scena che oggi più che mai ha un debito preciso con la realtà, la nostra. D'altra parte la finzione letteraria ben riuscita è sempre senza tempo.

La creazione di un Golem

Quando il Golem fu creato da Rabbi Löw, gli mancava soltanto la parola, cosa che però più tardi si sarebbe dimostrata un vantaggio, poi arrivò Roth, che creò Portnoy e il suo lamento.
In generale tra i vincitori e coloro che si son visti passare la vittoria sotto il naso a braccetto con un altro mentre gli fa ciao ciao con la manina, preferisco i secondi, è una cosa che probabilmente risale ai tempi in cui guardavo carrellate di Will il coyote e che forse sarebbe anche arrivato il momento di superare, ma nell’attesa funziona così. Quindi, se avesse vinto Roth, ora starei qui a parlavi della Munro, ma dato che così non è andata, eccomi qui a parlarvi di questo straordinario e prolifico scrittore e di uno dei suoi libri a cui sono più affezionata: Lamento di Portnoy.

L’ultima crapula

“Si è ciò che si ama. No?”, certo anche quello che mangiamo, ma a livello di midollo emotivo e materia cerebrale siamo ciò che amiamo, siamo le nostre passioni, per questo è importante scegliere con cura le proprie passioni, e per questo il più grande favore che ci offre la cultura è proprio la libertà di scelta: “riuscire a decidere consapevolmente che cosa importa e che cosa no. Riuscire a decidere che cosa venerare”. Dato che l’ateismo non esiste, è importantissimo saper decidere e imparare a pensare; l’alternativa è l’inconsapevolezza, la modalità predefinita, la corsa sfrenata al successo. Questo, in buona sostanza, diceva David Foster Wallace in Questa è l’acqua rivelando una grande verità, con la V maiuscola, che riguarda la vita prima della morte e il reale valore della cultura.

Western palermitano

Emma Dante, la signora del teatro, cambia il mezzo d’espressione della propria arte, ma resta fedele alle sue tematiche preferite: il sentimento ambivalente per la terra d’origine, Palermo; la famiglia con i suoi ruoli gerarchici prestabiliti e chiaramente maschilisti e il frustrante ruolo delle donne al suo interno.

Diario di scuola. Ovvero la lezione del somaro

Negli ultimi sette anni ho letto moltissimi libri che affrontavano l’argomento educazione e didattica; le ragioni di questo mio interesse sono sotto i miei occhi in questo preciso momento e sono anche piuttosto rumorose, spero non mi facciano perdere il filo del discorso.
Queste letture mi hanno spesso lasciata tra l’indifferente − roba che mentre leggevo, gli occhi si ricoprivano di una catarattica patina nittante − e l’irritato − roba che mi prendevano autentiche insane pulsioni vendicative − per fortuna poi la distanza tra me e l’autore/trice di turno mi ha fatto desistere. Mi era capitato molti anni fa con il tanto decantato, imperdibile, imprescindibile vangelo per neogenitori, Fate la nanna, un libro che dovrebbe insegnare come far addormentare, in-pochi-semplici-passi, il proprio pargoletto nel suo lettino; il risultato ottenuto è stato un qualcosa di riassumibile in pochi calzanti aggettivi: fallimentare, disastroso, faustiano, bisognoso di esorcismo etc...

Open

Non avrei mai pensato che un giorno avrei inserito nelle mie letture l'autobiografia di un tennista e ancora più impensabile è che da quella lettura sarei stata affrontata e battuta con un umiliante 6-0 6-0, un ko a tutti i miei preconcetti.
Le ragioni di tanto scetticismo avevano origini lontane e quasi talmudiche. Un certo scrittore, David Foster Wallace (prometto dura poco questa divagazione), era uno che amava il tennis come pochi, era anche uno che l’aveva praticato a livello agonistico e che infine ne ha scritto talmente tanto e talmente bene da spingermi ad iscrivermi ad un corso estivo di tennis. Sempre questo scrittore, però, aveva puntato un minaccioso dito verso le autobiografie degli sportivi con una sorta di anatema del tipo: "guardatevi dalle autobiografie, a me hanno spezzato il cuore non consentite loro di spezzarlo anche a voi”; questo anatema è stato lanciato in un racconto dal titolo Come Tracy Austin mi ha spezzato il cuore, e non si tratta di una storia romantica strappalacrime ma dell’esperienza vissuta dallo scrittore durante la lettura della tanto attesa autobiografia della sua tennista preferita, Tracy Austin, appunto.

Cargo di Matteo Galiazzo: storia di un romanzo esploso

Come sia arrivata ad impossessarmi di Cargo nella sua irreperibile versione cartacea è una cosa che non posso nemmeno cominciare a raccontare, servirebbe un articolo a sé che intitolerei Come sono riuscita ad accaparrarmi Cargo in cartaceo e avrebbe il sapore di un fantasy talmente fantasy da risultare troppo poco credibile. Quindi non funzionerebbe.
Comunque niente paura, a voi non toccherà, se vorrete leggere questo libro, trattare con un pusher un po’ nerd che spaccia libri introvabili (peccato per voi però), dato che da poco è stato ristampato in ebook al prezzo di un caffè, tra l’altro.

DFW: istruzioni per l’uso

Credo che sia caratteristica di ogni grande scrittore quella di lasciare nel lettore un segno del proprio passaggio: magari ci si potrà non ricordare il titolo esatto, magari si potrà storpiare il nome ma un pensiero, un’intuizione, una traccia emotiva di un qualcosa che abbiamo letto dovrebbe restare. Ci sono poi scrittori che vanno ancora oltre, che hanno la capacità di creare subbuglio in tutti gli organi deputati a ricevere, digerire e assimilare letteratura - nel senso di farli dimenare tutti assieme all’unisono come adolescenti ad un rave - fino a lasciare il lettore abbattuto da un’estasi epifanica. Autori capaci di “far palpitare teste come cuori” e in questo caso più che la traccia di un passaggio si verifica la metamorfosi del lettore. Può così accadere che lettori che fino a quel giorno sono stati spietatamente cinici ed hanno affrontato la letteratura come si affronta la vita occidentale, poco tempo a disposizione ma quella fame bulimica tipica di chi vuole assaggiare tutto con una velocità trasversale incompatibile con il concetto stesso di ‘profondità’, lettori dall’atteggiamento che Baricco definirebbe “barbarico”, che individuano lo scrittore da non perdere e puntano spediti quello che è stato ufficialmente riconosciuto il suo prodotto migliore, per fagocitarlo e mettere una bella tacca sul loro curriculum e poi via, passare ad altro; ecco, lettori così, quando si imbattono in qualcuno come David Foster Wallace, potrebbero radicalmente modificare il proprio approccio alla letteratura e non solo, e potrebbero decidere di cominciare a perdere qualche giro.

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il Pickwick

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