“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Francesco Affortunato

L'unione non fa la forza

I ricordi che ricorrono quando capita di partecipare ai raduni musicali riportano agli anni universitari e alle feste che imperversavano sovente durante le settimane di studio. La sensazione, varcata la soglia del Lanificio 25, è proprio quella di aver attraversato una porta inter-dimensionale che catapulta in spazi e tempi che appartengono a reminescenze giovanili.

Non solo canzonette: italiani alla corte del Re Cremisi

Psichedelico, dilatato, sinfonico, barocco, esoterico: l’uomo schizoide si reincarna dopo anni di confinamento silente nei meandri più bui della sua stessa lucida pazzia. E torna a vivere grazie alle prodezze di tre gruppi che hanno fatto, ognuno a proprio modo, la storia del rock progressivo italiano. E non solo.
Sì perché, quando si parla di “Prog”, si pensa immediatamente alle icone del genere, che, erroneamente, vengono identificate sempre e solamente in band straniere.

Ringhia/Mordi/Scalcia: la leggerezza dei "Morti"

Succede che, per una volta, non sono costretto a spellarmi le dita tra gli scaffali della grande distribuzione per trovare quello che cerco. Per una volta lo scorgo tra le proposte della settimana, quelle consigliate, quelle che beneficiano di vetrine e ascolto "random", incastonate tra gli ammiccamenti adolescenziali del ragazzino sbarbato dal ciuffo antigravitazionale, e la polverosa agonia di mummie che, testarde, rantolano dal loro loculo la sofferenza amorosa in rima baciata.

Quel che resta del sogno

Un lavoro migliore, o anche solo un lavoro, magari retribuito, un posto sano in cui vivere, una ragazza da sposare, una famiglia.
Sogni, o quel che ne resta, di non difficile realizzazione in un tempo neanche troppo lontano, diventano oggi montagne da scalare per quei giovani, e non solo loro, che gridano il loro disagio di stage formativi gratuiti, cassa integrazione, finte partite iva.
Mediocri bamboccioni.

Storie, chiacchiere e spartiti

La denominazione che si sono scelti questi moderni musici non è casuale e non può che far correre automaticamente la memoria a quella ormai mitica raccolta di esercizi musicali (Cesi-Marciano) che chiunque abbia avuto anche solo embrionali velleità da musicista serio (di quelli, insomma, che suonano leggendo un pentagramma vero in luogo di moderne, sbrigative ed approssimative tablature) ha sicuramente aperto almeno una volta nella sua vita. L’Ensemble, in aggiunta, a rafforzare il concetto già visivamente evidente di “utilizzo contemporaneo” di tutti gli strumenti sul palco. Sei chitarre classiche, un’acustica, un basso elettrico, un violoncello ed un vibrafono “ensemble”, in un repertorio che spazia dal classico internazionale - nella fattispecie con rivisitazioni di Bach e Mozart - a brani originali composti dall’ideatore di questo progetto, Ciro Gentile.

Indi(e)pendent night

In una strada di campagna buia che anche il navigatore satellitare fatica a trovare, dietro un cancello anonimo che si apre al pubblico non prima delle 22.30: “Scusate, ragazzi… siamo in ritardo con il sound check… tornate più tardi”. Dove meno te lo aspetti, insomma, dietro l’apparenza ingannevole di approssimazione organizzativa, è lì che suona la musica. Il luogo è il “First Floor” in Via Romani a Pomigliano D’Arco, già da anni noto, sotto altre denominazioni, per la forte predisposizione alla promozione musicale locale: atmosfera fumosa da club alternativo, impianto audio da studio professionale.

Immenso respiro di jazz

Si scrive Over Tour, si legge Ouverture.
Non tanto con il significato musicale di “introduzione”, quanto, piuttosto, con quello letterale di “apertura”. Apertura come contaminazione, dialogo, osmosi tra due mondi tradizionalmente distanti e reciprocamente diffidenti.
Apparentemente, forse.

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il Pickwick

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