“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Alessandro Toppi

Ulisse simbolico, con disturbo di voce

L’aspetto più interessante di Attesa è la dimensione volutamente simbolica, iconica, emblematica. Non viene offerta una trama ma un accenno di eventi, il cui svolgersi è affidato non all’immedesimazione della recita ma all’ostentazione del gesto.

La Vita, il Caso o il Destino

Pinocchio di Babilonia Teatri è uno spettacolo e come tale va recensito. Occorre scrivere immediatamente questa ovvietà perché – questa ovvietà – potrebbe sfumare e non essere tenuta in giusta ragione. La scelta, infatti, di portare sul palco tre attori che sono anche tre uomini realmente usciti da un coma rischia di rendere la recensione un racconto ed il racconto un empatico elogio di tre uomini usciti dal coma, facendo dimenticare che sono o vanno considerati tre attori.

Maltrattando Antigone

Gruppo L’Espresso, in collaborazione con la Scuola Holden di Baricco. Collana editoriale chiamata Save the Story. Obiettivo: raccontare le grandi trame del passato che pare rischino l’oblio, la dimenticanza perpetua, l’abbandono definitivo. Tra queste, l’Antigone di Sofocle. Ad Ali Smith il compito di sottrarre al (presunto) pericolo il testo greco perché continui a vivere, ad essere posto a scaffale e in teatro, ad avere lettori e spettatori.
Il moto d’urgenza produce – dunque – la (nuova) narrazione di una (antica) narrazione; questa (nuova) narrazione diventa un volume, il volume si fa copione per uno spettacolo, lo spettacolo va in scena.

La recitazione della musica

Il Don Giovanni di W.A. Mozart de I Sacchi di Sabbia è una strana creatura teatrale: concerto, simulazione di un concerto, messa in scena di un concerto e coreografia drammaturgica, partitura per attori che sembrano musicisti ma rimangono attori, interpretazione perfetta di vere imperfezioni fintate.

Quello spettacolo, ancora

Il grande attore “isolato dal fascio di luci che piovono dai palchetti di galleria”, “spiato da innumerevoli occhi che lo scrutano nella semioscurità della sala”, avanza sul proscenio dalla quinta di sinistra, il volto “torturato e segnato da rughe simili a cicatrici”, le palpebre “abbassate e pesanti”, l’andatura regale. Addosso ha una vestaglia di scena, dal taglio perfetto, color verdescuro. “La prima impressione è che egli non stia recitando, ma che si appresti a farlo”. Attesa, silenzio, il respiro tenuto. “A un tratto ci accorgiamo di quanto la nostra attesa sia sciocca: il grande attore sta già recitando. Ma ci accorgiamo anche che non finiremo mai di aspettare: il grande attore non reciterà mai”.

Una triste mestizia

Il tentativo di Pierpaolo Sepe, ponendo in scena il Sik-Sik nella versione del 1979 riportata all’ascolto da Giulio Baffi, è contraddistinto da due principi: universalizzazione tematica e finzione al quadrato.

Il Teatro fotografato. Intervista a Vittorio Matrisciano di Olvidado Photo Studio

Il punto di partenza di questa intervista potrebbe essere un racconto o meglio: un racconto di sé e del proprio lavoro. Per i lettori de Il Pickwick: chi è Vittorio Matrisciano e quando comincia a fotografare la scena?
Mi chiedete chi è Vittorio Matrisciano ma, più che parlare di me, preferirei parlare del progetto che, insieme alla mia compagna Gabriella Nugnes, abbiamo voluto fortemente e parlando del progetto si arriva a capire anche come si è arrivati sulle scene.
Vivendo in una città come Napoli, dove i drammi e le commedie quotidiane vengono accentuati e vissuti in modo totalmente unico, partimmo col fotografare le scene di vita della città, delle persone e dei luoghi “dimenticati” dai più ed ecco il perché ci chiamiamo “olvidado”, traduzione in spagnolo di “Dimenticato”. Spesso ci hanno chiesto perché lo abbiamo tradotto in spagnolo, beh, la risposta è semplice: abbiamo voluto riportare alla luce la natura spagnola della città, anch’essa dimenticata. Così nel 2008 nacque Olvidado Photographers, spagnolo e inglese fusi insieme, proprio come son fuse le diverse culture che creano Napoli, nel 2012 aprimmo Olvidado Photo Studio.

Una teatrale agonia

La funzione che il teatro nel teatro assume in Escurial di Michel de Ghelderode ricorda, vagamente, quella assunta dalla medesima pratica ne l’Amleto di Shakespeare.
Proviamo a ragionare.

L'addio di Latella

Occorre comprendere che Il servitore di due padroni non cerca di portare in scena Goldoni, di tradurre Goldoni, di attualizzare Goldoni; che non vi è alcuna intenzione di rifare Goldoni, di rifare Strehler che fa Goldoni, di rifare coloro che hanno rifatto Goldoni rifacendo Strehler senza essere Strehler.

Un cadavere teatrale

“Siete uomini o animali?”
(Eduardo De Filippo, Il contratto)

 

Il merito di Pino Carbone, nel mettere in scena Il contratto di Eduardo De Filippo, è quello di comprendere che il teatro eduardiano è intimamente sociale, inevitabilmente civile, pur restando ostentatamente teatrale. “Io vi parlo di quello che siamo diventati, di quello che siete diventati ma – per parlarvene – non posso che usare il teatro, con le sue mascherate, con la sua finzione, con le sue frasi posticce e le sue pose taroccate” direbbe Eduardo, conscio che c’è una correlazione osmotica tra la vita del teatro ed il teatro della vita per cui, nella vita del teatro, si recita bene ciò che, nel teatro della vita, si interpreta male.

il Pickwick

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