“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Alessandro Toppi

Krapp, Morganti e l'amara sorte dell'attore

"Per quanto riguarda i critici credo che l'unica linea di condotta sia rifiutare di
essere coinvolto in qualsiasi tipo di esegesi.
E insistere sull'estrema semplicità
del tema
e della situazione drammatica. Se questo non gli basta
- e sicuramente non gli basterà – è
comunque molto per noi e non abbiamo
delucidazioni da offrire per misteri che sono loro ad inventarsi"
(Samuel Beckett)

 

È possibile essere se stessi recitando? È possibile che la propria vecchiaia fatta di stanchezza, fiato corto, sguardo nel vuoto, lentezza nel camminare possa essere materia di natura teatrale, priva di adattamento alla scena? È possibile che vita e spettacolo della vita coincidano al punto tale che il personaggio svanisca perché sia piuttosto personaggio l’attore e, ancora più dell’attore, l’uomo che per mestiere fa l’attore?

L'isola della differenza

(Scena, drammaturgia, tema)
Alina Narciso presenta i musicisti in assito, sulla sinistra pone tre vele di tulle su cui – parzialmente – le proiezioni extrascena creano colore ed ambiente e fa della parete di fondo un velario sul quale far apparire di volta in volta le immagini cui il testo allude o che dichiara: il mare di Napoli, tracciato dalla nave che s'allontana; i fuochi d'artificio, a golfo ormai distante; i Ceiba del bosco incantato, alberi sacri cubani simili ai baobab, quando i naufraghi del suo spettacolo sono oggetto di malia, d'invenzione, di inganno momentaneo; di nuovo il mare quando si tratta di ripartire dal porto di L'Avana.

L'alba teatrale di Mimmo Borrelli

L'alba di allora
È il 2007, Mimmo Borrelli ha vent'otto anni e da due il suo nome viene associato davvero al teatro italiano. 'Nzularchia – con la regia di Carlo Cerciello, il corpo di Peppino Mazzotta – è stato in scena, ha ricevuto acclamazioni e ottenuto consensi mentre la drammaturgia, quest'ibrido di prosa e versi dalla metrica contata con le dita, ha vinto il Premio Riccione: “Nel buio ossessivamente martoriato da un'affettata oscurità squarciata dai lampi di una casa, invasata da rumori e da una muffa che penetra nei corpi, 'Nzularchia svolge una sfida al labirinto, ovvero a un luogo d'origine sfigurato e illeggibile, un gioco di orientamento e disorientamento nell'ansia topografica della mappa per rintracciare il colpevole”. Inizia così la motivazione del Premio, senza il quale – parola di Borrelli – “io non sarei davvero diventato ciò che sono”.

Napoli, il sindaco e il teatro

La questione meridionale del teatro sta nel divario Nord-Sud
dei finanziamenti pubblici, delle sale agibili, del numero di
recite programmate, ma sta anche nella specificità del pensiero
meridiano, nei modelli organizzativi ed artistici che funzionano,
nella passione dei talenti, in una nuova necessità del teatro.
(Franco D’Ippolito)

 
Campese: Il governo si fa in quattro per sollevare le sorti del
teatro, ma gli uomini responsabili cui è demandato il compito
si sono sempre fermati ai margini del problema, non lo hanno
mai affrontato fino alle radici. Le cose fatte a metà non hanno
mai dato buoni risultati.
De Caro: Lei sta esagerando. Milioni e milioni se ne vanno in
fumo per sovvenzionare il teatro.
Campese: Se ne vanno in fumo perché si fanno le cose a metà.
(Eduardo De Filippo)

 
Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente
(Giuseppe Tomasi di Lampedusa)

'amm scassat'
(Luigi De Magistris)

 

 

 

Luigi De Magistris sa che i “duri tagli e le dolorose esclusioni” subite da Napoli sono “i duri tagli e le dolorose esclusioni” che può lamentare l’intero Mezzogiorno e sa che addirittura non c’è regione italiana, in questo momento, che non possa avanzare esempi di tagli ed indicare esperienze d’esclusione a causa del decreto ministeriale; sa che – dal Veneto all’Emilia Romagna, dal Lazio alla Sicilia, dalla Liguria alla Puglia, la Calabria, la Basilicata – valenti esperienze innovative che pure rappresentano davvero una ricchezza culturale per le comunità di riferimento non hanno trovato riscontro da parte del Ministero, non sono state prese in considerazione da un decreto i cui primi obiettivi erano ridurre il numero di soggetti finanziati e modificare la gestione di spesa innalzando nel contempo i parametri minimi di attività produttiva, realizzativa e distributiva.

Spettatori del teatro di Castellucci. Un libro

"Io credo che le opere d’arte che segnano, che marcano
una segnatura, sono quelle che cambiano il punto di vista.
Non fondano niente, non rinnovano. Il loro rapporto con la
tradizione è soltanto in questo: cambiare il punto di vista,
che vuol dire porsi continuamente una domanda sempre
tesa, che non è contenutistica: che cos’è guardare?"
.
(Romeo Castellucci)

 
"Un teatro che ad ogni rappresentazione avrà fatto /
guadagnare / corporalmente / qualcosa / tanto a chi
recita / quanto a colui che vede recitare".
(Antonin Artaud)

 
"Il fuoco si leva in forme gioiose dalla culla oscura, in cui
dormiva, e la sua fiamma si innalza e ricade e nuovamente
erompe e si avvolge festosa, finché la sua materia è
consunta, e allora fuma e lotta e si spegne: ciò che rimane
è cenere"
.
(Friedrich Hölderlin)

 

 

La parola teatro risuona davvero nei modi più impensati e più distanti. Per me è una parola che passa e ripassa attraverso un’altra meno nota, ma non meno affascinante; una parola dal retaggio bizantino e inflessibile: iconoclastia”.

Ha(m)mlet. Lettura di un testo di Santeramo

Chi era Amleto prima del primo atto? Com’era
suo padre? Che scuola aveva frequentato?
(Carmelo Bene)

 

 

Dell’Amleto Michele Santeramo rende l’opacità dei rapporti, la verità ammantata dalla menzogna, il desiderio di potere, di centralità, di controllo; rende la pratica dell’osservazione reciproca per cui ci si guarda spiandosi, l’uso falsificante della parola, la dinamica di rapporti incancreniti, infestati da una bramosia che infetta come un tumore. Rende, Santeramo, l’inevitabilità di un destino che non sembra dipendere da Dio, dal fato, dalla storia o dalla fortuna, ma da una condizione metafisica che appartiene agli uomini stessi e rende la coincidenza tra questo destino e la corona che, una volta indossata, diventa una condanna che si sconta vivendo.

Appunti su "Opera pezzentella"

Premessa
Opera pezzentella torna dopo un anno; torna dopo il pieno del pubblico, gli applausi convinti, le recensioni entusiastiche. Torna dopo i premi assegnati al suo autore, dopo gli elogi fatti ai suoi interpreti, torna dopo il giusto riconoscimento ricevuto dallo Stabile di Napoli che s’è accorto del patrimonio di parole e visioni che questo spettacolo rappresenta, decidendo così di produrlo. Di Opera pezzentella, adesso che è passato il tempo dell'urgenza valutativa e della fretta cronachistica, provo a mettere in risalto alcuni aspetti, certe caratteristiche che mi sembrano fondanti.

Appunti sul teatro di Anagoor

Premessa
Assumo la presenza in cartellone di Lingua Imperii e Virgilio brucia non tanto come la successione di due spettacoli offerti in data unica ma come un mini-focus su Anagoor. Pertanto, piuttosto che associare una recensione a una recensione, provo a mettermi in rapporto con la presenza della compagnia scrivendo qualche considerazione sulla loro poetica. Lingua Imperii e Virgilio brucia diventano cosi un’opera unica che per me inizia col primo dialogo tra i due ufficiali nazisti tratti da Le benevole di Littell (Lingua Imperii) e termina con il secondo libro dell’Eneide, detto in latino (Virgilio brucia). È rispetto a questo insieme di due messinscene distinte che provo il confronto per cercare di comprendere alcune tra gli snodi e le caratteristiche di questa peculiare lingua scenica.

La scala teatrale di Strindberg

“Io mi abbasso”; “Non si abbassi, contessina, ascolti il mio consiglio. Nessuno crederà che ella abbia voluto abbassarsi di sua volontà, la gente dirà sempre che è caduta”.

A Salvo Nastasi

Alla cortese attenzione
dell’Ill.° dott. avv. S.E.
Salvo Nastasi,

 

Scrivo a Lei in quanto Direttore Generale dello Spettacolo dal Vivo e dunque artefice e responsabile primo dell’attuazione del DM 01.07.2014, detto anche Decreto Valore Cultura, detto anche la riforma del teatro italiano, detto anche strumento legislativo che stabilisce i “nuovi criteri per l’erogazione e modalità per la liquidazione e l’anticipazione di contributi allo spettacolo dal vivo, a valere del Fondo Unico dello Spettacolo”,
Scrivo a Lei in quanto “dirigente di prima fascia del Ministero per i Beni e le Attività Culturali”, in quanto già “membro del Comitato paritetico Stato-Regioni, istituito presso la conferenza Stato-Regioni, per l’elaborazione di una proposta di riforma del Fondo Unico dello Spettacolo”, in quanto già “componente della Segreteria Tecnica della Commissione incaricata dell’aggiornamento del Testo Unico dei Beni Culturali ed Ambientali”, in quanto già “componente della Segreteria Tecnica della Commissione incaricata di predisporre uno o più decreti legislativi per la codificazione delle disposizioni in materia di Beni Culturali ed Ambientali”, in quanto già “componente della Commissione per l’attuazione delle commissioni regionali per i Beni Culturali”, in quanto già “membro della Commissione mista tra lo Stato e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, prevista dall’articolo 17, della legge 8 marzo 1989”,

il Pickwick

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