“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Dicembre 2012

Tuesday, 04 December 2012 21:10

Immenso respiro di jazz

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Si scrive Over Tour, si legge Ouverture.
Non tanto con il significato musicale di “introduzione”, quanto, piuttosto, con quello letterale di “apertura”. Apertura come contaminazione, dialogo, osmosi tra due mondi tradizionalmente distanti e reciprocamente diffidenti.
Apparentemente, forse.

Tuesday, 04 December 2012 18:28

Ucciderò Roger Federer (parte 3)

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3. “Non mi venderò più, mai più!”

Non si può certo dire che il piccolo signor F non si desse da fare nella vita, non che si dannasse l’anima pur di fare qualcosa ad ogni costo ma, come si suol dire, si muoveva parecchio, si guardava intorno con attenzione, non era una di quelle persone che si arrendevano facilmente, anzi era attentissimo a ogni evento che accadeva all’interno delle agenzie di lavoro interinale dei cui destini si sentiva partecipe – le disprezzava, chiariamo, e il suo odio a tratti era feroce, molti possono testimoniare di averlo sentito inveire contro quelle “vergognose istituzioni figlie di una vergognosa gestione dell’amministrazione pubblica” (usava spesso queste parole, ma ancor più spesso balbettava e sbagliava qualche finale di parola) ma egli non poteva fare a meno, nella sua “analitica” ricerca del lavoro, di entrare in contatto con quella “gentaglia incompetente” (ci scusiamo con tutti coloro che spendono la loro vita soffrendo e lavorando per le agenzie di lavoro interinale, ma per dovere nei confronti del lettore riportiamo le parole esatte del piccolo signor F così come c’è capitato a più riprese di sentirle pronunciare).

C’è una città evidente ed è quella che abbiamo costantemente davanti agli occhi, quando passeggiamo per i nostri Quartieri Spagnoli e inciampiamo con lo sguardo in una delle tante edicole votive che gareggia in kitsch con i peggiori saloni di bellezza dove i nostri concittadini fanno le “lampade” tutte le settimane. C’è una città evidente ed è quella di quando ci guardiamo intorno e troviamo cumuli di vecchi materassi nel solito cumulo di munnezza nel solito angolo della scuola elementare all’interno dei quali si aggirano le figure della marginalità nostrana o immigrata. C’è una città evidente ed è quella di quando cerchiamo ancora nel fondo di uno sguardo, di un gesto, di un comportamento di mutuo soccorso, di un sorriso anche nei confronti della povertà più totale, di lacrime urlanti per la morte di un qualsiasi parente, insomma quando cerchiamo e crediamo di trovare e ci convinciamo che ci sia lì qualcosa che assomigli alla genuinità, allora ci facciamo prendere dal vecchio male dell’intellettuale napoletano, il primitivismo fine a se stesso e a-storico. Eppure c’è questa città evidente ma non c’è la città evidente che ricerchiamo nella nostra costruzione immaginaria, nella nostra fragile e commovente fantasia antropologica. Eppure c’è questa città evidente anche se non c’è e c’è poco altro da dire.

Monday, 03 December 2012 18:08

Liturgie della rivolta

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Una donna furente utilizza la forza del pensiero per fare a pezzi il mondo e porrà se stessa, alla migliore distanza, dalla parte – da questa parte – di un buio a dirotto, insazio e veggente, dove poter lesta indire i riti dell’ombra (agitare, aguzzare; ricucire, dar di filo), finalmente, a teatro, nel solo luogo che permetta la compresenza del molteplice, in scena: ella si rivela, solo così si rivelerebbe: esplode, freme, e dietro scomposte azioni, a nient’altro abbrivo che il proprio dolore, depaluda tutta la vita sua dai personaggi che le gravitano attorno, dal marito come dai fantocci, squallida razione di veleno borghese (se allevare o meno balle di gatto sull’erba dei gardens, prescegliere ozi o foto ritratti, qualche grado di gelo per contraddire la smania sociale con un po’ di protocollo, eccetera).

Saturday, 01 December 2012 17:12

Il drappo rosso della Madre

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L’Elicantropo ci accoglie in una luce polverosa. Gli attori sono già sulla scena, ombre livide, mentre prendiamo posto sui seggiolini o (i meno fortunati) sui cuscini rossi del gremito teatro.
Lo spettacolo inizia. Le figure si muovono ritmicamente come i personaggi meccanici di un presepe. Le figure sono livide, non si distingue cosa fanno, ma si percepiscono distinti i suoni del lavoro, metallici, ritmici, con una loro musica.
La Madre, Pelagia Vlassova, domina la scena, icona livida anch’essa.

Monday, 03 December 2012 20:35

In mezzo ai libri, tra gli snobismi

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Non c’è niente da fare, sempre la stessa storia. Ogni volta mi dico: "lascia perdere, non t’intestardire: vogliono Fabio Volo? E si prendano Fabio Volo!" E invece, niente. Entrano i corrieri, scaricano i pacchi; tiro fuori i libri ed esce, tra i tanti, il titolo; quello che torna a dare un senso al mio mestiere. Questa è la volta di Luca Ricci.
Luca Ricci aveva pubblicato una raccolta di racconti formidabile dal titolo L'amore e altre forme d'odio (Torino, Einaudi, 2006) mentre da poco, sempre per Einaudi, è nelle librerie con il romanzo Mabel dice si. Lo prendo tra le mani, lo sfoglio: non vedo l’ora di leggerlo e di raccontarlo ai miei clienti. Ma intanto lo metto da parte per sistemare le novità; le altre novità, quelle che permettono di mantenere in vita una libreria. Quando escono "le novità" il mio direttore m'ha insegnato che occorre subito metterle in vendita: non c’è tempo da perdere; si penserà poi a fare il carico, a regolarizzare la situazione amministrativa; per il momento quello che conta è vendere: come se non fosse, sempre, l’unica cosa che conta.

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il Pickwick

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