“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 27 October 2013 08:44

L'illusione della realtà

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Riuscireste a far entrare vostra moglie in una scatola di cinquanta centimetri di lunghezza per venti di larghezza? Immaginate se una cosa del genere fosse possibile. Magari ci sarebbe chi rinchiuderebbe il suo peggior nemico o una persona petulante che ‘scoccia’. Eduardo De Filippo è riuscito in questa operazione complicatissima, rimanendo ancorato ad una visione lucida della realtà. Il testo rappresentato al Teatro Bellini, inaugurandone la stagione, dal figlio Luca e dalla sua compagnia ha destato sorpresa e meraviglia tra gli spettatori.

La storia è quella di Calogero Di Spelta che tradito dalla moglie, preferisce pensare che ella sia rinchiusa in una scatola, dove il sedicente mago Otto Marvuglia l’ha rinchiusa. In realtà Marvuglia, messosi d’accordo con l’amante della moglie di Di Spelta, il giovane e travolgente Mariano D’Albino, col proposito di organizzare un incontro tra i due innamorati durante un suo spettacolo, s’accorge ben presto che i due sono fuggiti per non tornare più. Nasce allora l’escamotage di rinchiudere Marta Di Spelta nella scatola, fatta entrare in un sarcofago e sparita sotto gli occhi del marito nello show illusionistico di Marvuglia. Ecco allora che ha inizio ‘il gioco’. Marvuglia fa credere a Calogero Di Spelta che la moglie l’ha rinchiusa lui in quella scatola, poiché è colpevole di essere geloso della donna amata fino al parossismo. Solo quando lui avrà fede nel ritenere vero questo fatto, potrà aprire la scatola e rivedere sua moglie. In realtà proprio la gelosia è stato l’elemento determinante dell’esasperazione della moglie di Calogero. Inizia così quel gioco che accompagnerà per quatto anni le vite dei protagonisti e in cui si intrecceranno realtà e finzione. Tutto ciò che vedrà, sentirà, vivrà, Calogero Di Spelta non sarà altro che ‘una rappresentazione mnemonica della sua coscienza atavica’.
La commedia in tre atti acquista sin dall’inizio un ritmo scorrevole e la comicità delle situazioni e dei dialoghi basati sull’equivoco, che è il filo conduttore della storia, non manca. Gli attori son tutti bravi e le scene vengono allestite con grande perizia e sfarzo. Essendo un testo eduardiano non può mancare un riferimento là dove è possibile alla costruzione e alla matrice della storia. Spesso si incontra nel teatro di Eduardo questo baluginare delle parole come in quelle dei dottori della commedia Gli esami non finiscono mai. Questo essere ubriaco di termini e vocaboli che nulla vogliono dire. Oltre a ciò è da ricordare il testo pirandelliano Il berretto a sonagli, dove il tema della gelosia fungeva da ‘chiave’ per la decostruzione delle convenzioni sociali. Proprio questo testo fu portato alle scene da Eduardo ed egli interpretò il protagonista, lo scrivano Ciampa. Anche lì la follia è l’elemento salvifico della storia. Solo attraverso la pazzia di donna Beatice, Ciampa trova una via di fuga al suo onore macchiato. Così ne La grande magia solo la follia può far in modo che Calogero possa ripudiare la moglie, che ritorna a casa dopo quattro anni di adulterio, e considerarla solo un’immagine falsa, vuota. Così mi pare che i due grandi drammaturghi del Novecento italiano abbiano risposto allo stesso modo nei confronti dell’elemento della follia, considerandola un rimedio, certo amaro, per i loro personaggi che non sanno o non vogliono accettare la realtà. Questa che al giorno d’oggi è molto più di una semplice considerazione culturale su un determinato aspetto sociologico, sembra essere una luce partorita dai palchi e dalle quinte teatrali su una vicenda umana sempre attuale.

 

 

La grande magia
di
Eduardo De Filippo
regia Luca De Filippo
con Luca De Filippo, Massimo De Matteo, Nicola Di Pinto, Carolina Rosi, Giulia Pica, Paola Fulciniti, Lydia Giordano, Gianni Cannavacciuolo, Antonio D'Avino, Daniele Marino, Giovanni Allocca, Carmen Annibale, Alessandra D'Ambrosio
scene e costumi Raimonda Gaetani
luci Stefano Stacchini
lingua italiano
durata 180'
Napoli, Teatro Bellini, 25 ottobre 2013
in scena dal 25 ottobre al 3 novembre 2013

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