“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 13 June 2013 02:00

L’amore inimitabile di Antonio e Cleopatra secondo Luca De Fusco

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Amore e guerra.
“Se è vero amore, dimmi quant’è grande”.
Imprescindibile quanto semplicistico binomio che scatena imprevedibili conseguenze. Assioma valido oggi come ieri.
Lungimirante fu William Shakespeare a tradurre in versi questi impulsi dell’animo umano in una delle più famose tragedie di sempre: Antonio e Cleopatra, riproposto oggi da Luca De Fusco in un’inedita ed originale versione per la sesta edizione del Napoli Teatro Festival.

De Fusco opera per sottrazione, mettendo in piedi una regia visiva e visionaria che assorbe nella sua essenzialità la modernità verbale data dal testo. Il bianco e nero dominano sulla scena, elementari contrasti che elidono il rischio di una prevedibile messa in scena faraonica. Cleopatra, interpretata da un’ammaliante Gaia Aprea, domina il palco. La sovrana d’Egitto calamita la scena così come fa con l’oggetto del suo desiderio, Marcantonio (Luca Lazzareschi), triumviro di Roma insieme ad Ottaviano e a Marco Emilio Lepido (Giacinto Palmarini, Enzo Turrin).
Volubile, capricciosa e per questo irresistibile e imprevedibile, la sovrana d’Alessandria ha strappato alla sua legittima moglie Fulvia il generale Marcantonio per condurre con lui una vita all’insegna dell’amore esibito, ostentato e dissoluto.
Egitto, così come Marcantonio usa chiamare Cleopatra stessa, è libertà, sfrenatezza dei sensi e lussuria, è l’ebbrezza di vivere. Roma è il dovere, la politica, è ordine e rigore. Oriente ed Occidente: due mondi in netta e continua contrapposizione, più che geograficamente, moralmente. Ma il dovere prima o poi chiama sempre.
Tutto accade quando Marcantonio viene a sapere della morte della moglie Fulvia, e dunque è richiamato a tornare in patria.
La partenza di Marcantonio lascia Cleopatra in uno stato di mal celato mal de vivre; ella detesta l’idea che il suo uomo osi lasciarla sola ed a poco servono gli assennati consigli delle fedeli ancelle Iras e Carmiana (Federica Sandrini, Serena Marziale). La situazione peggiora nettamente quando la donna viene a sapere, dal malcapitato messaggero (Alfonso Postiglione), che a Roma per ragioni politiche Marcantonio ha dovuto sposare la sorella di Cesare, la virtuosa ed illibata Ottavia (Federica Sandrini). E qui si apre uno scambio di battute dalla sorprendente ironia contemporanea.
Come tutte le donne, Cleopatra teme il confronto con la sua rivale ed incalza con veemenza il messaggero con una serie di domande ben precise atte a saperne di più sull’aspetto fisico di Ottavia. Il messo ovviamente, per salvarsi, non può che dipingere la sorella di Cesare come un connubio di indesiderate caratteristiche fisiche.
Al suo ritorno in Egitto, Marcantonio porta con sé le irrequietezze politiche da Roma. Il triumviro si è sciolto e, noncurante dei consigli dell’amico e luogotenente Enobarbo (Paolo Serra) a combattere sulla terraferma, ancora una volta il condottiero segue le vie del cuore e decide di agire per mare contro Ottaviano, così come suggerito da Cleopatra. La mossa si rivela una disfatta totale.
La seconda fase del conflitto, questa volta su terra, sembra dare la meglio a Marcantonio ma quando Ottaviano sposta la battaglia per mare, per il suo rivale la fine è definitiva. Subentra nel condottiero sconfitto rabbia e delusione, verso quella che è la causa della sua disfatta che apostrofa come “l’infame egiziana che mi ha tradito”. Ma la scaltra Cleopatra ancora una volta escogita un piano, ovvero far credere a Marcantonio di essersi tolta la vita per amor suo, unico modo per riconquistarlo. Ma le cose come poi vedremo andranno diversamente e lo sfasamento temporale ancora una volta, come in Romeo e Giulietta, ribalta le carte in tavola.
Antonio si pugnala senza però morire subito, nel cercare la fine ad una vita che non ha più senso.
Quando però scopre che Cleopatra è ancora viva, lancinante di dolore, si reca da lei e spira infine tra le braccia della sua dolce regina: “Egitto, io sto morendo… ma voglio ancora importunar la morte per un momento: il tempo di posare sulle tue labbra il mio ultimo bacio, l’ultimo e il più infelice dei mille e mille che ci siamo dati”.
Cleopatra poco dopo si lascerà succhiare la vita dal veleno di aspide assieme alle sue ancelle, pur di non finire declassata come umile cortigiana alla corte di Cesare.
Marcantonio muore per amore, Cleopatra muore per l’orgoglio ferito.
Ambizioso e coraggioso al contempo De Fusco si accosta ad una delle più complesse opere di Shakespeare con precise e chiare intenzioni. Il risultato è un’opera dal forte impatto visivo e scenico, altamente cerebrale, che cattura l’attenzione dello spettatore, sebbene rischi di calare nell’ultimo atto per l’effettiva prolungata durata. Ma il tutto è stemperato dalle immagini video di Alessandro Papa e Mariano Soria, fatte di sovrimpressioni ed ingrandimenti che sdoppiano l’attore in scena in una sorta di alternanza di Ego-Es: le libere pulsioni versus la coscienza e, al contempo, simulano i momenti di battaglia attraverso la fisicità dei corpi in movimento.
Gaia Aprea, attrice-feticcio di De Fusco, già scelta per Antigone, è una riuscitissima Cleopatra. La sua recitazione non lascia spazio a sbavature: forte, erotica ed intensa dove necessario, struggente e commovente quando dedica parole d’amore al suo uomo.
Luca Lazzareschi interpreta al meglio il ruolo di Marcantonio, dando prova di indiscussa maturità artistica, così come Giacinto Palmarini fa con Cesare sebbene, forse, un gradino leggermente sotto i due eccellenti protagonisti.
In definitiva: che Cleopatra sia più innamorata di se stessa, e del concetto stesso di amore, di quanto lo sia di Marcantonio è evidente in alcuni passaggi, ma entrambi sono accomunati da quella sete di vivere inimitabile che non trova compimento se non nella vita extraterrena.
Il loro è un amore distruttivo, come tutti i grandi amori della storia.

 

 

 

 

Napoli Teatro Festival
Antonio e Cleopatra

di William Shakespeare
adattamento e regia Luca De Fusco
con Luca Lazzareschi, Gaia Aprea, Stefano Ferraro, Serena Marziale, Fabrizio Nevola, Giacinto Palmarini, Alfonso Postiglione, Federica Sandrini, Gabriele Saurio, Paolo Serra, Enzo Turrin
e con la partecipazione in video di
Eros Pagni
scene
Maurizio Balò
costumi Zaira de Vincentiis
luci Gigi Saccomandi
musiche Ran Bagno
coreografie Alessandra Panzavolta
suono Hubert Westkemper
produzione Fondazione Campania dei Festival-Napoli Teatro Festival Italia, Arena del Sole, Nuova Scena-Teatrop Stabile di Bologna, Teatro Stabile di Napoli
lingua italiano
durata 2h 30'
Napoli, Teatro Mercadante, 9 giugno 2013
in scena 9 e 10 giugno 2013

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