“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Friday, 28 January 2022 00:00

InFLOencer: gambe pazienti

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Mia nonna mi lasciato un paio di orecchini e gambe pazienti.
Da qualcuno devo pur averla presa questa resistenza a camminare, un piede avanti all’altro senza mai alterare il ritmo. Certamente è stata lei a darmela in dote.

Mia nonna Antonietta ha camminato per ottant’anni, perché nonno non aveva la patente e lei di non andare ogni santo giorno al cimitero e al mercatino non ne voleva sapere. Scarpinava dal Rione Traiano fino a Fuorigrotta e tornava carica di buste della spesa. Se i mezzi passavano, bene. Altrimenti andava cuoncio, cuoncio prima in discesa e poi in salita. In più abitava al quinto piano in un palazzo naturalmente senza ascensore. Poi il testimone è passato a mia madre, che pur essendo stata una fenomenale guidatrice − ho perso il conto delle volte che ha sfottuto mio padre, lento e distratto al volante – è un’altra Forrest Gump. Una di quelle che se non la fermi chissà dove arriva. Si è fatta quattro chilometri a piedi ogni giorno per vent’anni per andare a lavorare, dove tra l’altro stava in piedi a trafficare per altre quattro, cinque ore.
In diretta successione ci sono io, che cammino per piacere e non per necessità. Grazie ai loro sacrifici, e un pochino anche ai miei, posso camminare anche solo per pensare e paradossalmente per fermarmi. Cammino sulla battigia quasi ogni giorno quando non fa troppo freddo, altrimenti sul lungomare, che sta più in alto della spiaggia, così non prendo la sabbia negli occhi. Ho camminato in tanti Paesi del mondo. Nessun cammino di Santiago e cose penitenti, solo camminare per andare a vedere più là che ci sta o semplicemente perché camminando, camminando mi sono distratta e sono trascorsi chilometri. Solo da qualche anno ho comprato le scarpe adatte e la borraccia, il k-way e la maglia termica. Ho scoperto da poco che per Decathlon sono una camminatrice di livello intermedio. E ne sono molto orgogliosa.
Una settimana fa sono andata a camminare al Lago di Bolsena, nell’alto Lazio, poco lontano da casa. In venti chilometri di passi ho visto un tramonto bellissimo, una volpe, qualche asinello, gatti e un ruscello. In venti chilometri ho pensato e ho fischiato. Ho usato il telefono solo per scattare qualche foto da mostrarvi, così magari viene voglia pure a voi di camminare. Io ve lo consiglio e non tanto per la faccenda che fa bene alla salute e alla linea – perché tanto la sera sono andata a cena e tra tartufo e lombrichelli, due bottiglie di Est! Est! Est!!! sono praticamente evaporate − ma perché quando cammini guarisci. Non so spiegarlo meglio. Perdoni. Dimentichi i colpi bassi che ti hanno preso di mira, virtuali o reali che siano e tutto ti sembra così piccolo e lontano. Quando cammini nella natura non c’è posto per la meschinità e il rancore. E allora in questo nuovo anno voglio camminare tanto, sempre di più. Fatelo anche voi e poi ditemi se non ho ragione. Buona passeggiata.

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