“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 16 September 2021 00:00

John Clare, poeta contadino nell’Inghilterra dell’800

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L’olmo caduto, antologia pubblicata dalle edizioni Medusa, raccoglie una sessantina di poesie di John Clare tratte da sette diverse raccolte, uscite tra il 1820 e il 1864.

Nato nel 1793 nel villaggio di Helpston, nella contea del Cambridgeshire, John Clare proveniva da una famiglia di contadini, contadino egli stesso. Autodidatta, lettore onnivoro, iniziò a scrivere da ragazzo. Conobbe già con il suo primo libro di versi, ispirato al mondo rurale, un grande successo di pubblico: commuoveva la sua sensibilità quasi infantile verso l’ambiente naturale, e incuriosiva i lettori la sua scrittura istintiva, priva di ricercatezze formali, basata su di un lessico semplice e una sintassi elementare, densa di espressioni dialettali. Clare non ebbe vita facile, provato da difficoltà economiche e lutti familiari, continue pressioni e censure editoriali, stati depressivi e allucinatori che lo portarono all’internamento in manicomio poco più che quarantenne, fino alla morte avvenuta nel 1864.
Nonostante fosse continuamente minacciata dalle tormentose vicende private, la sua poesia fu tra i contemporanei più popolare di quella di Wordsworth, Keats e Coleridge, venne recitata e musicata nei teatri londinesi alla moda, conobbe estimatori tra gli intellettuali più in vista. Etichettato come “The Peasant Poet”, o “The Green Man”, fu in un primo momento la peculiarità della sua storia personale ad attirare tanta attenzione sulla sua produzione letteraria. Che da un’iniziale interesse rivolto empaticamente agli animali e alla vegetazione, affrontò nella maturità temi più impegnativi, sia socialmente sia esteticamente, fino alla misteriosa enigmaticità dei versi visionari scritti nella clinica psichiatrica in cui fu rinchiuso per ventitré anni.
Se oggi certa critica tende ad accreditarlo come poeta ecologista, il suo interesse per la natura non esprimeva in realtà alcuna polemica nei confronti della nascente urbanizzazione e industrializzazione; era piuttosto sincero amore per la terra e per l’innocenza dei suoi abitanti non-umani: tutti i tipi di uccelli, le talpe, i ricci, i conigli, le piante e i fiori che rendono il paesaggio più gentile.
“Benvenuta pallida primula! Spunti tra / il morto fogliame di frassini e querce /... quanto la tua presenza fa più bella la terra”, “Nel basso di siepi e mura al riparo dal vento / i moscerini si radunano in sciami per giocare”, “Le api si lisciano le zampette passandole tra le ali / e osano piccoli voli ove il bucaneve lascia pendere / le campanule d’argento”, “Le timide lepri dismesse le paure del giorno / Sulla stradina s’impolverano danzano e giocano”, “Amo vedere le vizze felci della brughiera antica / Mischiare le crespe foglie a ginestrone ed erica / Mentre dal lago deserto il vecchio airone / Parte lento battendo l’ala malinconica”.
Piante e animali, fenomeni atmosferici e stagni patiscono, nei versi di Clare, gli stessi sentimenti degli uomini: paura e gioia, ansia di libertà e ferocia, imperturbabilità e irruenza. Ogni cosa risponde al richiamo eterno e insopprimibile della sopravvivenza, della riproduzione fisica, del desiderio appagante, e il poeta ribellandosi alla violenza di chi turba la semplice autenticità dell’esistere, soffre per l’abbattimento di un olmo, per la macellazione di un bue, per lo squartamento di un tasso. I bambini che escono da scuola correndo, i braccianti nei campi, le belle ragazze da spiare di nascosto, il trapassare delle stagioni; ma anche la solitudine, il silenzio, la morte stessa: ogni cosa per lui è degna di venire raccontata con meraviglia e gratitudine. L’ultima composizione del volume è una vera dichiarazione d’amore per ciò che ci circonda: “Tutto in natura è sentimento – boschi campi rivi / Sono vita eterna – e in silenzio / Parlano di felicità inaccessibili ai libri”.
John Clare ha suscitato l’ammirazione di poeti come Dylan Thomas, John Ashbery, Seamus Heaney, che l’hanno ritenuto degno di venire menzionato tra i grandi della letteratura inglese. Per questo l’elegante antologia proposta da Medusa ha reso un prezioso favore ai lettori italiani, per la maggior parte ignari della sua esistenza.





John Clare
L’olmo caduto. Poesie scelte

a cura Giuseppe Ciafrè
postfazione Diego Saglia
Medusa, Milano, 2021
pp. 208

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