“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 27 May 2017 00:00

Floriana Vitale, la scrittura, la vita

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Floriana Vitale, giovane autrice di Grottaminarda, ha di recente pubblicato La Viola dei venti, il suo primo romanzo, con la casa editrice L’Erudita.

Qual è il tuo rapporto con il presente, con l’epoca che stiamo vivendo? 
Con il presente? Aspiro a vivere nel “qui ed ora”. Ritengo che sia la maniera più saggia per vivere. Per godere di tutto ed evitare di farsi risucchiare da un tempo che non c’è più e angosciarsi per qualcosa che verrà. Non sempre è possibile, non sempre ci riesco. Ma mi piace credere di poterlo fare. Quanto all’epoca che stiamo vivendo, invece, avverto un grande disagio. Un radicato e profondo senso di smarrimento: un mondo che manca di giustizia, di equità, di condivisione, fatto a uso e consumo di pochi e di cui i più fanno le spese, unito al diffuso costume per cui “sto bene io, perciò stanno bene tutti”, è motivo di grande scoramento.


Cos’è per te la scrittura?
Per me la scrittura è la ricerca continua della bellezza, dell'armonia, un momento di grande creatività. Nonché la panacea: cura finanche il dolore. Può essere terapeutica, insomma. Ed è tutto ciò che conta in questo momento perché è attraverso di essa che mi sento compiuta. Ma è anche un grande mezzo di condivisione, di gioia, di possibilità di legarsi agli altri, di lasciare loro qualcosa. Qualcosa di bello, profondo, intenso ed anche estremamente intimo. È un dono per me che, a mia volta, faccio agli altri. "Nessuno scrive per se stesso” diceva Eco. Penso sia proprio così: scrivere è gioia di condividere. Di lanciare un messaggio o semplice desiderio di raccontare qualcosa a qualcuno.

In cosa credi?
Credo in due valori principalmente, che possono sembrare antagonisti, per certi versi: credo nell’amore e nella libertà. Anche se amare può significare dipendere ed essere liberi vuol dire non essere schiavi di nulla, neanche di un sentimento, per quanto bello, intenso, profondo e puro esso sia. Cerco di fare della mia vita un inno alla libertà, attraverso le mie scelte. E anche un inno all’amore, poiché credo sia l’unica cosa che ci renda compiutamente esseri umani.

Napoli...
Che dire, città fantastica. Unica nel suo genere. Madre amorevole di chi ha lì i natali e donna accogliente per tutti gli “estranei”. Ecco, quando arrivi a Napoli hai la sensazione che siano tutti amici, tutti fratelli, tutti veramente prossimi a te e credo sia una sensazione non riscontrabile in nessun altro posto del mondo.

Il tuo paese?
Un rapporto di amore ed odio. Un trampolino di lancio ed insieme una prigione della quale fuggire. Non ci sono mezze misure. Ma, d’altra parte, Floriana non le ha in nessun campo. Oggi il mio paese è essenzialmente il nido al quale tornare in caso di necessità, il punto da cui ripartire, l’origine dalla quale misurare la distanza percorsa. Un metro di misura di quella che sono diventata.

A quali autori o autrici ti ispiri?
Su tutti, Oriana Fallaci. Il mio mito. Il mio dio indiscusso. A prescindere che io sposi o meno il suo punto di vista. In subordine Hermann Hesse, Pirandello, Verga, Manzoni. Sono un po’ “classica” o romantica probabilmente.

A quale personaggio de La Viola dei venti ti senti più vicina?
Viola e Sofia sono entrambe parti della personalità di Floriana. Sono entrambe me stessa ed attraverso di loro mi sono scoperta. Perciò di me, in loro, c’è veramente tutto: anche quello che fino a quel momento non sapevo e che altrimenti non avrei conosciuto. Tutto il bene del mondo ed insieme il male assoluto, il rovescio della medaglia, l’altra parte della decisione “recisa”, una vittoria mutilata, tutto ciò che attraverso il proprio converso si riempie e si compie di significato.

Progetti per il futuro?
Continuare a scrivere. che per me significa vivere, vivere di una vita piena, perfetta, realizzata, consumata, abusata fino all’ultimo giro d’orologio. Proseguire questo percorso che non so dove mi porterà ma ho tutta l’intenzione di scoprirlo.

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