“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 26 March 2013 16:32

Tragedie della nostra umanità

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And if only fools are kind, Alfie, then I guess it's wise to be cruel.
La scena è già doppia, come riflessa allo specchio. Due sedie due attaccapanni, due bicchieri identici. Il tavolino è un cubo nero messo proprio al centro, a separare le due scene uguali. Da una parte c’è un uomo, dall’altra una donna. Indossano biancheria intima e si guardano allo specchio. Lo specchio siamo noi pubblico, è ognuno dei nostri occhi. Identici. Uno per l’uno l’altro per l’altra. E le nostre orecchie prestano ascolto alle confessioni di quei due esseri umani che partono già nudi. Sono orecchie di ascoltatori disinteressati e orecchie di giudici. Sono orecchie che ricordano una canzone della quale non conosciamo bene le parole.

And if life belongs only to the strong, Alfie, what will you lend on an old golden rule?
L’uomo e la donna, nelle due scene identiche, restano separati. Li ascoltiamo uno per volta quando sono illuminati dalla luce. Le loro storie non sono identiche ma entrambe hanno origini antichissime. Da millenni, infatti, si racconta la storia di Medea che ripudiata dal marito uccide i propri figli per vendetta, per non consentire a quell’uomo di avere eredi e si racconta di Ifigenia pronta ad essere sacrificata dal proprio padre agli dèi per la buona riuscita di una guerra. Da millenni, un gruppo di uomini e di donne si reca in teatro e si confronta con la crudeltà di una madre e con quella di un padre o semplicemente con la crudeltà del destino.
Le due commedie cattive che porta in scena Terry Paternoster sono tratte dalla riscrittura dei classici di Neil La Bute. L’uomo e la donna sono due giovani americani.
Lei comincia raccontando il suo passato, quando da ragazzina, all’età di tredici anni, era stata molestata da un suo professore delle medie. Le sue attenzioni particolari l’avevano poi portata ad innamorarsi di lui, perdutamente, come ci si innamora a quell’età, quando non esiste altro che il proprio desiderio da appagare. Il professore le insegna i classici e il significato dell’Ananke, la riaccompagna a casa dalla scuola e la mette incinta, le dice di amare i bambini e poi scompare, abbandonandola.
Lui è un rampante uomo d’affari, sposato da poco e da poco diventato padre. Il mondo degli affari, si sa, non è semplice, c’è sempre qualcuno pronto a saltarti al collo: è una vera e propria guerra! Si lotta per essere produttivi e mantenere il posto. Si potrebbe impazzire a sentir parlare di licenziamenti, a sapere di essere destinato a perdere il posto. Magari si potesse avere un’opportunità, qualcosa che facesse andare diversamente le cose.
Quello che accadrà all’uomo e alla donna è Ananke, necessità. Si tratterà di incidenti, l’uccisione di un figlio o di una figlia comunque per loro natura destinati a morire. Per un momento, i due daranno soltanto una mano al destino poiché si compia. Per vendetta lei, per la carriera lui. Messi in quella particolare condizione da nient’altro che il fato. Ma forse quella condizione l’hanno creata essi stessi, così come stanno creando la loro personalità con le parole e i vestiti che pian piano ricominciano ad indossare.
And if only fools are kind, Alfie, then I guess it's wise to be cruel.
Irma Carolina di Monte e Donato Paternoster danno corpo e voce a due genitori nati dall’antico ceppo dei classici. Noi, da bravi specchi, li riflettiamo pienamente. Lei riesce a farci sentire il fastidio della molestia e l’irragionevolezza dell’amore giovanile, cogliamo il suo imbarazzo, la difficoltà di parlare di certi argomenti. Lui, da perfetto uomo d’affari, ci vende il suo dolore come dolore sincero e noi siamo portati a credergli, lo ripagheremmo volentieri con la nostra comprensione. Così, quando ci trasformano nei loro giudici, mutando la scena in un’aula di tribunale, finiamo col giustificare le loro azioni. Durante la confessione, entrambi faticano ad ascoltare persino la propria stessa voce. È il momento in cui il pensiero si fa più doloroso e si scatena il senso di colpa. È il momento in cui i due personaggi, separati fin dall’inizio, hanno un contatto versandosi vicendevolmente un bicchiere d’acqua. Si danno vicendevole conforto.
Lo spettacolo che unisce, alternandole, due storie separate ci dà modo di riflettere sul destino e i suoi segni, sul fato, sulla responsabilità dell’uomo, sulla colpa, sulla tragedia della mortalità. Non siamo buoni giudici perché applaudiamo pieni di dubbi. I nostri dubbi sulle colpe di quegli uomini ci rendono altrettanto colpevoli. Ai protagonisti non resta che ballare su un allegro ritmo jazz.

 

 

 

New Black/2 Commedie Cattive: Medea Redux – Ifigenia In Orem
da
Euripide
regia e adattamento Terry Paternoster
con Irma Carolina Di Monte, Donato Paternoster
aiuto regia Salvatore Langella
produzione Internoenki
in collaborazione con Centro Produzioni Culturali Indipedenti ZonaRischio-Roma
Napoli, Teatro Sancarluccio, 23 marzo 2013
in scena dal 20 al 23 marzo 2013

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