“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 17 November 2016 00:00

Nojoom: la sposa-bambina ribelle

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La sposa bambina, il film-documentario che segna il debutto sul grande schermo della regista yemenita Khadija Al-Salami, affronta senza censure e senza mezzi termini il dramma delle spose bambine, vittime indifese di una società violenta e retrograda. La pellicola, datata 2014 ma arrivata in Italia nel maggio 2016, racconta la storia di Nojoom costretta dalla famiglia a sposare un uomo vent’anni più grande di lei.

Contrariamente a ogni aspettativa, la bambina, forte e determinata, riesce a fuggire dal marito-padrone e ad ottenere il divorzio a soli dieci anni.
In un lungometraggio controcorrente basato sulla storia vera di Nujood Ali, di cui Nojoom è la fantasiosa rappresentazione, Khadija Al-Salami, prima regista del suo Paese che ha vissuto questa esperienza sulla sua pelle, riesce a immergerci completamente nella storia che racconta, ci proietta nella complessa società yemenita rendendo evidenti, senza mai giustificare, le motivazioni che spingono le famiglie a perpetrare questa terribile scelta che appare, a tratti, inconsapevole.
Oggi in tutto il mondo circa quattordici milioni di bambine all’anno subiscono questa atroce violazione dei diritti umani: una violenza fisica e psicologica che annienta i sogni e limita le prospettive future. Tradizioni, ignoranza e povertà condannano per sempre giovani vite, mortificandole e costringendole alla rassegnazione. Private dell’infanzia, della spensieratezza e della possibilità di studiare, oltre che ovviamente del diritto inalienabile alla libertà e al potere di scelta, le spose bambine vengono considerate un peso dalla loro famiglia che trae invece un vantaggio economico dal matrimonio. Si tratta in questo caso di un’unione che non ha nulla a che fare con l’amore e con i sentimenti, concetti intrinsecamente radicati nella società occidentale secondo cui il matrimonio è il prerequisito fondamentale per la creazione di un nucleo familiare in cui uomo e donna si impegnano a condividere la loro vita e a costruire insieme un mattone della società. Il matrimonio infantile, piaga dei Paesi poveri e sottosviluppati, non può che avere un impatto negativo sulla posizione della donna che, soffocata dalla pressione familiare prima e sociale poi, è condannata all’inferiorità e ad un’esistenza isolata condotta nell’indifferenza altrui.
La voce di Al-Salami si solleva senza timore, diventa un grido di denuncia affinché si rompa il silenzio, affinché si spezzi definitivamente la catena delle mogli-bambine, figlie di altre mogli-bambine, sottomesse dagli uomini o peggio, ignorate come se fossero frutto dell’immaginazione, come se non esistessero davvero. La sposa bambina è un film-denuncia con finalità didascaliche, è un documento volto alla sensibilizzazione, una testimonianza della sudditanza femminile che può avere il suo epilogo solo se si agisce concretamente e non si rimane a guardare.

 

 

 

 

 

La sposa bambina
regia e sceneggiatura Khadija Al-Salami
con Reham Mohammed, Adnan Alkhader, Husam Alshiabali, Ibrahim Al Ashmori, Naziha Alansi, Rana Mohammed, Samaa Alhamdani
fotografia Victor Credi
montaggio Alexis Lardilleux
musiche Thierry David
produzione Lauren Mekhael
distribuzione Barter Entertainment
paese Yemen
lingua originale arabo
colore a colori
anno 2015
durata 99 min.

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