“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Friday, 18 March 2016 00:00

Tutto, e di più

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Il titolo di questa nota non è solo un personale omaggio a David Foster Wallace per il suo coraggioso impegno di romanziere di vasta fama nell’aver dato alle stampe l’omonimo saggio grazie al quale si confronta con le astratte scoperte della matematica affrontando l’arduo tema dell’infinito, obiettivo reso ancora più difficoltoso per il taglio del libro che vuole essere divulgativo.
“Il vostro autore è un critico con interesse amatoriale di livello medio-alto per la matematica e i sistemi formali...”, così si autodefinisce DFW immergendosi nelle formule, per lo più astruse, tali da mandare in tilt il cervello di quei lettori, come me, che non siano matematici professionali.

Di lui si è scritto molto, si scriverà ancora di più col passare del tempo, e non è da escludere che certe sue opere approderanno prima o poi nelle antologie scolastiche. Anche Il Pickwick se ne è occupato: particolarmente apprezzato da molti follower è stato L’infinito libro-mondo di David Foster Wallace, scritto da Marco Caneschi, che offre un’utile guida alla lettura di Infinite Jest, l’indiscusso capolavoro di un pirotecnico scrittore di fiction.
Già a questo punto, avendo presente l’argomento matematica, conviene ricordare che Wallace intende per fiction un realismo non limitato, il che ci porta a una prima riflessione sul suo realismo che invece è massimalista, vale a dire come un modo di scrivere sui grandi numeri, numeri di parole, di espressioni, dove il tutto fa pensare a una tecnica letteraria/matematica, poiché punta a una sintesi − iterazione anche − di più elementi tra loro differenti. Rami di curve narrative che trovano un ideale punto d’incontro: si pensi all’analogia dell’epilogo, in Infinite Jest, riguardante le vicende di Hal Incandenza (figlio del fondatore dell’Enfield Tennis Academy) e Don Gately (ex-ladro tossicodipendente poi divenuto consigliere della Ennet House, struttura di recupero). Si pensi, dunque, ai suoi romanzi che altro non sono se non l’insieme di racconti, più o meno intrecciati, ciascuno dei quali potrebbe presentarsi come una storia in sé. Criterio matematico. Altro caso non trascurabile di influsso matematico è la descrizione del comportamento di due giovani tennisti, Hal Incandenza e Michael Pemulis (quest’ultimo un genio della matematica), che sui campi da gioco dell’Enfield Tennis Academy, prima di colpire la pallina sono concentrati nell’immaginare, riflettere, calcolare secondo criteri matematici sulla direzione che la pallina stessa dovrà prendere, e quale potrebbe essere quella del colpo di risposta dell’avversario.
Perché la matematica, allora? Perché il metodo convalidante, insomma la logica, come impegno di vita? Wallace nasce da genitori professori universitari: il padre docente di filosofia, che a sua volta ha avuto come insegnante Norman Malcom, l’ultimo allievo di Wittgenstein (e già questo la dice lunga in materia di logica enigmatica se solo pensiamo al romanzo d’esordio La scopa del sistema, dove la stessa protagonista Lenore e Norman Bombardini, divoratore di decine e decine di bistecche al ristorante perché così si propone di riempire l’Universo con il proprio Io, incarnano lo spirito del filosofo viennese che insegnava ai suoi allievi ad amare la poesia e ignorare la filosofia); la madre Sally Jean Foster della quale David ha adottato il cognome come secondo nome, tale era la forte influenza che esercitava su di lui, specie nel culto della parola, al punto da fargli ammettere di essere una sorta di “nazista della grammatica”. Non a caso tra le sue letture preferite Wallace dà particolare importanza al Discorso sul metodo di Cartesio.
E così, dopo la stupefacente performance di Infinite Jest, prende corpo nell’anno 2003 Everything and More. A Compact History of ∞, un viaggio di oltre duecentocinquanta pagine lungo l‘oscuro e al tempo stesso eccitante intrico di concetti-formule-simboli-paradossi matematici.
Per me, non matematico, sarebbe stato temerario tentare di dare una interpretazione tecnica di quanto espresso nel libro. Per cui mi sono limitato  a isolare dal contesto generale e porre in evidenza, con semplici accenni, quegli aspetti più agevolmente focalizzabili sui quali non ci si può esimere dal rivolgere l’attenzione, data la loro importanza, confidando in tal modo di stimolarne la lettura, poiché, nonostante le difficoltà, il libro si può definire a tratti divertente, data la nota verve wallaciana, senza trascurare che, in ogni caso, al termine della lettura qualcosa ci rimane dentro, e un “qualcosa” di DFW è sempre un’eccellenza della scrittura che arricchisce il lettore.
E qui mi soccorre un’ottima monografia della Bocconi University Press.
Si tratta della trimestrale Lettera Matematica PRISTEM (n. 95, dicembre 2015), dal titolo David Foster Wallace e la Matematica. Chi, essendo almeno a conoscenza  delle basi fondamentali della matematica, vorrà procurarsi la rivista (la si può richiedere presso l’Università Bocconi di Milano) avrà a disposizione ottanta pagine di analisi della materia trattata con un linguaggio che può essere accessibile sebbene rigorosamente scientifico.
In quella che lui definisce “Breve ma necessaria premessa” del suo libro, DFW enfatizza il bello delle scoperte matematiche e la bellezza della matematica nel suo insieme. Poi dà inizio al saggio evitando di affrontare subito i termini specifici più esoterici, inoltrandosi gradualmente, pagina per pagina, nella scienza matematica, non mancando di lasciarsi andare di tanto in tanto con qualche espressione sarcastica.
Mettendo insieme ciò che il lettore non matematico è in grado di catturare del libro con gli articoli della rivista bocconiana, ne risulta un mix che può permettere di comprendere, a vari livelli, il senso dei diversi enunciati. Il che, in sostanza, è lo scopo di questo mio tentativo di richiamare l’attenzione su un argomento da non sottovalutare. Scritti e interviste di prestigiosi insegnanti di Università straniere (Glasgow, Wisconsin, Columbia, Paris-Diderot), il presidente della commissione European Mathematical Society, gli studiosi italiani Stefano Bartezzaghi, Ugo Panzani, Emanuele Rosso con un arguto fumetto letterario, Eleonora Viganò, Martina Testa per i compromessi ai quali ha dovuto ricorrere nel tentare di tradurre in italiano la lingua sofisticata dell’autore in La ragazza dai capelli strani, tutti quanti hanno dato un ricco contributo alla pubblicazione monografica della Bocconi, senza tuttavia risparmiare a Wallace critiche e riserve per una qualche disinvoltura nel trattare l’argomento.
Resta infine da segnalare “I am in here”, il sito online Archivio DFW Italia, in grado di fornire il maggior numero possibile di informazioni sullo scrittore e le sue opere.

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