“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 24 November 2015 00:00

Terapia teatrale

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La piccola sala dell’Ex OPG (ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario) dispone di una platea messa a cerchio su panchette e sedie tranne che per cinque sedie blu dove siederanno i cinque attori della messa inscena di Il Vuoto, tratto da Dieci donne di Marcela Serrano dalla regista Tonia Persico che interpreta anche uno dei personaggi femminili.

L’unico a trovarsi presente in piedi quando entra il pubblico è lo psicologo (Pasquale Saggiomo) che attende le sue pazienti per una seduta terapeutica di quarantacinque minuti, tanto quanto dura lo spettacolo, osservando attentamente le persone che entrano e trovano il posto che gradiscono. Insieme all’ultimo gruppo di spettatori entrano anche le quattro attrici Ramona Carnevale, Claudia Gilardi, Francesca Morgante e Tonia Persico che, una volta sedute, prima di calarsi nei loro ruoli, indagheranno brevemente sui motivi personali per cui hanno scelto quei personaggi che nelle pieghe della loro psiche hanno mostrato affinità con loro stesse. La costruzione della seduta psicanalitica riprende quella del testo della Serrano su cui si sente inizialmente una breve intervista sonora in spagnolo da un file audio che lo psicologo attiva dal computer a lui vicino. In questa breve intervista si spiega che molte donne, parenti dei desaparecidos, andavano in analisi per conoscere e superare il trauma che le aveva investite con la dittatura cilena di Pinochet.
I personaggi femminili sono Simona, Francisca, Luisa, Manè, ossessionate dai ricordi del loro passato, dall’odio per la madre, dal ricordo per il marito scomparso. In una sorta di dialogo incrociato le donne raccontano la loro storia, c’è la ragazza della buona borghesia diventata rivoluzionaria, c’è la donna figlia di contadini di una ricca latifondista che migliora la sua posizione andando a servizio dalla signora in città per poi sposare un operaio socialista che con l’arrivo di Pinochet verrà arrestato e sparirà nel nulla. Ancora c’è la storia dell’attrice fallita, che sogna una vita sulle scene e perderà l’occasione giusta legandosi ad un uomo inutile mentre il tempo passava inesorabile, sarà lei che teatralizzerà in terapia la storia della madre dell’altra donna che ha vissuto sperando fino alla fine di ricevere amore da una mamma che non aveva attenzioni se non per il figlio maschio, diventata pazza e vagabonda dopo la morte di quest’ultimo. Le storie viaggiano tra i binari del passato e del futuro visto come attesa con il suo carico di ansia, mentre la soluzione per le quattro donne sarà quella di “possedere il presente” perché per loro il futuro non esiste. Così, lentamente come sono entrate, escono tutti gli attori sulla scia del rumore del mare.
Il lavoro svolto è interessante, ma nella resa finale lo studio sui personaggi sembra ancora piatto, incompleto, senza una caratterizzazione delle voci e dei toni delle donne che, pur avendo un passato doloroso che le accomuna, mancano di differenziazioni timbriche che denotino la loro provenienza sociale, il loro vissuto così diverso. Resta il pregio del percorso pedagogico in cui è inserito questo lavoro, che si sta sviluppando all’interno della Scuola Elementare del Teatro che è un laboratorio permanente di arti sceniche diretto da Davide Iodice presso l’ex Asilo Filangieri di Napoli con la collaborazione di Michele Vitolini, che ha lo scopo di creare un conservatorio popolare di arti sceniche accessibile alle fasce sociali più disagiate.
È questo lo scopo che si propone anche il Collettivo Je so’ pazzo che all’interno dell’Ex Opg occupato nel marzo 2015 da un gruppo di studenti, lavoratori, disoccupati, per sottrarlo all’abbandono e per restituirlo alla città, sta cercando con numerose iniziative di coinvolgere anche il quartiere popolare di Materdei senza dimenticare quelle che sono le priorità: lavoro, casa, scuola, università. Il teatro in queste sale a lungo luogo di detenzione e di emarginazione fa sentire la sua voce cercando di restituire voce ad una forma d’arte che, come nella Grecia antica, aveva il compito di formare i cittadini.

 

 

 

 

Il Vuoto
da Dieci donne
di
Marcela Serrano
regia Tonia Persico
con Ramona Carnevale, Claudia Gilardi, Francesca Morgante, Tonia Persico, Pasquale Saggiomo
cura e organizzazione Michele Vitolini
in collaborazione con Scuola Elementare del Teatro
lingua italiano
durata 45’
Napoli, Ex OPG – Je so' pazzo, 20 novembre 2015
in scena 20 novembre 2015 (data unica)

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