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Wednesday, 10 June 2015 00:00

L'infinito libro-mondo di David Foster Wallace

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Sono un lettore, non un critico e questo è un libro sul quale è stato scritto tantissimo. Rispetto a tale produzione interpretativa e agiografica mi pongo con umiltà per cui: cosa poteva restare da dire? Ho optato per una breve guida, un Bignami − e anche di questi ne esistono esemplari, specie sul web. Nulla di originale, insomma, e i cultori di David Foster Wallace possono pure maledirmi.

Nello svolgimento di questa nota appariranno fatti di grande rilevanza e fatti marginali. È un po’ la caratteristica del libro quella di intrecciare, annodare destini. Le vite dei protagonisti e quelle di chi ha uno spazio di poche righe finiscono per trovare dei punti di congiunzione che, fondamentalmente, nulla aggiungono alle vicende prioritarie ma sono come un rimbalzo di sponda nell’ambito di un tiro riuscitissimo che scivola su un panno verde, fa tante carambole e butta infine la palla in buca. Le due stoccate più straordinarie di David Foster Wallace si chiamano Harold Incandenza e Don Gately. Li seguiremo dall’inizio alla fine. Al primo è riservata la pagina d’esordio, al secondo l’ultima. Attorno a entrambi, David Foster Wallace compone gli universi paralleli che devono racchiuderli: rispettivamente un’accademia tennistica e un centro di recupero di tossici e alcolisti. Come perfetti pianeti dotati di forza avvolgente, attraggono nella loro gravità le decine di personaggi satellitari, dalla consistenza − e importanza − nella trama, termine che va preso più che con le molle, variabile. Stiamo parlando di milleduecento pagine circa, più altre cento di note al limite del surreale − con derive chimico-farmaceutiche, crepacci anatomici e burroni di celluloide − almeno nella edizione Einaudi giunta a noi grazie alla traduzione del premio Strega, Edoardo Nesi, e di Annalisa Villoresi e Grazia Giua. Su questa traduzione, sta facendo le bucce un amico: si chiama Pino Sabatelli e dico solo che mi ha chiesto la consulenza su alcuni toscanismi presenti nel testo. Come a sottolineare che, forse, nel romanzo c’è qualche licenza... vernacolare, quando Cecco Angiolieri è morto settecento anni fa, più o meno. Sono sicuro che leggendo il lavoro di questo amico scopriremo di tutto, perfino autentiche perle.

Partirei da un indizio fondamentale, ai fini almeno di una ricostruzione temporale, contenuto a pagina 266, dove l’autore fa la cronologia degli anni in cui si svolge Infinite Jest. Anche se poi la maggior parte del libro è concentrata nell’Anno del Pannolone per Adulti Depend. Di seguito capiremo anche perché gli anni hanno questi nomi così strani. Comunque:

−  Anno del Whopper
−  Anno dei Cerotti Medicati Tucks
−  Anno della Saponetta Dove in Formato Prova
−  Anno del Pollo Perdue Wonderchicken
−  Anno della Lavastoviglie Silenziosa Maytag
−  Anno dell’Upgrade (abbrevio perché è un titolo sterminato)
−  Anno dei Prodotti Caseari dal Cuore dell’America
−  Anno del Pannolone per Adulti Depend
−  Anno di Glad

Questo calendario è uno dei tocchi virtuosi che David Foster Wallace dà al romanzo ed è strettamente connesso a ciò che il mondo, o almeno l’America settentrionale, è diventato all’epoca di Infinite Jest. Il continente si è riconfigurato sotto la presidenza di Johnny Gentle, uno che potremmo definire ambiental-populista. La sua azione politico-diplomatica ha portato a uno Stato unico composto da Usa, Canada e Messico: si chiama Onan (Organization of North American Nations) e i suoi seguaci, di conseguenza, sono gli onanisti. E già il nome richiama ad atti di masturbazione fisico-mentale. Anche la bandiera è un mix: l’aquila degli Stati Uniti con in testa un sombrero, una foglia d’acero in una zampa e una scopa nell’altra. Ecco dove può arrivare chi ha come scopo nella vita una grande crociata pro-pulizia. Le grandi imprese, e siamo al punto, hanno ottenuto il diritto di acquistare gli anni e di imprimere il rispettivo logo, ogni dodici mesi, sul calendario. E c’è una nuova festa di precetto da celebrare: il giorno dell’interdipendenza, l’anniversario di questa unione continentale. Nella testa di David Foster Wallace dovremmo essere, particolare non trascurabile, nel primo decennio degli anni Duemila. L’autore, cioè, guardava a un futuro ritenuto imminente, a un avvenire distopico e come in ogni prefigurazione del genere c’è un po’ di Philip Dick e un po’ di Blade Runner.
Parte del New England è diventato la Grande Concavità, un’insalubre discarica annessa al Québec. Il Canada tende a non riconoscere il territorio come proprio ma questa pretesa si scontra con il cosiddetto experialismo degli Usa, l’ultimo stadio dell’imperialismo, ovvero la tendenza ad annettersi territori per aumentare il dominio e cedere le aree più problematiche dal punto di vista ambientale ad altri Stati. Dinanzi a questi sconvolgimenti, in Quebec sono sorti vari gruppi anti-onanisti, ciascuno ha una sua linea politica, in genere parteggiano per l’indipendenza della provincia francofona ma i mezzi attraverso i quali conseguirla sono diversi: alcune frange si schierano per il terrorismo.

Se l’Anno di Glad è l’ultimo dell’elenco, possiamo dire che il libro si apre con la fine della storia, ovvero con la richiesta di iscrizione di Harold Incandenza all’università. Harold è accompagnato dallo zio Charles Tavis e dal signor De Lint. Il terzetto viene accolto da tre decani dell’istituto. Harold, o Hal, è figlio di J.O. Incandenza, cineasta morto suicida dopo aver infilato la testa in un forno a microonde, e Avril Incandenza, un passato da simpatizzante indipendentista quebechiana e attuale donna-manager, insieme proprio a Tavis, della scuola Enfield Tennis Academy, frequentata fino al diploma da Harold. Quando Hal apre bocca dinanzi ai decani emette dei suoni sub-animaleschi, rumori vocali spaventosi e per questo viene internato.
Ora possiamo provare a ricostruire cosa accade prima. Siamo a Tucson, nel 1960. Dunque, l’Onan non esiste e gli anni si misurano ancora in modo normale. Il padre di J.O. Incandenza racconta a J.O. l’incidente che gli ha stroncato la carriera da tennista e il rapporto con il padre glaciale che assistette proprio all’infortunio, causato dal tentativo di ribattuta di una palla corta dell’avversario e da una conseguente caduta. È un episodio minore, descritto in poche pagine, tuttavia mi preme sottolinearlo come aneddoto emblematico del concetto di fondo del romanzo: la dipendenza. La dipendenza dalle droghe, dalle immagini, dai sentimenti, dal desiderio di primeggiare, la dipendenza dei figli dai padri, il subliminale condizionamento dei secondi sui primi. Tutte le dipendenze suggestionano in modo subdolo. Ah... milletrecento pagine circa di arzigogoli, reticoli, schemi enigmistici per dirci: non se ne esce.
Il padre di J.O. sarà il primo anello di una catena di sudditanza che coinvolgerà ogni passaggio generazionale di questa famiglia, dove il tennis si profila come unificante. Sarà J.O. Incandenza a deragliare da questo binario facendo il regista di film che definire assurdo-sperimentali è stare cauti. Finché un giorno gira una strana cosa dal titolo Infinite Jest, grazie a un’attrice che ha già interpretato alcune sue pellicole: Joelle van Dyne.
Joelle è la fidanzata ufficiale di Orin Incandenza, figlio di J.O. e Avril e fratello di Harold. Per Orin, Joelle è "la più bella ragazza di tutti i tempi". Orin Incandenza ha esordito con il tennis poi, visto che non sfondava, è arrivato al football nella squadra della Boston University. L’incontro con lo sport americano per eccellenza è capitato per caso: l’infortunio del punter titolare. La majorette della squadra era Joelle e così Orin l’aveva conosciuta. La ragazza comincia a dilettarsi con la telecamera, dimostrando ottime doti, fin quando non riprende un assalto subito da Orin durante una partita e il feroce contatto con un avversario. Dopo di che, J.O. la scrittura. Ovviamente, Orin subisce la propensione del padre, detto anche "Lui in persona", per la ragazza fino a diventare sospettoso. Joelle si attira anche la gelosia di Avril ma tutti questi sentimenti sono più o meno malriposti perché J.O. e Joelle hanno, oltre al rapporto professionale, un legame di amore poco chiaro, probabilmente senza sesso. Ecco, l’altra caratteristica del libro è questa: il tenere tutto in sospeso, in una zona grigia, nella terra di nessuno dell’equivoco sottile, della tacita ambiguità. E ne fanno le spese lettori e protagonisti.
La cassetta con il film incriminato, che J.O. non mostra a Joelle, s’intitola inizialmente Infinite Jim e non Jest. Nel corso delle riprese, Joelle convince J.O. a smettere di bere mentre un incidente provocato dalla madre di Joelle, sfigura il volto della ragazza in maniera terribile, dopo l’impatto con una bottiglia di acido potentissimo. Da quel momento Joelle porterà sempre un velo a coprire la faccia e comincia a drogarsi di brutto, quando prima tirava solo un po’ di coca, come reazione-senso di colpa per l’astinenza a cui ha costretto J.O.
La sera del giorno del ringraziamento dell’Anno dei Cerotti Medicati Tucks, la madre di Joelle van Dyne si suicida con un tritarifiuti da cucina. Quattro mesi dopo, l’astinenza dall’alcol provoca una reazione anche in J.O. che si suicida infilando la testa nel microonde. Sarà proprio Hal ad assistere a questo gesto, a restarne segnato e, sempre nell’Anno dei Cerotti Medicati Tucks, a seguire sedute terapiche dal cosiddetto "conversatore" per metabolizzare l’esperienza.
Cosa mostra il film: l’incarnazione materna della figura archetipica della morte, nuda e seduta, con un corpo stupendo ed enormemente incinta. La faccia della protagonista è o velata o coperta da pixel. Insomma, la morte è sempre femmina, la femmina è sempre materna. Il filmato è girato attraverso lenti oscillanti mentre Joelle si abbassa verso la telecamera come sporgendosi da una culla e scusandosi a profusione: qui però senza velo mostrando le sue deformità. La visione del film, ben presto ribattezzato l’Intrattenimento o Samizdat, incarnazione estrema della dipendenza, produce un vero e proprio piacere fisico, talmente intenso che gli ignari spettatori diventano catatonici e perdono qualsiasi interesse che non sia l’infinita visione del film.

Nell’Anno della Saponetta Dove in Formato Prova si svolgono un paio di quei fatti marginali che accennavamo all’inizio e che prima di trovare un nesso, una minima attinenza con il resto della vicenda ce ne vuole. Ne esistono altri nel romanzo, se cito questi due è solo per simpatia e per sottolineare come il concetto di letteratura in David Foster Wallace sia davvero un gioco di rimandi e connessioni. O meglio: equazioni. Che il lettore è tenuto a risolvere.
Il primo riguarda una tale Wardine che se ne sta da Clenette e Reginald. Con quest’ultimo ha una storia. Wardine piange per le ferite riportate a seguito di una serie di legnate prese da sua madre, una tipa che sta con Roy Tony, il quale a sua volta vuole portarsi a letto Wardine. A complicare il quadro: Wardine è figlia del fratello morto di Roy Tony. C’è un’altra vittima in questa triste vicenda: è Columbus Epps, ammazzato sempre da Roy Tony per liberare, si fa per dire, la madre di Clenette. Il secondo fatto riguarda il buon Bruce Green che all’epoca delle scuole superiori si innamora della compagna di classe Mildred Bonk.

Nell’Anno dei Prodotti Caseari dal Cuore dell’America, arriva Don Gately: un balordo tossicodipendente e scassinatore che prima deruba l’assistente del procuratore distrettuale poi compie un furto ai danni di Guillaume DuPlessis, terrorista quebechiano che muore durante questa intrusione a casa sua. Don Gately viene catturato e per sua sfortuna ricade sotto le grinfie del giudice che aveva derubato in precedenza.

Quando si arriva all’anno fatidico Pannolone per Adulti Depend le prime persone che s’incontrano sono Ken Erdedy, un tipico esponente della middle-class strafatto di marijuana, in profonda crisi perché ne sta aspettando un discreto carico che dovrebbe tenerlo occupato per l’intero weekend, e un medico arabo-saudita solo a casa nel distretto diplomatico. La moglie se la spassa allegramente fra tennis e il Total Fitness Center di Auburn. Il medico, peraltro ben inserito nell’ambiente governativo, piazza in tv un film e resta stecchito. È l’Infinite Jest di Lui in persona, il famigerato Intrattenimento, che dunque è in circolazione.
Il potenziale devastante del film viene notato sia dai servizi segreti che dalle cellule radicali dell’indipendentismo quebechiano. A maggio, si tiene un incontro fra Hugh Steeply, agente del BSS, l’Ufficio Servizi non Specificati, e Marathe, della cellula degli AFR, gli Assassini su Sedia a Rotelle, l’organizzazione terroristica più temuta. In realtà, Marathe tradisce i suoi che pensano passi volutamente informazioni false e tendenziose al BSS, quindi tollerano i suoi incontri con gli agenti segreti. Marathe invece dà le informazioni giuste, o meglio: pare. È in bilico fra doppio e triplo gioco. Il tutto in cambio di cure offerte dal governo a sua moglie malata. Il BSS sospetta che siano gli indipendentisti del Quebec a contrabbandare l’Intrattenimento a scopi destabilizzanti. A capo del BSS c’è Rodney Tine sr. e anch’egli non si capisce quale giochetto stia giocando. In ogni caso viene identificato come il vero architetto della riconfigurazione continentale che ha portato all’Onan. In effetti, più che contrabbandarla, gli AFR sono alla ricerca della copia master del film, l’unica riproducibile da utilizzare come arma terroristica e Steeply cerca di convincere Marathe a consegnarla al BSS, nel caso in cui cada nello loro mani.
Nel corso di colloqui stralunati, con accenni letterari alla Cormac McCarthy, vista anche l’ambientazione texana, albeggiante e desertica, Steeply e Marathe ricordano uno strano esperimento, detto Terminali-P, elaborato in Manitoba negli anni Sessanta, ovvero l’impianto di elettrodi in persone normali per consentire loro di accedere elettronicamente al piacere. I due si chiedono: l’Intrattenimento potrebbe essere l’evoluzione sotto forma di stimolazione ottica dei Terminali-P? Non è così peregrino pensare al potere di condizionamento delle immagini: Steeply non manca di raccontare a Marathe di come il padre impazzì progressivamente per Mash, la famosa serie tv. D’altronde, la sudditanza alle immagini ha avuto delle conseguenze perfino inimmaginabili, tipo la fine dei video-telefonini, risostituiti dalla vecchia telefonia solo voce. La tecnologia video provocava dei veri drammi esistenziali in chi si riteneva brutto o poco presentabile, o sospettava che l’interlocutore lo vedesse così. Questi malumori avevano dato vita al mercato delle maschere correttrici, da indossare a ogni squillo del telefonino, poi addirittura alla scommessa dei tableaux sostitutivi, finché le persone non si erano accorte che questi ultimi riportavano la conversazione a uno stadio simil-chiamata vocale. Tanto valeva allora tornare alla sana precedente tecnologia.

E veniamo ai due universi del libro di David Foster Wallace, cominciando dalla Enfield Tennis Academy. Gestita da Avril Incandenza e Charles Tavis, anche qui in odore di tresca, ma mai realmente svelata, sta conoscendo un periodo di prevalente presenza, e iscrizioni, femminili. Ma sono i maschietti i veri protagonisti. A cominciare dai figli di Avril, e J.O., Incandenza. Due oramai sono nostri amici: Orin, di cui scopriamo la sua fobia per gli scarafaggi e i suoi sudori notturni, è il più grande; Harold, o Hal, il più piccolo; Mario Incandenza, molto petulante, gravemente deforme dalla nascita, è il figlio intermedio che divide la camera con Hal. Sempre di buon umore, è il vero erede dell’arte cinematografica di J.O., anche se viene insinuato che il padre potrebbe essere Charles Tavis. Mario eredita materialmente l’attrezzatura da studio e il laboratorio cinematografico costruiti da J.O. nel sottosuolo della Enfield Tennis Academy. Hal e Orin lo hanno ribattezzato Booboo. Hal, che il libro segue più di tutti, ha diciassette anni ed è un buonissimo tennista, secondo alla Academy solo a John Wayne − sì, John Wayne, ma non quello dei film western, un omonimo. Solo che si droga di brutto, un po’ come i coetanei e colleghi tennisti. Altri ragazzi dell’accademia sono: Jim Troeltsch, Ted Schacht e, soprattutto, Michael Pemulis. Tutti e tre compagni di stanza.
L’allenatore principale si chiama Gerhardt Schtitt ed è un fanatico dei miti della competizione e dell’essere i migliori. Però cerca di insegnare ai suoi allievi il concetto del tennis agonistico come sport da affrontare da matematico puro più che con la tecnica del gioco. E qui David Foster Wallace mette assieme le sue biografie di tennista e di brillante studente di matematica. In questa accademia c’è pure spazio per il guru Lyle, un guru schifosamente agognante il sudore altrui di cui sembra nutrirsi. A un certo momento, scatta il controllo tossicologico da parte della federazione. Michael Pemulis e Trevor Axford detengono il racket del contrabbando delle urine e vendono ai diciassettenni strafatti la pipì degli innocenti allievi under 10. Hal, Pemulis e Axford, passato il momento delicato dell’antidoping, si ributtano subito nel sintetico. Ma non come superficie dei loro scambi da fondocampo, quanto piuttosto nella nuova micidiale droga DMZ, studiando i giorni migliori per provarla perché dice distrugga il cervello. Ovvero, lontano da incontri decisivi e lezioni scolastiche, perché all’accademia si gioca e si frequentano corsi: Hal Incandenza, ad esempio, segue "Separatismo e ritorno: storia del Quebec dal Frontenac all’età dell’interdipendenza", tenuto da Thierry Poutricourt, prof in gioventù di simpatie indipendentiste. Pemulis si è procurato il DMZ dai fratelli Antitoi, separatisti quebechiani del FLQ. Delle loro simpatie politiche è ignaro. Uno degli altri passatempi preferiti dei ragazzi è l’ascolto di una trasmissione radio, di un’ora, a partire dalla mezzanotte, condotta da una certa Madame Psychosis.

Il secondo universo del libro è la Ennet House. La Ennet è una casa di recupero per alcolisti e tossicodipendenti diretta da Patricia, o Pat, Montesian ed è la sesta delle sette unità dell’ospedale pubblico Enfield Marine. Nelle unità, si trattano dai reduci di guerra ai dipendenti dal metadone, dai catatonici e vegetali umani ai tossici in via di recupero e a quelli che non smettono di farsi. Pian piano, vi confluiscono Ken Erdedy, Don Gately e ancora: Tiny Ewell, un tale ossessionato dai tatuaggi trasferito alla Enfield dall’unità di disintossicazione del St. Mel’s Hospital; Katherine, o Kate, Ann Gombert, una che ha tentato il suicidio e che ha sostenuto un pesantissimo colloquio su depressione, sensazione e marijuana, in gergo tossico Bob Hope, con il responsabile del reparto psichiatrico della Enfield; Joelle van Dyne, che, perso da tempo Orin, prosegue nel suo sballo totale e tornata a casa dalla festa di una certa Molly Notkin, tenta di ammazzarsi a forza di droga; Randy Lenz, un tipo poco raccomandabile con un passato da complice in un terzetto composto anche da Povero Tony Krause e Matty Pemulis. Assieme mettevano a segno colpi per Guillaume DuPlessis, l’indipendentista quebechiano fatto fuori da Don Gately. Se scopriremo che Matty è il fratello di Michael Pemulis, la storia di Povero Tony Krause, fratello del Roy Tony dell’Anno della Saponetta Dove in Formato Prova, viene seguita più accuratamente.
Lo troviamo infatti a Boston insieme ad altri due tossici, alla ricerca disperata di droga a Chinatown. I tre finiscono nel locale del boss cinese Dottor Wo che ha un conto in sospeso proprio con Povero Tony, che nella vita fa il travestito. In virtù di questo conto in sospeso, Dottor Wo consegna a Povero Tony droga tagliata male. Ma male male male e ne fa le spese un compagno tossico di Krause che muore subito dopo essersi bucato. Superata questa avventura, Povero Tony sente franare la terra sotto ai piedi, non è più al sicuro da nessuna parte e, soprattutto, non riesce a procurarsi eroina. Dopo un periodo di succedaneo metadonico entra in crisi di astinenza. L’attacco peggiore lo coglie nel treno del metrò.

I ragazzi della Enfield Tennis Academy sono adesso impegnati in un torneo contro i pari grado della Port Washington Tennis Academy. È in questa occasione che svetta John Wayne, numero uno della Enfield, peraltro scoperto da J.O. Incandenza durante le riprese di un suo film composto da interviste a tutti coloro che si chiamavano come il famoso attore. Rientrati alla base, i ragazzi della Enfield sono impegnati in un gioco incredibile, la simulazione di un risiko nuclear-tennistico, e non poteva essere altrimenti, inventato da loro stessi, con forte influenza di Pemulis, dalle venature geo-strategiche e matematico-informatiche. Il gioco si chiama Eschaton e si svolge l’otto novembre dell’Anno del Pannolone per Adulti Depend, un giorno non casuale: è la festa dell’interdipendenza di cui abbiamo accennato all’inizio. Poi, tutti a vedere il film di Mario Incandenza, trasmesso alla Academy, su come l’America si è trasformata in Onan sotto la presidenza Gentle.
Alla Ennet House, invece, entriamo nella dimensione degli incontri di auto-aiuto. Vi sono coinvolti tutti: da Erdedy a Joelle, da Ewell a Gately. Sono incontri separati per coloro che abusano di alcol o di droga: si distinguono dunque per alcolisti anonimi e per narcotisti anonimi. A uno di questi ultimi, succede che Ken Erdedy ripudia il rito collettivo dell’abbraccio con cui terminano le varie sedute. Che non sono lunghissime. Sbaglia però bersaglio perché avrebbe dovuto abbracciare Roy Tony - rieccolo, dopo centinaia di pagine dall’episodio che lo riguardava - che al rifiuto di Ken si arrabbia di brutto. Gately, che sembra intanto attirare l’affetto di Pat Montesian e di Joelle van Dyne, forse con Joelle c’è qualcosa di più, diventa l’addetto a spesa, cibo e cucina della Ennet.
I colloqui di maggio fra Steeply e Marathe hanno prodotto gli effetti prevedibili: sia i servizi del BSS che la cellula terroristica degli AFR si gettano alla ricerca della copia master di Infinite Jest. E se la copia master fosse fra la refurtiva del furto compiuto da Gately ai danni di DuPlessis? Chissà. I primi a fare le spese della ferocia degli AFR sono i fratelli Antitoi. La copia master, ribadiamo, è fondamentale perché le cellule anti-Onan detengono copie di sola lettura non riproducibili. Mentre gli AFR pretendono di sconvolgere la psicologia collettiva, rendere un’intera popolazione catatonica disperdendo ovunque il filmato, il BSS vorrebbe la copia master, teoricamente, per l’intento opposto di impedire tale scenario. Si scomoda addirittura il capo supremo dell’Ufficio dei Servizi non Specificati, Rodney Tine che arriva a Boston per cercare di capire come sia stata possibile la diffusione dell’Intrattenimento ed eventuali responsabilità canadesi. Si scopre che Rodney ha uno speciale righello metrico con il quale si misura il pene ogni mattina. Ne possiede pure un modello telescopico formato viaggio. In un dialogo Steeply chiede a Marathe se è mai stato tentato di vedere il Samizdat e di cadere nelle spire del suo fascino magnetico. Marathe è evasivo, ci mancherebbe altro, e parla di test commessi ai danni di cavie. Alla fine, entrambi ammettono che un paio di persone lo hanno visto e sono oramai cerebralmente perse.
A questo punto il libro vira su uno dell’ex terzetto di Povero Tony, ovvero Randy Lenz: ospite della Ennet House, per liberarsi dalle tensioni della disintossicazione, comincia a uccidere topi, poi gatti e ogni sera con metodi sempre più crudeli. Dal soffocarli dentro ai sacchi dell’immondizia al dare fuoco agli animali. Incredibile a dirsi ma torna in tempo per il coprifuoco alla Ennet. In realtà deve capire se la cosa lo fa stare bene fino in fondo. Finché il suo nuovo compagno di stanza alla Ennett, Bruce Green, oramai maritato con Mildred Bonk - anche per lui avevamo il misero aneddoto dell’Anno della Saponetta Dove in Formato Prova centinaia di pagine fa - non gli chiede di accompagnarlo in quelle che immagina essere innocenti passeggiate serali. In una di queste, Randy confessa a Bruce che Joelle è velata per nascondere un viso mostruoso con un unico occhio in mezzo alla fronte. Quindi, una notte uccide un cane sempre per fare chiarezza dentro se stesso. A causa dell’episodio, alla Ennet arrivano tre loschi figuri, canadesi all’accento, che vogliono uccidere Lenz. Don Gately, dopo alcune esitazioni, scatena una rissa nella quale gli ospiti della Ennet hanno la meglio sui tre ma dal tumulto Gately ne esce gravemente ferito a spalla e polpaccio. Mentre vaneggia, dice che la Madame Psychosis della radio non è altro che Joelle van Dyne.
Tornando all’accademia tennistica, Hal Incandenza e Ortho Stice giocano una partita sotto gli occhi degli istruttori e di Helen Steeply, una giornalista della rivista Moment. Stice, per quanto inferiore di età, mette in difficoltà Hal, il numero due assoluto di tutta la Enfield, e lo porta al terzo set. Questa partita butta in crisi Hal, già provato dalle droghe, lo fa vacillare nelle sue certezze. Helen chiede di intervistare Hal per completare il profilo di Orin Incandenza, il fratello maggiore passato al football e da lei già intervistato, e della famiglia. Gli istruttori oppongono un rifiuto. Helen non è l’unica a interessarsi della famiglia Incandenza. Gli AFR si sono oramai convinti che, dopo avere battuto varie strade, resta come fonte principale delle loro ricerche proprio la famiglia del regista di Infinite Jest. Fra le strade battute, gli Assassini su Sedia a Rotelle hanno incrociato pure i destini di Povero Tony. Ridotto oramai una larva, riesce perfino a ritrovare uno del suo famoso terzetto: Matty Pemulis, il fratello di Michael, che se ne sta a riflettere in un ristorante. Si scopre che Matty è stato violentato dal padre fin da bambino e fondamentalmente a causa di questo trauma ha scelto la strada della prostituzione. Tuttavia non riesce ad aiutare Povero Tony che finirà la sua vita ucciso dagli AFR. I quali tentano una carta incredibile e pur essendo, per scelta volontaria di auto-castigo, ridotti a paraplegici o tetraplegici, meditano di sostituirsi a tennisti quebechiani in procinto di andare alla Enfield Academy per uno dei tanti tornei under 18 fra pari grado di diverse scuole tennistiche.
I Servizi non Specificati intanto seguono più la pista Joelle: interrogano in modo robusto Molly Notkin che racconta la trama di Infinite Jest e conferma che Madame Psychosis e Joelle van Dyne sono la stessa persona. E il povero Don Gately, sempre convalescente, avrà a che fare con le ultime propaggini di una violenza che non si coglie se è un vaneggiamento trasognato o la realtà effettiva.

 

 

 

 

David Foster Wallace
Infinite Jest
traduzione di Edoardo Nesi, Annalisa Villoresi, Grazia Giua
Torino, Einaudi, 2006
pp. 1281

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