“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 01 July 2014 00:00

Le deliziose perversioni polimorfe di Alberto Laiseca

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Avventure di un romanziere atonale è uno degli ultimi gioiellini della collana “Gli eccentrici” diretta da Loris Tassi per la casa editrice salernitana Arcoiris. L’autore di questa bizzarra raccolta (meglio dire coppia) di racconti lunghi (o romanzi brevi) è il mirabolante Alberto Laiseca.

Si tratta di un oscuro scrittore argentino, trasferitosi a Buenos Aires da adolescente, ma di origini cordobesi. La sua carriera letteraria è tanto lunga quanto travagliata. Dal thriller di Su turno para morir della metà degli anni ’70 alla saga/delirio cosmico dello sterminato romanzo Los sorias, scritto nei primi anni ’80 ma pubblicata solo nel 1998. Oltre ai romanzi, occupano un luogo importante della sua attività letteraria anche i racconti. Si comincia con la raccolta Matando enano a garrotazos (Uccidendo nani a bastonate, strano il gerundio all’inizio del titolo, vero? Bene, la spigolosa sintassi laisechiana era l’argomento di punta dei suoi primi detrattori, tra cui Jorge Luis Borges) del 1982. Citiamo anche le collezioni El gusano máximo de la vida misma e En sueños he llorado del 1999 e 2001 rispettivamente.
Se dovessi scegliere di soffermarmi su un aspetto della produzione di Laiseca, opterei proprio per i racconti. Sì, perché il rapporto tra testo e autore, in questo caso, non vive solo delle pagine dei libri. Il primo esempio riguarda il piccolo schermo: Laiseca diventa narratore di racconti del terrore altrui (da autori rioplatensi come Horacio Quiroga  e Leopoldo Lugones ai classici di Poe e Lovecraft) in un programma, Cuentos de terror appunto, dell’emittente I-SAT.
I suoi baffi prominenti e l’immancabile sigaretta tra le labbra lo accompagnano anche nel ruolo di attore. Il suo racconto Querida voy a comprar cigarillos y vuelvo (“Cara, vado a comprare le sigarette e torno”), diventa un film firmato da Gastón Duprat e Mariano Cohn in cui la vicenda è narrata e commenta dallo scrittore, presente (e possente) di fronte alla macchina da presa. Poi, al contrario, nel film El artista del 2009 interpreta il ruolo di un anziano ospite di una casa di riposo. La storia del film diventerà un suo racconto in cui l’anziano protagonista (cioè il lui del film) commenterà le miserie e le piccole furbate dell’infermiere, ladruncolo delle sue opere d’arte. Un’inversione quasi simmetrica: se il racconto Querida… si chiudeva in poche righe senza commento, la sua dilatazione cinematografica è affidata anche al Laisaca-pensiero; al contrario, il film El artista è rielaborato nella pagina narrativa e arricchito da considerazioni e commenti del personaggio di Romano (l’anziano signore), specchio letterario delle classiche congetture dello scrittore argentino.
Gli splendori e le miserie della sua carriera letteraria sono emblematiche della sua opera. Lo splendore è la costanza imperterrita con cui Laiseca ha pubblicato “libercoli ingiuriosi”, noncurante della critica, del canone letterario, della scrittura politicamente corretta, del ruolo socialmente impegnato dell’intellettuale. La miseria è stata a lungo la sua compagna e ha interessato tanto i primi critici quanto la condizione di vita di Laiseca. Solo negli ultimi anni le sue opere sono state accolte con maggiore entusiasmo dalla critica e da un numero crescente di lettori, rendendo così giustizia a uno scrittore già apprezzato da grandi nomi eterodossi come Fogwill, César Aira e Ricardo Piglia.
Stiamo assistendo alla nascita di un personaggio mediatico, osannato da un nuovo tipo di pubblico in grado di recepire il suo linguaggio e la sua visione del mondo. Le Deliziose perversioni polimorfe (si intitola così il documentario del 2004 che ne racconta la vita) tanto invise negli anni ‘80 hanno cominciato a prendere piede tra lettori e spettatori inclini ormai alla sovversione delle categorie emotive, sociali, famigliari, sessuali e, infine, letterarie. E qui entrano  in gioco la casa editrice Arcoiris e Loris Tassi come curatore. La loro (in)sensibilità letteraria non poteva lasciarsi scappare un eccentrico di tale caratura. Possiamo così godere, finalmente, di uno scrittore tanto prolifico quanto plurale nelle sue produzioni.
Laiseca distrugge, con una frase, le certezze a cui ci aggrappiamo fiduciosi. Se volete una prova, leggete Le avventure di un romanziere atonale per credere. Accompagnate il romanziere (fallito), protagonista della vicenda; osservate le sue abitudini quotidiane, la routine, i compromessi necessari per diventare un letterato, il linguaggio con cui lo spietato narratore lo apostrofa. Il mondo della letteratura è nobile? È popolato da intellettuali decenti, con una sincera e propositiva passione per la società? No, gli scrittori parlano fetore, come scriveva Franz Kafka.
E io, a questo punto, innamoratomi di Laiseca e del suo lurido atonale, cosa dovrei fare? Suggerirvi gentilmente di leggere Avventure di un romanziere atonale? Dovrei aggiungere aggettivi e fiorellini affinché sia più allettante la mia proposta? Assolutamente no! Leggete Laiseca e andate al diavolo!

 

Alberto Laiseca

Avventure di un romanziere atonale

traduzione di Loris Tassi

Salerno, Arcoiris, 2014

pp. 114

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