La trama è di una semplicità e di una linearità che lascia con il fiato sospeso. Un vecchio miliardario sicuramente eccentrico ma considerato decisamente pazzo (e poi si capirà il motivo) perché si sente come un canarino circondato da gatti, muore e lascia un’eredità cospicua che potrà essere raccolta soltanto vent’anni dopo la sua morte. Il giorno arriva e gli eredi sono convocati nell’antica dimora del miliardario per l’attesissima apertura del testamento, che sancirà chi di loro il giorno successivo potrà considerarsi milionario. L’erede è Annabelle (interpretata dalla minuta ma bellissima Laura La Plante), che per ricevere l’eredità dovrà, secondo un altro dei cavilli del vecchio pazzo, dimostrare di essere sana di mente. Quella notte (l’apertura del testamento è avvenuta infatti a mezzanotte, secondo il volere dell’eccentrico Mr. West) giungerà anche un dottore (l’ironia di Leni è sempre piacevole e sarà proprio il dottore la figura più inquietante del film) per sancire la sanità o l’insanità mentale dell’erede; qualora infatti riscontri follia, in un’altra lettera lasciata dal milionario ci sarà il nome del sostituto erede. Il titolo originale del film è The Cat and the Canary e si riferisce al fatto che il vecchio miliardario si è sempre sentito come un canarino che vede attorno a sé tanti gatti neri che attentano alla sua fortuna, i futuri eredi che attendono soltanto la sua morte. Tutti gli eredi passano la notte nel castello e la notte si trasforma facilmente in un incubo, da un lato un pericoloso assassino (che si autodefinisce “Gatto” perché ama fare a pezzi le sue vittime come fossero canarini – ancora l’ironia di Leni) è scappato e potrebbe essersi nascosto proprio in quella dimora, dall’altro scompare inspiegabilmente il notaio che soltanto successivamente verrà ritrovato morto (il notaio possedeva la lettera con il nome del sostituto erede) e accadono tutta una serie di cose che fanno sospettare, e a buon diritto, che quella dimora sia infestata da fantasmi. Insomma il classico horror ambientato in un’oscura e antica dimora. A questo punto Leni può sfoderare tutte le arti espressionistiche della sua regia, l’uso eccezionale dei chiaroscuri e delle ombre, coadiuvato dal grande Warrenton alla fotografia, movimenti di camera (addirittura la soggettiva!) di grande suggestione, sovrapposizioni di immagini e inquadrature dal basso a rendere deformate le proporzioni.
Insomma gli elementi per un ottimo horror ci sono proprio tutti, ma Leni non si accontenta. Non vuole soltanto costruire un horror onesto e ben girato per il pubblico americano, ma vuole anche, come è nel suo stile, divertirsi e così crea tutta una serie di personaggi grotteschi (la governante con il suo humour sadico, la pettegola e sospettosa vecchia zia, il cugino imbranato e pauroso) che arricchiscono il film riuscendo a creare a tratti del sano umorismo nel bel mezzo di situazioni terrificanti.
Anche la conclusione è veramente piacevole, senza dilungarci su alcuni intricati particolari, basti sapere che l’assassino del notaio non è altri che uno dei parenti, quello che avrebbe ricevuto l’eredità qualora la bella Annabelle fosse risultata pazza e in effetti era quasi riuscito nel suo intento, Annabelle è fortemente scossa dagli eventi e giustamente impaurita da quello strano dottore (che è probabilmente una bravissima persona) che dovrebbe visitarla e che ha l’aspetto tipico del folle e sadico protagonista di film horror.
Dunque, un grande film, non soltanto perché mescola caratteristiche di generi differenti e li amalgama sapientemente, non soltanto perché riesce a rendere il prodotto perfetto per il pubblico americano (c’è anche l’happy end per la bella Annabelle) pur utilizzando, seppur in maniera diluita, tutta la sapienza dell’Espressionismo tedesco, ma anche perché, senza soffermarsi troppo e senza raggiungere assolutamente la profondità di un Fritz Lang, riesce comunque a mostrarci un altro stereotipo che non dovremmo mai dimenticare e che proprio l’America conosce bene: l’ossessione per il denaro e per la ricchezza che può spingere persone perbene e insospettabili a commettere i più orrendi omicidi.
Retrovisioni
The Cat and the Canary (Il castello degli spettri)
regia Paul Leni
con Laura La Plante, Creighton Hale, Forrest Stanley, Tully Marshall, Flora Finch
produzione Universal Pictures
soggetto dalla commedia di John Willard
sceneggiatura Walter Anthony, Alfred A. Cohn, Robert F. Hill
paese USA
lingua originale muto
colore B/N
anno 1927
durata 82 min.