“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 10 April 2014 00:00

45 giri al minuto: il battito del DiscoDays

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Era il 1979 quando una giovanissima Heather Parisi riusciva a far arrivare la sua gamba sino alle stelle sulle note di un pezzo che faceva più o meno così: “Disco disco manda via tutta la malinconia, è la favola, la superfavola”. Ecco, prima di tutto: non provate ad imitarla a casa da soli a meno che non abbiate un fisioterapista in famiglia o montagne di Voltaren gel nella cassetta dei medicinali. Ma il mio non vuole essere un monito per bloccare l’étoile che è in voi quanto piuttosto il punto di partenza per un viaggio, contrariamente a quanto dice la canzone, nostalgico – giusto un pizzico – tra rumori, odori, riverberi di un passato fatto di musica e sensazioni legati ad un disco e una puntina. È un viaggio in 45 giri al minuto.

È il viaggio che ormai da dodici edizioni si rinnova nella città di Napoli durante l’evento DiscoDays, una delle fiere della musica e del disco più seguite e fornite di tutto il Centro-sud. Più di centocinquantamila vinili esposti, trenta rivenditori da tutta Italia e una serie di concerti e dj-set durante tutta la giornata. La kermesse, curata dalla Iuppiter Eventi si è tenuta domenica 6 Aprile al Palapartenope, ottenendo un bellissimo successo di visitatori: quasi tremila persone, tra curiosi e appassionati di musica, di vinili in particolare, già presenti ai cancelli con i loro trolley pronti per accaparrarsi la chicca mancante alla loro collezione.
Una realtà quella del vinile, e non un passato archiviato, conclamata anche oggi da molte band contemporanee che hanno la briga di creare per i loro fan una versione 45 giri dei loro album: qual è il segreto di questo formato che resiste negli anni, almeno dagli anni Quaranta, sino ad oggi?
È questa la domanda che mi sono posta andando al DiscoDays.
La risposta in realtà non è una: c’è indubbiamente una fascinazione nei confronti di questo “discone” nero lucido, delle copertine, dei colori e dell’odore che ti riporta indietro nel tempo nei salotti dove ognuno portava il proprio disco e ci si confrontava sui propri gusti musicali. La musica la si toccava e soprattutto rappresentava un momento di condivisione molto forte. Il supporto era estremamente funzionale al tipo di suono, quasi come se ne accrescesse il valore e la bellezza. Pensate a come sarebbero suonati i Beatles se le loro canzoni fossero state messe su un moderno cd-rom: suono pulito certo, ma l’atmosfera non sarebbe stata più la stessa. Tutte le imperfezioni, gli scricchiolii, fruscii che ti arrivavano all’orecchio facevano parte di un modo di usufruire la musica che sembrava più vero, più vicino, tattile: la musica ti sembrava di “sentirla” davvero, fin dentro la pelle, e non solo di ascoltarla e basta.
È per questo che i collezionisti doc, quelli che non si fanno scappare nessuna rarità, erano lì presenti, ma con loro, moltissimi giovani con la voglia di allenare il loro orecchio ad un altro suono, un suono più sporco ma più autentico. Migliaia di vinili, musicassette, e un’area espositiva dedicata ai Queen, con fotografie d’epoca, ritagli di giornale, cimeli di Freddie Mercury e la sua band hanno dato un tocco in più all’edizione di quest’anno.
Una formula arricchita anche dall’esibizione live di giovani band durante il corso di tutta la giornata iniziata dalle 10:30 di mattina fino al gran finale delle 21:00 quando a chiudere la serata è intervenuta una band partenopea in forte ascesa: La Maschera.
A rendere l’evento ancora più sensazionale, la presenza di Guido Harari, fotografo e giornalista che ha avuto modo di immortalare, durante la sua lunga carriera, le più grandi star del panorama nostrano ed Internazionale e che per l’occasione ha ricevuto il premio Fotografia per la musica dal giornalista de Il Mattino, Federico Vacalebre.
Una giornata che è stata tutta da girare – in nomen omen direi – tra dischi, vinili, 33 giri, giradischi, alla ricerca del pezzo unico, tra grandi affari ma anche rinunce con un portafoglio un po’ troppo piccolo per delle rarità costose che forse è giusto rimangano senza nessun proprietario… Ok no, sto cercando di autoconvincermi in questo momento ma non funziona granché: avrei fatto incetta di ogni!
Un evento in crescita e che è stato inserito in un mese, aprile, che è molto significativo per la musica e i suoi supporti: il 19 Aprile infatti si rinnova un altro importante appuntamento mondiale, quello con il Record Store Day 2014: per questo giorno tanto speciale tantissimi artisti della scena internazionale decidono di regalare alla discografia delle perle, che siano ristampe di vecchi dischi, edizioni limitate o semplicemente singoli e album nuovi di zecca che vedranno la luce proprio in quel giorno. Un evento che nasce tutto negli USA per poi sbarcare in tantissimi altri Paesi come una vera e propria occasione di celebrazione per tutti i musicologi, e anche qui, in Italia si festeggia con tante uscite discografiche nostrane.
Un battito quindi quello del vinile, destinato a non morire per molto, molto tempo ancora.

 

 

 

DiscoDays
Napoli, Teatro Palapartenope – Casa della Musica, 6 Aprile 2014

 

https://www.facebook.com/DiscoDays?fref=ts

 

N.B.: Per le foto: Lucia Testa e Davide Visca

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