“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 26 January 2014 00:00

L’insostenibile stupidità della critica letteraria. Supplica ai docenti

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“M’illumino
    d’immenso”

La leggi: una perla, bella, geniale, ricca, ti apre la mente e il cuore, pensi e senti, vedi in due righe una cultura e una Storia.
Leggi la critica: un attacco di colite acuta.

“Due ternari, il primo dei quali, sdrucciolo, è composto da quattro sillabe. Quattro parole di cui due monosillabi, che, compenetrandosi con il termine che segue attraverso l’apostrofo, danno luogo a due sole emissioni di voce.”

È un po’ come se, per capire perché vuoi bene a una persona o perché ti piace, la portassi in un laboratorio e chiedessi di farle una vivisezione, come se chiedessi l’analisi chimica di tutti i suoi fluidi e di tutte le sue particelle atomiche. Come se te la mettessero lì, nuda, sotto un microscopio d’avanguardia capace di andare così in profondità nella sua materia da giungere al nulla o al massimo a un puntino grigio.
Pur non avendo frequentato le grandi università, si dovrebbe arrivare col puro buon senso a capire che la cosa è del tutto inutile. E allora io mi chiedo come mai i dotti non ci arrivino anche loro a capire che tale analisi è empia poiché profana la poesia stessa, è al tempo stesso gelida e arida poiché né spiega veramente perché la poesia piace e tanto meno può dirci cosa ha di tanto prezioso. Eppur ci prova!, in modo ridicolo, e il dramma è che il tentativo non fa ridere nemmeno un po’.
Pensando poi che questa “analisi” si trova sul manuale di un sedicenne, sembra quasi che si voglia aiutarlo a odiare per sempre la Poesia: intraprendi gli studi in fisica nucleare figliuolo, lascia stare questa roba letteraria, non vedi com’è fredda e com’è complicata?
Diamine perché trattare l’arte come le patologie? E se il primo ternario non fosse sdrucciolo? E se la parola “sdrucciolo” non esistesse? Forse che la poesia non piacerebbe? Che non sarebbe mai stata scritta? O forse che sarebbe stata la cosa peggiore mai scritta fino ad oggi? Bah! Buh! Boh!
Iniziare la spiegazione di un così bel brano così! Ma è legale? Urgerebbe davvero, per tali analisi, un riquadro a parte per chi davvero è interessato, un po’ come sui siti porno ci sono le sezioni apposite per i più deviati. Qualcuno metta addosso a queste povere nudità delle mutande colorate!
Certo la forma è significato, la forma è storia, la forma è arte, la forma ha la sua importanza, la forma è sostanza, la forma è contenuto. Va bene, va bene, nessuno ha mai detto il contrario! Ma è davvero chiedere troppo di parlare della forma con delicatezza e senza essere insopportabili? Poiché la forma è il corpo, fatecela desiderare! Nessun uomo saprebbe che farsene delle migliori qualità rinchiuse in una foca monaca! No, no, no, bisognerebbe proprio essere zoofilo per sposarsela! Per cui essere un po’ meno accademici, un po’ meno scientifici, insomma un po’ più gentili davvero non sarebbe male.
In quale poesia poi il Baldi del famoso manuale di letteratura non veda “la totalità della vita, il finito e l’infinito, il mortale e l’immortale, il tempo e l’eternità” qualcuno, se fosse possibile, dovrebbe chiederglielo. Io che ho studiato medicina so che questi sono sintomi di edema cerebrale: “hey amico, credo ti serva un dottore”.
Anziché leggere nelle aule tante assurdità, fate leggere l’opera ancora vera e sana, e poi fate parlare il ragazzo che non sa nulla di metrica, di Petrarca, della Storia, chiedetegli cosa rievoca in lui il brano. Fategli tornare le lacrime agli occhi, fatelo innamorare, e vedrete che da solo scorgerà nei versi il senso, il padre, l’amore, la morte, la tristezza, la condizione umana, la gioia, la speranza, la fantasia, il tempo che va. Non dategli risposte ma suggerimenti, amichevoli consigli, costringetelo al pensare critico e al sentire forte. Da solo capirà, potete starne certi.
Se così non fosse, dove starebbe la grandezza dell’autore? L’autore o è universale o non è; e se è resistito per inerzia nel tempo è giusto che presto venga dimenticato. Se di lui non c’è da dire nulla che valga la pena o serve dire tutto e di più perché se ne intenda poco allora questo così detto “scrittore” non vale una sola moneta ed è un impostore.
Oh patetica saccenteria (che pur un tempo significavi buona cultura!), quanto sei tu, così spesso, molto più dell’analfabeta vicina all’ignoranza! Come sarebbe più bello se dai licei uscissero individui anche incolti ma non senza la capacità di pensar da sé! Tutto ciò che “sanno” d’altronde, non è certo un segreto, in ben pochi mesi vien dimenticato. Quanti anni della loro vita sprecati! Perché a questa legge nessuno si sottrae: che solo ciò che ha significato rimane, solo ciò in cui si crede, solo ciò che si è conquistato, solo ciò a cui la memoria s’è affezionata: il resto al nulla appartiene e ben presto vi torna.
Volete davvero che sappiano qualcosa di Poesia? Fateli Scrivere! Fateli Sognare! Fateli Amare!
Ma sopratutto: che ne sapete davvero voi?
Facciamolo dunque parlare l’asino della classe, l’indolente e l’ignorante. Ascoltiamolo, dopo avergli dato il giusto aiuto, dopo averlo consigliato da amici e innamorati. Perché per parlare di Poesia non serve mica sapere qualcosa di poesia. Perché, Pascoli acconsentirà, la poesia nessuno la conosce meglio del fanciullo che è anche per eccellenza lo stupido, l’ingenuo, il debole e l’ignorante. Perché la Poesia, tutti acconsentiranno, è mistero e appartiene appunto al luogo di cui nessuno sa.

Per una 'extended version' del testo, leggere qui:
http://gianmarcogiuliana.blogspot.it/2014/01/linsostenibile-stupidita-della-critica.html

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