“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Extra

Extra La locanda delle chiacchiere

«Il viaggio s’arresta in una locanda: scoppietta la fiamma, una musica dice il suo tono, il bisbiglio di voci vi domina legando i tavoli ai tavoli, gli uomini agli uomini. È qui che i racconti s’incontrano».

Il Rossini Opera Festival (ROF) ha messo in scena l’opera in quattro atti Guillaume Tell che ha debuttato in anteprima internazionale l’11 agosto 2013 nella suggestiva Arena Adriatica di Pesaro. Uno spettacolo contemporaneo dove la scenografia a più livelli permette un’immersione totale nella vicenda del leggendario eroe che liberò la Svizzera dagli Asburgo il 1° agosto del 1308. Un perfetto equilibrio tra le parti composte dall’orchestra del Teatro Comunale di Bologna, dal coro e dalle potenti e raffinate voci soliste e dal corpo di ballo coordinato dal coreografo Ron Howell; interventi tersicorei danzati con grande professionalità e ricerca estetica.

Monday, 26 August 2013 02:00

Il gatto sul petto che scotta

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Il gran bel gatto nero miagolò miaooooooo sul gran bel petto bianco della dama di picche e io davanti a loro non capii. Il gattaccio mi fissava come se la sapesse lunga proprio lui con quella pellaccia nera da jettatore e miaooooooo insisteva miaooooooo, io ero esterrefatto. Aprii bocca per dire e mentre dicevo lui miaooooooo mi miagolò con una certa autorità, il gattone era eloquente con i suoi occhi lunari e il miagolio imperioso, e per di più la comandava lui sul petto regale della dama di picche con la faccia bianca girata dall’altra parte, rispetto alle picche intendo; lui era il gran gatto re sul gran petto della regina e per questo poteva ordimiagolarmi qualsiasi cosa e io dovevo solo starmene a capo chino al cospetto della sua grandezza.

Tuesday, 03 August 2021 00:00

Al mare...

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Per un po' andiamo in vacanza (almeno in apparenza). Nel frattempo — mentre saremo dediti un po' al mare, un po' a ricordare ciò che abbiamo visto e vissuto per scriverne — potete leggere e rileggere gli articoli di Arte, Teatro, Letteratura, Musica e Cinema; leggere e rileggere i racconti della Fucina. E, nel caso vogliate collaborare con la rivista potete inviare il vostro C.V. a This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

Vi auguriamo Buone Vacanze,

La redazione de Il Pickwick



Dopo anni di analisi e di ricerche, sono finalmente riuscito a ricostruire le ultime ore di vita di Lev Trotsky. Come il suo assassino Mercader del Rio entrò indisturbato nella sua casa, quali furono i temi di carattere politico che affrontarono, quale la dinamica dell’efferato omicidio. Dopo oltre settanta anni da quella terribile notte, porto per la prima volta a conoscenza il risultato del mio lavoro, fiducioso che sia di aiuto e di lezione alle future generazioni.
Intriso di  stima e affetto verso il Direttore de
Il Pickwick e la Redazione tutta, ne faccio loro dono affinché avvenga la pubblicazione e il giusto risalto della mia opera.
Il Pickwick infatti, nei grovigli della rete, colma di trappole ed insidie è l’unica testata virtuale nella quale cultura, conoscenza e ragione interagiscono in modo equilibrato e mirabile alla ricerca filosofica della verità.
Ecco quivi, la risultanza del mio studio che porterà, concedetemi questo slancio di immodestia, ad una nuova analisi storica della travagliata e spietata vita politica nella Russia del ventesimo secolo.

Se un tempo la parola “nerd” aveva un significato assai negativo, sono in tantissimi oggi a dichiararsi orgogliosamente nerd. Ma la questione principale è: lo sono davvero? Cosa distingue un vero nerd da uno sfaccendato benestante sempre munito di portatile e smartphone di nuova generazione che si dedica a videogames, fumetti e fantasy solo per noia?
Innanzitutto bisogna precisare che il contesto storico e sociale nel quale la parola “nerd” è nata è completamente diverso da quello attuale. Noi oggi viviamo nella società dell’elettronica e dell’informatica, e sono in pochissimi a non sapere usare il computer. Risalendo indietro nel futuro insieme a Marty Mcfly e Doc, nel 1985 quando uscì il primo film della saga Ritorno al futuro, era esattamente il contrario. Lo era anche nel 1977, quando uscì il primo Star Wars e il 3d Rendering era probabilmente il sogno erotico di George Lucas mentre lavorava alle scene filmando modellini e vecchie batterie di flash appiccicate a dei bastoni.

2 Agosto, ore 22:00, Napoli.
Sono qui nella mia stanza nell'afa estiva per scrivere il diario di una giornata atipica: con un po' di fantasia il mio personal computer diventa un calamaio e il mio mouse una piuma bianca: voilà! Ora mi sento davvero come Jonathan Harker, uno dei protagonisti del romanzo di Bram Stoker, Dracula.
Tutto è iniziato questa mattina: armata di straccetto d'aglio e croce (la prudenza non è mai troppa non si sa mai) mi accingo ad incontrare i miei ospiti. Sono in leggero ritardo e mi affretto: non bisogna scherzare coi vampiri, possono sempre reagire male e azzannarti la giugulare, meglio tenerli buoni.
Da lontano li vedo arrivare e, per mia fortuna, non sono in gruppo ma solo due: Roberto Colasante e Flavia Razzano, videomakers, rispettivamente “vampire” director e “vampire” editor di un progetto 'made in Naples', una casa di pruduzione indipendente che già dal nome ci suggerisce che  bisogna aver paura: Amygdala Production. L'amygdala è infatti proprio quella parte del cervello che gestisce le emozioni, in particolare la paura: non stupisce quindi che il loro ultimo lavoro, Linee di sangue, un trailer vecchia maniera, indaghi proprio l'universo dark e sinistro dei vampiri.

Sunday, 04 August 2013 07:26

Ho baciato Mick Jagger

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   quella mattina m’ero svegliato con una gran voglia di andare con una donna… desiderio tutt’altro che raro: ad ogni mio risveglio infatti sono pervaso da siffatta prurigine talvolta riuscendo addirittura a compiacerla: circostanza – quest’ultima – però invero rarissima
   quando la Fortuna si ricorda di carezzarmi le gote allora basta un paio di telefonate a delle ragazze giuste che conosco (dalla dubbia moralità) anch’esse assalite da medesima (e fors’anche più incalzante) foia mattutina per soddisfare così la mia personale fregola e la giornata è da reputarsi tutta guadagnata – indorata da nuova luce

Friday, 02 August 2013 08:24

Marchionne libero

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Caro Marchionne ti scrivo
Ti scrivo per mostrarti tutta la mia solidarietà. Quello che l’Italia ti sta facendo è inaccettabile. Questo paese è per te ormai claustrofobico.
Ribellati, io sono con te.
Ti appoggio pienamente quando sottolinei l’impossibilità per le multinazionali, come quella che hai creato tu, di produrre e continuare ad espandersi in quest’italietta in cui, antistoricamente, esiste un contratto nazionale dei lavoratori, seppur fortemente evirato, che tanti ostacoli pone allo sfruttamento totale degli operai da te giustamente agognato.

“Ieri andando a fare due passi

in un percorso di fede

mi chiedevo: posso

smaltire i peccati con il jogging?1

Se lo chiedono Elio e Le Storie Tese in Dannati Forever (http://www.youtube.com/watch?v=_mOs3DZw2Og), traducendo in musica l’eterno mistero della fede: come si fa, oggi, a non sentirsi soli e abbandonati su queste lande desolate, come si fa a percepire ancora il calore della promessa divina e del suo immenso amore quando tutto, intorno a noi, è avvolto in una nebbia di peccato, perdizione ed empietà?

Thursday, 01 August 2013 02:00

Uno dei miei più grandi trionfi

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Ancora una volta (e non riesco neanche più a contarle) quel mio caro amico (l’amicizia – e non posso farci nulla ma mi scappa sempre un sorriso quando penso a quel sentimento) di cui forse non ho intenzione di parlarvi troppo a lungo, perché non è poi una persona tanto interessante da necessitare una trattazione specifica, uomo che potrà forse incuriosire qualche nostro studioso della psiche (all’erta psicologi, psichiatri, psicanalisti, pedagoghi, educatori, sociologi e antropologi!) ma che per quanto mi riguarda in un mondo benfunzionante non sarebbe capace di suscitare una qualche emozione in nessuno, mi disse che si sarebbe sparato un colpo di pistola in faccia, perché la sua vita faceva schifo (come dargli torto?) e anche la sua morte non doveva essere da meno, sangue e pezzetti di cranio e poi materia grigia e occhi schizzati chissà dove, grida di persone disgustate e infine qualche incubo durante le notti di chi per sua disgrazia lo avrebbe trovato spappolato nel suo studio. Come un immenso affresco del dolore contemporaneo, proprio così mi disse e io quasi quasi gli ridevo in faccia (ma, come sempre, seppi controllarmi).

A Miriam

 

 

Chiamo filosofia il discorso dell’universale. Il nome, in effetti, non importa. Non importa nemmeno il modo: l’essenza è lo scopo.
Ecco qui. Ecco che comincio a imporre, a tracciare linee e confini. De-finisco: con quattro icastiche sentenze ho già imbottigliato l’imprevedibile, il contraddittorio, l’opaco vortice della vita nel quale tutti noi ci agitiamo in cerca di un buon appiglio.

Per me che uscivo dal liceo classico, doveva essere tutto più semplice perchè, a detta di molti, lo studio del latino e del greco mi avevano dato un’apertura mentale superiore, una forma mentis tale che avrei potuto fare veramente tutto.
Perciò sapevo di non voler fare niente.

Saturday, 27 July 2013 02:00

SELFNESS

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“ovvero della disavventura occorsa al noto (?) cantautore sentimentale Massimo Di Cataldo, emblematica di una questione pregnante quale la collocazione dell’Io nella società odierna”

 

La lettura dell’antologia di saggi a tema romanzo The Novel Today. Contemporary Writers on Modern Fiction (1977), a cura di Malcolm Bradbury, mi ha dato modo di soffermarmi sul concetto di Self e su quello che si presuppone essere il ‘posizionamento’ dell’Io nella società attuale. Secondo lo scrittore Saul Bellow, l’Io contemporaneo è continuamente consapevole dell’avvenuta perdita del potere che aveva in epoche passate (e.g. l’Illuminismo) di plasmare la realtà a sua immagine e/o secondo il suo canone di giustizia/moralità/eticità/etc. La nauseante pressione della società dei mass media e i continui stimoli alla passività e all’assorbimento coatto di una nozionistica pedestre, l’importanza assunta dalla finanza e dall’ ‘organizzazione’ in senso lato, le brutalità di uno stato di conflitto iterato, hanno annichilito ciò che di buono poteva risiedere nell’egotismo-funzionale-alla-realtà illuministico, trasformando la maggior parte di noi nell’uomo del sottosuolo di Dostoevskij, più o meno un larviforme triste dalla evidentissima inadeguatezza morale. Il che a mio avviso, pur non essendo frutto di una visione troppo lontana dal vero, equivale a dire che «c’è la crisi per colpa di Berlusconi».

La contessina Maria Rosaria Galateva, la matura cugina americana Michelle Rabby con la figlia Ketty e poi c’ero io; come un redivivo Quartetto Tetra giravamo per la Florida cantando canzoni improbabili, in un afoso giorno di fine agosto, pronti per una visita guidata all’Everglades, una vera e propria palude attrezzata. Avevamo appena parcheggiato nel Parking l’auto col cambio automatico, che ormai ero solito guidare. Visto che tutte le volte che Michelle Rabby aveva guidato era stata una tragedia: la prima volta aveva preso l’autostrada, ’a Turnpaich, nel senso opposto; la seconda, era stata inseguita e bloccata da un’auto della Polìs, con tanto di 100$ di multa; la terza, guidava così veloce che sembrava stessimo decollando, tanto che ad un certo punto era apparsa l’hostess per indicarci le uscite di sicurezza.

Cominciamo questo discorso con un'immagine. Cominciamo, dico, quasi mi volgessi a voi riuniti in assemblea, su gradini di marmo o sotto il fresco di un platano, poco lontano dalle mura d'Atene. Imperdonabile furberia. Artificio retorico tanto più grave, se mi propongo di rubare il mestiere ai poeti. L'immagine è la loro casa, certo. Aristotele diede loro le chiavi, nella Poetica. Porre davanti agli occhi è, mi sembra, il modo più schietto di scavalcare il problema dell'inizio. L'incipit è il passare dal silenzio al rumore, dall'assenza alla presenza. Ogni incipit è zoppo, è un salto che non poggia da nessuna parte. Questa snervante premessa avrebbe a sua volta bisogno di un'altra premessa, di dieci, cento e mille premesse fino alla parola che spiegasse l'inizio dei tempi e il sistema di tutte le cose. Ma non temete, non abbandonate i gradini, rimanete su questo prato: questo discorso comincia – è già cominciato – con un'immagine. Il discorso, dunque.

il Pickwick

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