“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

La fucina delle scritture

Extra La locanda delle chiacchiere

«Il viaggio s’arresta in una locanda: scoppietta la fiamma, una musica dice il suo tono, il bisbiglio di voci vi domina legando i tavoli ai tavoli, gli uomini agli uomini. È qui che i racconti s’incontrano».

Tuesday, 07 January 2014 00:00

Miramontes

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Nella penombra, Luis appoggiò la valigia marrone sul letto della stanza e la riaprì.

Wednesday, 08 January 2014 00:00

Una doccia bollente (un racconto erotico e pulp)

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“Vattene”. La stretta si era fatta più decisa. Lei cercava di liberarsi con grazia, senza farsi troppo male. “Vattene via. Torna da dove sei venuto”. Sapeva bene quello che stava succedendo. Di nuovo, dopo anni, e lei stava quasi per cadere nella rete. Quasi. “Scusa, ma come mi hai trovata? La tua amica si è informata e ti ha mandato fin qui? Cos’è? Non trovi più nessuno in pianura e sei costretto a visitare le isole dell’oceano per avere qualche attenzione?”. Anni prima non ce l’avrebbe mai fatta a parlargli così. Invece adesso non vedeva l’ora di insultarlo come un cane. Un tempo, era lui, il cattivo. Che prendeva, lasciava, quando aveva voglia, quando gli girava, tutte suo territorio. Tutte puttane.
Eppure, una volta, le aveva anche fatto tenerezza. Aveva gli occhi verdi come il mare, profondi e tristi. Poi, un giorno, ci era caduta dentro, e si era accorta che c’era il vuoto.

Sunday, 05 January 2014 00:00

Una vita coi piedi

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Tutti i giorni alle sette e quindici in punto usciva di casa. Dava tre mandate alla porta e controllava che lo zerbino fosse disposto parallelamente all’uscio. Se lo sorprendeva di sbieco, con piccoli movimenti del piede, cercava pazientemente di rimetterlo a posto. Era abbastanza impegnativo, perché per quanto si sforzasse di trovare un equilibrio, gli pareva sempre che il posizionamento non raggiungesse la perfezione voluta. Con fatica si liberava di quell’ossessione, almeno temporaneamente, e si avviava verso l’ascensore.  Purtroppo l’attività mattiniera nel palazzo era frenetica e quindi doveva sempre attendere qualche minuto affinché l’ascensore arrivasse al piano. Nell’attesa lo sguardo si posava sugli zerbini dei suoi vicini: tutti troppo storti! Cercava rapidamente di sistemarli come gli sembrava consono, con movimenti rapidi e furtivi del piede destro, come se stesse commettendo una qualche infrazione. Qualcuno avrebbe potuto pensare che stesse abusivamente contestando le scelte di posizione altrui, in fondo ognuno aveva il diritto di mettere i propri zerbini come meglio credeva e lui se ne rendeva conto ma non ne teneva poi molto conto. Del resto il tappetino altrui non avrebbe dovuto rovinare la mattinata a quei poveri che credevano ancora in un’etica dei posizionamenti, di cui il nostro uomo si sentiva assolutamente paladino, fiero e capace. Mentre pensava ai pro e i contro di uno zerbino obliquo era già nell’ascensore.

Tuesday, 24 December 2013 00:00

Tu scendi dalle stelle o del pranzo di Natale

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Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,

e vieni in una grotta al freddo e al gelo. (2 v.)

O Bambino mio divino,

io ti vedo qui a tremar;

o Dio beato!

Ah, quanto ti costò l'avermi amato! (2 v.)

 

Monday, 23 December 2013 00:00

Il cigno di Utrecht

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Il buon Marco giunse in Italia in sordina. Era il calciomercato 1987-’88, l’anno prima il Napoli aveva vinto scudetto e coppa italia. Nel Napoli c’era Diego, il più forte di tutti, ma c’erano anche altri che quasi quasi potevano vincere senza di Lui, e dico quasi, perché si sa che dopo Diego il Napoli non ha vinto più nulla per oltre vent’anni. Ma questa è un’altra storia.

Monday, 16 December 2013 00:00

Ultras

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Mi chiamo Sergio, ai fini del racconto il cognome non è un fatto rilevante.
Sono uno studente di giurisprudenza all’ultimo anno e nemmeno questo è un fatto rilevante.
Mio padre è primario di cardiologia in un noto ospedale napoletano, mia madre insegna lettere e filosofia in un importante liceo classico napoletano, ma questi pure sono dettagli del tutto irrilevanti.
Sono fidanzato con Silvia da tre anni; una volta abbiamo creduto che lei aspettasse un figlio, ma l’allarme è rientrato, acqua passata.
No, non c’entra niente con quello di cui vi voglio parlare neanche questo, e non vi voglio parlare neanche della mia mini cooper, della moto, del mio cavallo, dei locali che frequento, degli aperitivi, della cena di Natale, di casa mia.
Niente di tutto questo.

Friday, 13 December 2013 00:00

Il miracolo

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Era una domenica di primavera.
I miracoli, si sa, accadono tanto nei giorni di sole quanto nei giorni di pioggia; e tanto nei giorni di sole, quanto in quelli di pioggia, la musica si spandeva nel parco, incurante di stagioni e perturbazioni, commentata dal vento e dal canto degli uccelli, dalle urla di gioco dei bambini, col bel tempo; sciogliendosi invece sommessamente nella pioggia, posata solo tra le foglie degli alberi, che la lasciavano scivolare via tristi, dopo aver tentato invano di trattenerla.

Sono sul balcone di casa, è passata mezzanotte, fa freddo e in questa notte di inizio dicembre ho il naso all’insù. Se volete, alla stessa ora affacciatevi alla finestra e rivolgete lo sguardo a Sud-Est. Quando il cielo sarà sgombro da nuvole, potrete scorgervi un corpo grande e luminoso, il più luminoso dopo Venere: Giove.1 Questo gigante gassoso aiuta a mantenere l’equilibrio del sistema solare.

Tuesday, 10 December 2013 01:00

Tenerezza

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Sono morta.
Agito le gambe ritmicamente: sono un corridore prima dei cento metri. Le braccia invece le lascio pendere lungo il corpo, le mani fredde, sempre di più, con il gelo che parte dalla punta delle dita a salire su, sempre più su, fino ad arrivare ai polsi, e oltre ancora.
Chiamano il mio nome, scuoto il capo lieve: sono un cavallo da corsa dietro al cancelletto. Con gli occhi fissi, scendo dalla gradinata sorridendo, il passo elegante sulla moquette blu scuro. Attendo pacifica l’effetto sorpresa: come previsto non tarda ad arrivare.

Monday, 09 December 2013 00:00

Fitzwilliam Darcy

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Quando, dopo tanti anni, incontrai quello che oramai chiamavo Fitzwilliam Darcy, il tempo era discreto, era una di quelle giornate di fine estate in cui l’umidità non sa più se appartenere all’estate o all’autunno. Via Toledo era affollata come al solito, nugoli di persone come strambe nuvole di passaggio. C’era confusione intorno a me, ma io ero immerso nel silenzio delle mie considerazioni. Il sudore mi bagnava lievemente la fronte mentre l’umidità divenuta fredda come una vecchia lama arrugginita aveva deciso di scavarmi le ossa. Camminavo a testa alta (perché sono abituato così) e con le mani conficcate in profondità nelle tasche del pantalone di lino. E pensavo. Pensavo, poi. Diciamo che contavo i soldi.

Monday, 25 November 2013 01:00

Il fischio d’inizio

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Domenica 23 maggio 2010 ore 14:45

Nello spogliatoio l’attività è frenetica. Stefano, il tuo compagno di reparto, non se ne cura, è seduto e guarda dritto davanti a sé. Sua moglie sta per partorire, lui vorrebbe essere con lei. Tu lo odi, sua moglie è bellissima, la tua ti ha lasciato per un portiere e vorresti segnare, daresti qualsiasi cosa, baratteresti anche tua madre per un gol nel derby. Il massaggiatore ti dà una pacca sulla spalla, il Presidente dice che porti fortuna, tu speri, lo speri con tutto te stesso. Durante il riscaldamento, una donna, forse una ragazzina, ti ha lanciato un peluche tascabile e lo tieni ancora stretto tra le mani. È un cagnolino bianco con un occhio nero e l’unica cosa che riesci a pensare è che tu odi la Juve. Lo spogliatoio puzza di sudore, eppure ti sembra piacevole mentre l’allenatore ti ripete per l’ennesima volta che quando gli esterni salgono tu ti dovrai inserire centralmente: hai un ottimo tempo di inserimento, lo sanno tutti, lo sai anche tu. In lontananza si sentono già i tifosi intonare i cori, gridano il tuo nome. Guardi il cane e sorridi. Segnerò.

Wednesday, 13 November 2013 01:00

Armonico

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I - Moto armonico forzato
Il giorno in cui ho discusso la tesi, non ti sei neanche degnato di venire, mentre io parlavo davanti a quei baccalà in parrucca, incellofanato nel mio vestito migliore, appeso alla cravatta come un cane alla catena. Mi pareva di vederli da dietro un vetro, i volti appannati, le teste polverose, gli sguardi miopi. L’odore acre del sale.

Monday, 11 November 2013 01:00

Posizione di tiro

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La rovesciata e il colpo di tacco nel calcio sono come i Beatles e i Rolling Stone nella musica, almeno per me, e quindi talonnade e Mike Jagger. La rovesciata è barocca, è un urlo, e infatti piace ai più. Il colpo di tacco è il silenzio nel caos delle aree di rigore. E io sono un tipo piuttosto silenzioso, votato alle cose impossibili – per dire amo l’Athletic Bilbao, da prima che arrivasse Marcelo Bielsa, mi basta sapere che non imbrogliano e che sugli spalti c’è una ragione sentimentale, anche sbagliata e minoritaria ma autentica. È come per le donne e i libri ognuno ha i suoi canoni.

Monday, 04 November 2013 01:00

Belgio

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La mia famiglia vive in Belgio ormai da due generazioni. I miei nonni lasciarono Metz in seguito a una serie di investimenti sbagliati che li mandarono sul lastrico. Infilarono nella valigia poche cose e un mucchietto di dolore, che ancora in tarda età era nella loro voce e nella posizione dei corpi quando tornavano a sera dal lavoro e sedevano a tavola per la cena. È stata molto dura, come per tutti quelli che cercano lontano dalla propria casa e dai propri affetti una vita migliore. Il mio sogno invece dura da quando avevo undici anni. Forse si sta realizzando. Non vorrei svegliarmi e scoprire che è stato solo un sogno. Fino a poco tempo fa ero un dilettante, la polvere dei campi mi entrava di continuo negli occhi, ho avuto una forte congiuntivite per questo motivo. E invece fra qualche giorno partirò in ritiro per cercare di conquistare un posto in Coppa Uefa.

L’appartamento di Luca era al piano terra e aveva un solo balcone, molto piccolo, che dava nel cortile di un palazzo anni Sessanta. Al di là del cortile c’era un palazzo di un piano più basso sul cui ingresso campeggiava una targa dorata con una scritta nera: SCALA B. A destra un pesco spoglio.  Ogni giorno Luca si affacciava al balcone e pensava che non avrebbe potuto buttarsi giù, gli era sta negata anche la possibilità di scegliere. Tristemente guardava la scritta che gli si presentava davanti e il suo pensiero andava alle scale: le odiava! Odiava quella scritta ed odiava quel palazzo che gli precludeva l’orizzonte. Se almeno non avesse odiato le scale, avrebbe potuto andare più in alto, ma odiava le altezze e si sa che ogni gradino porta con sé il peso di un’altezza.
Matteo abitava all’ultimo piano, il quinto. La sua camera aveva una finestra dalla quale guardando giù vedeva il balcone di Luca e davanti a sé, tra le decine di palazzi, ogni tanto faceva capolino l’orizzonte.

il Pickwick

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