“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

La fucina delle scritture

Extra La locanda delle chiacchiere

«Il viaggio s’arresta in una locanda: scoppietta la fiamma, una musica dice il suo tono, il bisbiglio di voci vi domina legando i tavoli ai tavoli, gli uomini agli uomini. È qui che i racconti s’incontrano».

Ogni giorno Geppino si sveglia e sa che dovrà aspettare la Cumana almeno quaranta minuti, quando gli va bene. Ogni giorno la Cumana si sveglia e sa che potrebbe passare anche solo una volta in un’ora. Non importa che tu sia Geppino o la Cumana, arriverai sempre e comunque tardi accompagnato da una jastemma.

Thursday, 15 May 2014 00:00

I porticati di Torino

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Era Torino una sera di fine inverno. Due gradi a far compagnia al tramonto rosso violaceo. A volte ringraziava chi le aveva insegnato a coprirsi sempre molto: piumino lungo, nero, col cappuccio. Il viaggio era stato breve. In fin dei conti il suo piccolo paese distava solo un'ora o poco più dalla cittá. Ciò nonostante aveva dovuto fare appello a tutta la calma e relativi farmaci per affrontare il percorso, in silenzio e concentrazione. Avevano deciso di andare ad una mostra di giovani talenti allestita in un locale del quartiere San Salvario che da qualche anno si era trasformato in una sorta di Marais piemontese raccogliendo artisti del circondario, ma non ci erano mai arrivati.

Tuesday, 13 May 2014 00:00

Due brave persone

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Oggi sarà un giorno incandescente, disse fissando il disco rosso che stava salendo. La luce si diffuse per la casa come un’onda di marea, con ritmo incessante e implacabile, spegneva ogni rigurgito di tenebra nelle stanze soffocanti. Nascosta dietro la tenda, ancora in vestaglia e con in faccia la pesantezza di una notte di sonno, vide sulla strada due uomini strani barcollare esausti sotto il sole che cominciava ad arroventare.

Saturday, 10 May 2014 00:00

Nero

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Ho letto da qualche parte che gli scrittori scrivono sempre la stessa storia. Forse anche i pittori, mi sono detta, dipingono sempre la stessa tela. Forse anche io, dipingo sempre la stessa tela. Camminavo stamane, andavo verso lo studio. Era mattina presto, e mi ero alzata con così tanta voglia di dipingere, così tanta voglia, che tutto mi pareva un inciampo, un accidente. Così andavo rasente ai muri, guardando a terra, per non rischiare di incrociare nessuno, per tenere tutto dentro. Dovevo solo dipingerla, dovevo buttarla dentro, tutta quella voglia, così appena arrivata mi sono messa al lavoro, e ho dipinto, sempre, senza fermarmi. Il mio assistente mi guardava senza capire, ma io non c’ho badato. Ho fatto finta di niente, ho continuato. Niente, nulla doveva toccare questo mio cuore stamane, null’altro dovevano guardare i miei occhi, se non il fondo trasparente dell’Arno, e la mia tela.

Wednesday, 07 May 2014 00:00

Città, via, interno

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[…] È questa la pietas verso l'intenzionalità, l'accettazione
del misterioso piacere che ci lega alle cose, nel quale
vibra sempre la ricerca dell'essenza,
della continua correzione, dell'armonia.

(Enzo Paci, 15 aprile 1956)

 

 

 

Città

 

 

Vetro, vetro,
interrompi la discesa
nel calice trasparente.
Sopra, niente. Assemblaggio di nuvole.
Uovo spettrale, sul mare,
hai già tutto generato?
Scorticato, aleggi senza ora,
e io, granello, pure non sono figura.
Vetro, dammi lo spazio
e il mio riflesso:
la pelle si piega e il cemento non si sfilaccia.
Perciò, io e questi miei compagni di ora camminiamo in esso.
Sul suo sfondo sfumato,
l'autobus è già lontano.
Vado nella tromba del suo rumore.
Questa discesa è già il fondo eterno.

 

 

•••

 

 

La palma, dov'era la mia casa,
descrive archi di circonferenza,
produce rumori compositi:
come tutto.
Tutto è in questo blu convesso,
concavo è l'umido dove calco le mani.
I colori non sono delle cose,
sono delle vernici, e ogni settore,
comunque, ricorda l'arancione.
Sotto, forse, c'è il fondo
che Prometeo ha nascosto,
l'amaro eterno naufragio di questo giorno.

Con questo libro aperto
evangelizzo i lampioni e gli agri strascichi.
Pure, versi screpolati,
taciuti e consegnati a questo organo.
Pure, un'eco selvaggia si frange
(non so dove):
pure, questo non sono io - forse sono lei.

 

 

Via

 

 

La forma
della mia mano?
Chiedendo andavo,
scuotevo corpi,
occhi invetrati
d'uno stupore solo antico.
Tra aria verde o grigia andavo.

Ora la mia domanda è come pietra
e il cielo è come stagno.
Sgorga sorgiva fino a te,
o altro fertile di luce.

La tromba dei simboli
si chiude vorticando
sulle nostre spalle.
Qui possiamo sentire
acqua ampia, fuoco pieno,
tempo aperto.

 

 

•••

 

 

Andavo per strada, in antica trasparenza.
Così antica com'è antico sorgere,
e le foglie accanto alla strada sorgono perché tremano.
Nascono, come sgorgare:
vengono dall'ombra che non dico, forse tornano.

Allora nascono,
e lo spazio s'è ammaccato
come un imbuto o altri squilibri.
Allora la strada non è pittura:
ci sono, vivo nei muri duri e nelle macchie nuvolate.

 

 

•••

 

 

Non toccare il mare.
Lascia che s'acchittino steli neri,
travi e profili, e
lascia nell'occhio bianco spirare
cementi severi.

Ma già è sera.

 

Interno

 

 

Più non rammemoro,
sfugge alle mie labbra ferme
il movimento, il vascello divino delle orbite e dei pianeti.
L'ombra inceppa i meccanismi
(dove sono? non più al centro)
e quasi a lato, fuggitivo,
guardo un pianto al muro che scanso.
Ma tutto è aderente sull'occhio,
sul corpo fermo già via da lì
(dove sei, mia grazia?).

Piange.
Un altro piccolo buio la scuote,
la supplica senza saperlo
(forse foglie volano rotte?).
Sono arreso,
impolverato e incartato dal cemento.

Ma bianca stridi e giungi dove non sono,
mi generi senza sforzo allo spazio, al tempo,
al fiore che lontano
esplode or ora dalla terra.

 

 

•••

 

 

Metafisico,
tendi lo sguardo sul mare.

Pensi alla sera,
quando il fabbro ha deposto il martello
e con mani grezze riposa, cinge altre spalle
nel letto bianco.
Quando il mondo s'è stretto nella notte,
solo respiri e circolazioni,
dispersi frinii;
chi pensa, chi lega,
chi vedrà il giorno nuovo?

Scuotiti per scacciare
le sfere luminose.
Forse ribolle,
l'intelletto, acqua, o forse
è questo vento, quello che respiri tu,
respiro io,
respira esso.

Metafisico,
cerca il respiro più fresco.
Sorridi alla tua notte e torna a scrivere.

 

 

 

 

 


NB. Immagine di copertina: Edward Hopper, Night Windows (part.)

 

Monday, 05 May 2014 00:00

Lo stopper che si commuove

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Sono uno stopper e tra i più bravi della serie B. Anzi il più bravo. Per chi non lo sapesse, lo stopper è quel difensore che sta incollato all’attaccante avversario, che non lo fa respirare, che lo tocca di continuo, gli “morde le caviglie”, come si dice, che non se lo perde nemmeno negli spogliatoi. Io, in tutto questo, sono il migliore del mio campionato, e da tempo aspetto di giocare in serie A.
Ormai di anni ne ho trentaquattro, l’età giusta per smettere, l’età media in cui i calciatori “appendono le scarpette al chiodo”, come si dice.
Voi vi chiederete perché non smetto. E io vi rispondo che voglio la serie A, voglio togliermi lo sfizio, voglio marcare Maradona, Van Basten, Klinsmann, Roberto Baggio e tutti i migliori al mondo insomma, perché il Calcio, quello vero, si gioca in Italia, e io voglio dimostrare che me lo merito. Prima o poi ci arrivo in serie A. Voi vi chiederete come mai, se da anni sono il migliore, nessuna squadra della massima serie mi abbia comprato. E io vi dico che un motivo forse c’è, perché altrimenti proprio non me lo spiego.
Il motivo non c’entra col calcio giocato. C’entra con i sentimenti.

Monday, 28 April 2014 01:21

Il rapimento di Lalo Schifrin

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Before you read please play http://www.youtube.com/watch?v=gwbI-V-Toy4

Rapire il maestro Lalo Schifrin non fu la cosa più facile del mondo. Ma l’uomo che poteva farlo, farlo in quel modo, ero io. Dieci anni nel Mossad avevano affinato tutti i miei sensi; tranne quello del dovere. E così, dopo aver incontrato Selima che vendeva saponette colorate all’angolo di una stradina della parte vecchia di Nablus, ero uscito dai Servizi. Da noi, mai innamorarsi del nemico.

Saturday, 03 May 2014 00:00

Se devo avere un Dio

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Pioggia in litri d'opinioni, spesso inutili come scrivere cento lettere troppo lunghe da leggere o discutere del buco nell'ozono tracannandoci il sabato coi mozziconi a terra. Che poi dirle è facile quanto comprare il pane (avendo i soldi per farlo) e condannare il male fuori di noi (riguardo quello dentro ognuno ha le sue sacrosante, validissime ragioni).
Se devo avere un Dio lo voglio sentire in un tuono, rimbombarmi nella pancia quanto sono infinitesimale.

Saturday, 19 April 2014 00:00

Non c’è niente da capire

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Hai la barba di una tonalità più chiara, forse sei anche un po’ ingrassato.
Mi racconti del tuo ultimo viaggio in Norvegia, dei fiordi, della bicicletta, di quanto sia bello vedere il tramonto costeggiando in bicicletta i fiordi. Ho sempre avuto paura di cadere, io, dalla bicicletta.
Non gesticoli molto ma ti piace accompagnare le parole con qualche piccolo scatto, intrecci le dita della mani per poi allontanarle e posizionare il palmo destro sopra il dorso della sinistra.

Wednesday, 30 April 2014 00:00

Discorso di un manager ai lavoratori

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In una sala mensa, davanti a decine e decine di lavoratori, impiegati e operai.
“Buon giorno, sono il vostro nuovo capo”.

 

L’inattesa coincidenza tra una sala cinematografica affollata e l’impossibilità di uscirne costituisce la rottura dell’equilibrio iniziale di questa storia dal sapore antico. Il film in cartellone non è privo di spunti interessanti e probabilmente verrà annoverato tra i classici del XXI secolo.
Per tale ragione, lo slargo davanti al cinema è affollato di giovani studenti, professionisti stimati, lavoratori di concetto e derivati. Tutti gli avventori, chi più chi meno, chi per onesta convinzione chi per devota applicazione, hanno una chiara coscienza sociale, un gusto artistico articolato e l’ambizione a un lavoro adeguatamente remunerato. Quasi tutti, hanno delle famiglie di sani principi alle spalle, dei sani principi sulle spalle e il progetto di costruire una famiglia di sani principi. Tutti, tranne due.

Thursday, 17 April 2014 00:00

Grido

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Di questi anni passati a sognare,
la morte,
il più doloroso ricordo è il mio gridare,
perduto nel vuoto di quella esistenza a cui avete negato una sorte.

Monday, 14 April 2014 00:00

Di polli, dischi e di Croazia

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E ti ritrovi ad impiegare tre quarti d’ora per comprare tre fuselli di pollo e un paio d’etti di prosciutto cotto. Buono. Ma anche se fosse stato cattivo, il tempo perso sarebbe stato il medesimo. “Vado in palestra tutti i giorni, no, sa, io ho quarantasei anni e mio marito cinquanta, però gli altri mangiano veramente poco, no, perché, per rimanere magri basta non mangiare”. Auguri signora dal cappottino color ocra (ammirevole peraltro, con grandi bottoni tondi neri, lucidi, che mi ricordano le tanto amate rotelle di liquirizia. Per rimanere magri basta non mangiare, appunto). “No, sa, perché io giro molto con mio marito. Andiamo a ballare sul lago e a Bergamo. Però ci sono tutti questi ragazzi che si agitano e si abbracciano e sono anche un po’ sudaticci (sorride). Non potrebbero stare lontani?”.

Monday, 07 April 2014 00:00

Dieci luglio

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Ora che ci penso, questa storia mi piacerebbe raccontarla diversamente. Vorrei riempirla di metafore, caricarla di significati. Vorrei che diventasse simbolo, monito, e anche un po’ invettiva. Ma poi mi rendo conto che non è niente di tutto questo, è solo una piccola cosa. È la storia del mio lavoro, di come sia molto bello, ma anche molto stancante. Seguo cantieri, a volte più di uno, spesso lontano da casa. C’è stato un periodo in particolare in cui ne avevo veramente tanti. Troppi. Non lo so perché li avessero dati tutti a me quei cantieri così lontani, vorrei pensare che è perché ero molto brava, e il merito, e la fiducia nei giovani, e cose così, ma so che non è vero. Credo fosse per caso. Forse ero di moda, forse perché erano delle gran rogne. Perché lo erano veramente, delle gran rogne, di solito di natura umana. Contadini contro impresa, operai contro padrone, sindaci contro contadini impresa operai e padroni. Un lavoro faticoso, e impegnativo, per il quale mi rendevo conto ogni giorno di più che gli studi fatti non erano abbastanza. Non avevo studiato psicologia clinica, tanto per dirne una, e la psicologia in certe occasioni può più di tante altre cose.

Tuesday, 22 April 2014 00:00

Le tre vie

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Bisogna che tutto apprenda:

e il solido cuore della Verità ben rotonda

e le opinioni dei mortali, nelle quali non c’è una vera certezza.

Eppure anche questo imparerai: come le cose che appaiono bisognava che veramente fossero, essendo tutte in ogni senso.                                                                    

(Parmenide, Sulla Natura, Fr. 1 v.28-32)

 

PREMESSA

Quella che segue è una storia reale. Lo era, lo è e lo sarà sempre nell’eterna immutabilità del divenire. Le tre possibili soluzioni possono essere interscambiabili. Attraverso un’attenta analisi del mio intimo sentire ho deciso di catalogare i tre atti rappresentanti la scelta nelle tre diverse scale palesateci dal filosofo di Elea. Il lettore potrà invece cambiare a proprio piacimento la catalogazione dei suddetti atti, in modo da renderla il più vicina possibile alla propria anima. 

il Pickwick

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