Lorenza Carannante
Andrea che vede i topi (parte seconda)
Io e Andrea siamo cresciuti così, su una poltrona di ricordi, spesso a rimuginare i giochi antichi e le risate bambine mentre le nostre gambe si allungavano e la schiena si faceva più salda nella nostra giovinezza. Con le mie dita ormai sfilate come disegni a china non ebbi mai paura di carezzargli i capelli ricci e nodosi, ribelli, e non ebbi mai nemmeno la vergogna di guardarlo negli occhi e stringerlo al mio petto che ancora non cresceva. Ci incastravamo sull’unica poltrona di casa sua, quella dove suo padre era solito trascorrere le ultime ore della giornata, dopo cena.
Andrea che vede i topi (parte prima)
Un mio amico abitava nella palazzina della stazione, in una casa poco distante dalla mia, in mezzo al verde. Per arrivarci prendevo la bicicletta di Ninì, mia sorella maggiore, e ci arrivavo in pochi minuti correndo. Mi piaceva arrivare fin laggiù, col vento nei capelli che tirava gli occhi all’indietro. Erano belli quei giorni.
il Pickwick
Sostieni