“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Alea di Artemisia

La giornata d'uno scrutatore

Una volta, per un referendum che poi non raggiunse manco il quorum, feci da scrutatrice all’ospedale Cotugno, padiglione malattie infettive.
Cinque o sei elettori votanti, forse sette. In pigiama.
Nessun seggio volante, per fortuna.
[Temevo il contagio].

“Aspettando i barbari” di J. M. Coetzee

Non si può fare a meno di associare Aspettando i barbari al libro di Buzzati, Il deserto dei tartari.
Si richiamano i paesaggi, il confine, la fortezza, il ruolo dei protagonisti.
Entrambi i libri sono ambientati in un luogo di confine: una cittadella fortificata all’estremo margine dell’Impero, anche all’estremo margine dell’ecumene, che tra la città e le montagne dove vivono i barbari c’è un deserto, e la fortezza Bastiani, simile avamposto.

“Il messia” di Ennio Flaiano

Gli italiani, un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori.
Una boiata, ho sempre pensato (e l’ho scoperto da poco che tale adulante definizione è l’iscrizione posta sulla facciata del Palazzo della Civiltà Italiana a Roma, esemplare fulgido dell’architettura fascista e della sua retorica visiva e verbale) a cui, per dare un minimo di completezza, bisognerebbe aggiungere anche “di pazzi [e di pecore]”.
La frase mi è venuta in mente leggendo Il messia di Ennio Flaiano.

“L’eroe discreto” di Vargas Llosa

Se prima del Nobel Varguito avesse scritto solo romanzi come Elogio della matrigna (1988), Avventure della ragazza cattiva (2006) o L’eroe discreto (2013), l’Accademia Svedese avrebbe dovuto modificare di sana pianta le motivazioni, che “la sua cartografia delle strutture del potere e la sua tagliente immagine della rivolta, della resistenza e della sconfitta dell'individuo” (“La guerra della fine del mondo” da solo vale tutta la motivazione), ci appizzano come cavoli a merenda, in libri di siffatta stoffa.

La disfatta di Stig Dagerman

Insofferente verso ogni forma di costrizione e di ingiustizia, Stig Dagerman era vicino agli ambienti anarchici, aveva curiosità multiformi e anche la sua produzione riflette la molteplicità dei suoi  interessi: dalla poesia ai testi teatrali, dal romanzo al racconto breve, dal saggio agli scritti apologetici.

Bouvardò e Pécuchettò. Flaubert ti voglio bene però ora no

Il romanzo incompiuto di Gustave Flaubert racconta di due tizi di mezza età, Bouvard e Pécuchet, che s’incontrano casualmente in un parco e, seduti alla stessa panchina, si accorgono che entrambi hanno scritto il proprio nome nel cappello.
Quale affinità di pensiero! (anche dove lavoro io, data l’abbondanza di ombrelli Ikea tutti uguali, si è ricorso alla penna per segnare il nome del proprietario sulla fettuccia).

I "Bambini bonsai" di Paolo Zanotti

È un romanzo indefinibile, Bambini bonsai.
Se provassi a raccontare la trama, potrebbe sembrare un libro per criaturelli.
Ma non è un libro per bambini, è un libro sui bambini, è un libro sulla presa di coscienza che “l’infanzia finisce, e che una bambina bonsai non la si può sradicare”.
Sono le ultime parole del libro.
La bambina bonsai è Sofia.

il Pickwick

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