“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Alfredo Palomba

La particolare e disordinata condizione di chi abbia la sconsideratezza e il coraggio di definirsi, al giorno d'oggi, "intellettuale" o "studioso"

  Alla stregua dei poeti del Rinascimento e in generale degli intellettuali che cercassero un angolino nel difficile circo(lo) culturale delle corti, mi appresto a cominciare la nota che segue con una dedica/professione d’indegnità al mio mecenate, mutuata direttamente dalle parole di Miguel de Cervantes y Saavedra:

 

AD ANTONIO RUSSO DE VIVO

Marchese di Gibraleón, Conte di Benalcázar e di Bañares, Visconte della Puebla di Alcocer, Signore dei Borghi di Capilla, Curiel e Burgillos.

    In fede della buona accoglienza e dell’onore che l’Eccellenza Vostra fa ad ogni sorta di libri, come si addice ad un principe tanto incline a favorire le buone arti, specie quelle che per la loro nobiltà non si abbassano a servire né a solleticare il volgo, ho preso la determinazione di dare alla luce LA PARTICOLARE E DISORDINATA CONDIZIONE DI CHI ABBIA LA SCONSIDERATEZZA E IL CORAGGIO DI DEFINIRSI, AL GIORNO D’OGGI, “INTELLETTUALE” O “STUDIOSO”, sotto l’usbergo del chiarissimo nome di Vostra Eccellenza; che supplico, con la deferenza che debbo a tanta grandezza, di accoglierlo amabilmente in Sua protezione, affinché all’ombra di Lei, ancorché nudo di quel prezioso ornamento di eleganza e d’erudizione onde sogliono andar vestite le opere composte in casa degli uomini dotti, osi comparire sicuramente davanti il giudizio di taluni che, non sapendosi contenere entro i limiti dell’ignoranza loro, usano condannare con più rigore e meno giustizia le opere altrui.

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il Pickwick

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