“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Teatro

Teatro La ribalta di legno

«Le quinte di stoffa con le porte in rilievo, le finestre di vetro dipinto, i vasi coi fiori di carta. In alto una lampada faceva da giorno mentre la notte veniva con la parola “notte”. In terra, una botola, dalla ribalta portava sul retro, dov’erano pronti gli attori».

Anghiari è borgo che s’inerpica arroccato nel cuore della Valtiberina. È uno di quei luoghi in cui il passato e la storia traspirano nel presente, trasmettendo a chi ci arriva e ne percorre le viuzze tutta l’atmosfera dei tempi che l’hanno attraversato e che ce l’hanno lasciato conservato con fattezze che sono in buona parte quelle di un tempo, senza il vituperio invasivo di un presente oltraggioso e dimentico.

Iniziamo con una domanda: c’è un fattore, un elemento che plasma le strutture e gli ordinamenti e nello stesso tempo ostacola lo sviluppo e le riforme in ambito artistico e culturale? Non è facile rispondere. Innumerevoli sono le cause e le circostanze di cui bisognerebbe tener conto. Per rispondere alla domanda occorrerebbe innanzitutto compiere un paziente lavoro di scavo per liberare il campo dalla retorica e dai pregiudizi, ossia da quelle concrezioni che impediscono una visione chiara del problema.

Lo scorso 27 luglio ha debuttato Odissea del Teatro dei Venti, un evento teatrale diretto da Stefano Tè che ha attraversato le carceri di Castelfranco Emilia e Modena, all'interno di Trasparenze Festival, giunto alla sua IX edizione, che ha per titolo Abitare Utopie. Prima di parlare della difficile genesi di questo dramma itinerante è giusto fare una piccola premessa.

I ponti uniscono. Fisicamente e simbolicamente. Sponde diverse, popoli separati, culture differenti: un ponte è un legame tra un lato e un altro, nello spazio collegando territori e genti, nel tempo rendendo contigue generazioni che si succedono. E i ponti raccontano, di uomini, di storie, di leggende e eventi simbolici. Racconta delle traversie che all’ombra delle campate di quel ponte si andarono consumando nel corso dei secoli Il ponte sulla Drina di Ivo Andrić, romanzo che spiega alla luce della storia come quel crocevia di culture che passava attraverso i Balcani fosse una giuntura tra Occidente cristiano, mondo slavo e cultura musulmana.

Saturday, 24 July 2021 00:00

Su una mostra, dedicata a Emma Dante

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 Amleto: Per quale uomo stai scavando la fossa?
 Becchino: Per nessun uomo.
 Amleto: Per quale donna allora?
 Becchino: Per nessuna, nemmeno.
 Amleto: Chi ci deve essere seppellito lì dentro?
 Becchino: Una che era una donna, signore, ma,
 pace all’anima sua, è morta.
(William Shakespeare)

 

 Non è una scenografia di rovine: è la rovina stessa
 del teatro
(Daniel Mesguich)


Vivere significa fare esperienza della perdita
(Judith Shalansky)


Ma io non mi ricordo niente

(Emma Dante)

 

Una giovane drammaturgia per raccontare una giornata particolare in Sicilia. La pièce di Currò e Arimatea è infatti ambientata il 9 maggio 1978, giorno del ritrovamento di Aldo Moro in via Caetani: ma la storia è chiusa nelle quattro mura di un salone da barbiere di provincia, equamente divisa tra dramma e commedia.

Monday, 19 July 2021 00:00

Prova di calcio e patriarcato

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“Prova” è una parola dai tanti significati e ritrovarla come titolo di uno spettacolo teatrale, suscita già curiosità. Che tipo di prova sarà? Quella che gli attori fanno prima di una messa in scena? Una difficoltà che il protagonista deve superare? Il racconto del tentativo di far funzionare qualcosa di posseduto o immaginato? La dimostrazione di un fatto accaduto, magari un delitto?

La scena è spoglia.
Un ragazzo su una sedia, dietro di lui panni stesi su un filo.
Dopo un po’, arriva il padre.
Da una messa in scena semplice e quasi scabrosamente spoglia, la drammaturgia di Saverio Tavano intesse una trama fitta che parte e viaggia sicura fino alla fine: il ragazzo non ha nome, ma è un moderno/antico Telemaco, e neanche il padre viene mai chiamato in alcun modo.

Tuesday, 13 July 2021 00:00

Una Cassandra di più

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La regista Maria Vittoria Bellingeri dirige l’attrice Roberta Lidia De Stefano, in uno spettacolo che porta in scena al Parco di Capodimonte una riscrittura contemporanea dell’antico mito di Cassandra, il debutto di un testo scritto nel 2008 significativamente proprio ad Atene dal regista Sergio Blanco e rappresentato per la prima volta in Italia.

Amletmachine (tradotto dal tedesco, piu o meno La macchina di Amleto, 1977) è un dramma postmoderno del regista Heiner Müller, liberamente ispirato alla tragedia di Shakespeare: è un testo estremamente aperto pure se denso, che si lascia interpretare in molteplici modi, dalla tematica femminista alla riflessione sull’autore consapevole della parte che sta interpretando, fino al movimento comunista e quello ecologista.

Platone racconta nel Fedro che le cicale nacquero per il dono che le Muse vollero fare a quegli uomini che, avendo scoperto la musica, passavano tutta la loro vita a cantare, dimenticandosi di mangiare e così morendo senza accorgersene. A loro, le figlie di Zeus e Mnemosine donarono la manìa divina che fu distribuita nelle sue varie forme, come la poesia e la profezia.La figura della profetessa Cassandra scelta da Federica Bognetti per la sua pièce, Il mio nome è Cassandra, di cui è anche unica interprete e regista, riporta in scena questo legame originario del vaticinio con le arti.

Di questa edizione di Armunia mi porterò il ricordo di due spettacoli che ribadiscono l’insostituibile presenza del corpo in scena, non solo come valore espressivo, estetico, formale, ma anche come valore sociale e politico. Forse c’era bisogno di questo tipo di incontri, per lo meno chi scrive lo sentiva necessario, visto l’improvviso innamoramento del mondo performativo per il digitale e le sue potenzialità di visualizzazione.

Fruiamo il teatro in posti che non sono teatri. Chiusi da tanti mesi, gli edifici che per anni, a volte secoli, hanno dato vita ai nostri personaggi preferiti sono davvero vuoti? In questa serata di fine giugno, un palco montato al centro del cortile della Reggia nel Bosco di Capodimonte interpreta un vecchio palco teatrale abbandonato.

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il Pickwick

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