“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Teatro

Teatro La ribalta di legno

«Le quinte di stoffa con le porte in rilievo, le finestre di vetro dipinto, i vasi coi fiori di carta. In alto una lampada faceva da giorno mentre la notte veniva con la parola “notte”. In terra, una botola, dalla ribalta portava sul retro, dov’erano pronti gli attori».

Breve ma intensa la giornata, concentrata in due ore mattutine nelle quali Danza Pubblica-Graces aggiunge un altro mattoncino alla costruzione del suo edificio, del quale i corpi in azione costituiscono a un tempo materiale plastico e forza lavoro.

Si riprende dopo un giorno di pausa, il solo previsto. Che avrà consentito di ricaricare le batterie dopo lo sforzo fisico profuso e l’adesione immersiva al progetto di residenza Danza Pubblica-Graces, che Scenari Visibili organizza aderendo al bando “Per chi crea” promosso da MiBACT e SIAE.

Saturday, 17 April 2021 19:58

Graces Anatomy. Diario di bordo – Giorno 5

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Esaurite le sorprese del giorno prima, l’inizio è decisamente più soft e confortevole: No Surprises dei Radiohead suona come una carezza che sembra suggerirci che ieri è alle spalle e oggi si apre un nuovo capitolo dello stesso libro; ci si prende cura di quei corpi che il voguing portato in gioco da Siro aveva ieri sollecitato in muscoli e giunture. Matteo mostra come massaggiare l’addome, le cosce, e poi come “ascoltare” con le mani il volume del corpo, trasportando il massaggio alla parte dorsale e di lì fin su alla testa; suggerisce di tenere presenti gli incavi e le parti di corpo che si muovono a partire dalle ossa.

Si ricomincia. Da ieri a oggi, dalla trasmissione alla sorpresa. È questa la parola chiave odierna. E la prima sorpresa di giornata è che per la prima volta da quando è iniziato Danza Pubblica-Graces – che Scenari Visibili organizza nell’ambito del programma ”Per chi crea”, sostenuto da MiBACT e SIAE – troviamo a menare le danze Siro Guglielmi, in scena insieme a Silvia Gribaudi, Matteo Marchesi e Andrea Rampazzo nello spettacolo da cui nasce questo progetto di residenza.

Thursday, 15 April 2021 20:05

Graces Anatomy. Diario di bordo – Giorno 3

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Continuando. È il terzo giorno di Danza Pubblica-Graces, la residenza organizzata da Scenari Visibili nell’ambito del programma ”Per chi crea”, sostenuto da MiBACT e SIAE.
E si continua a giocare, a cominciare dai filtri di Zoom che consentono mimesi carnevalesca. Ci si trasforma, nel volto e nello sfondo, nelle fattezze e negli accessori, per gioco e per amore del gioco. E chi non ha i filtri a disposizione sopperisce con l’inventiva.

Wednesday, 14 April 2021 20:16

Graces Anatomy. Diario di bordo – Giorno 2

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All’alba del secondo giorno ci ritroviamo sullo schermo su cui c’eravamo lasciati; insomma, non proprio all’alba, il sole è già alto (lì dove c’è), ma i primi risvegli dopo una giornata intensa come la prima di lavoro – o di “esperienza”, come suggerisce giustamente di dire Francesco – finiscono per somigliare ai chiarori di un nuovo giorno: è un’alba simbolica, perché è come se il ritmo biologico avesse iniziato ad essere scandito dalle cadenze che Silvia, Matteo e Andrea imprimono alla Residenza.

Abbiamo una barriera da rompere; quella di spazi resi angusti da un presente critico e aberrante, fatto di solitudini confinate tra quattro mura, che ci privano della possibilità dell’incontro, del contatto con l’altro. E ci privano, tra le altre cose, di quella che abbiamo scoperto essere più “altra” di tutte: il teatro. Che è “altro” e residuale nella considerazione di chi governa e che sconta una marginalità che – pur essendone stato sempre consapevole, e in qualche modo persino intimamente fiero – non lo aveva mai visto relegato a un’importanza così subalterna e a un ruolo ritenuto così poco primario nell’economia delle nostre vite.

Monday, 12 April 2021 00:00

Nessun amico al tramonto

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“Viviamo un mondo crepuscolare”. Nella guerra tutt’altro che fredda tra passato e futuro ritratta da Christopher Nolan in Tenet la frase di Walt Whitman torna e ritorna come un preghiera sussurrata nel momento del bisogno. A queste parole si risponde: “Nessun amico al tramonto”. Due frasi, due parentesi a racchiudere il nostro presente compresso tra uno sciagurato passato e un futuro quanto mai incerto eppur pronto a reclamare a gran voce il diritto di esistere. Due aforismi difficili da ignorare, e pronti a rimbalzare molesti come le palline di Blumfeld.

Si insiste spesso che, se il teatro è un’arte o una pratica basata su regole solide e razionalmente esplicabili, esso deve basarsi soprattutto sul principio della relazione. È un fatto evidente che non vi può essere azione “teatrale” che non comporti il relazionarsi con qualcosa o qualcuno. C’è almeno un attore che è visto / ascoltato e almeno uno spettatore che vede / ascolta, per limitarci solo alla dimensione della messa in scena. Il discorso potrebbe tuttavia essere esteso anche alla regia, alla drammaturgia, all’organizzazione teatrale, all’allestimento tecnico, insomma a ogni filone che sta dietro alla complessa arte o pratica performativa. Se ci fosse tempo di scavare e argomentare, anche qui molto probabilmente troveremmo un insieme di persone e cose che lavorano relazionandosi di continuo.

“L’autenticità si rivela ostile alla società. Per via della sua natura narcisistica, essa opera contro la costruzione stessa della comunità. Decisiva per il suo contenuto non è la relazione con la collettività o un altro ordine superiore, bensì il suo valore di mercato, che bypassa tutti gli altri valori”
(Byung-Chul Han, La scomparsa dei riti)
 

“Lo spirito commerciale è dotato solo di intelletto calcolante, gli manca la ragione e, perciò, privo di ragione è lo stesso sistema, dominato esclusivamente dallo spirito commerciale e dalla potenza del denaro”
(Byung-Chul Han, L’espulsione dell’Altro)
 

“Nel principato come nelle repubbliche la libertà si perdette sempre, perché vi fu una minorità audace ed una maggiorità inerte”

(Massimo D’Azeglio, Scritti politici)

  
 

Il teatro delle origini greche oltre a essere “luogo da cui si guarda”, era insieme rito e agone, festa e gioco. Si esercitava quindi lontano dalla ferialità del quotidiano. Erano presenti gli dèi, le forze dirompenti che agivano sull’uomo, ma era anche una festa, un momento in cui il lavoro era sospeso e non si faceva nulla di utilitaristico. Anche nella rinascita medievale il teatro si era sviluppato nella dimensione del sacro e della festa, dal sagrato della chiesa ai carri della fiera. Vi partecipava non un pubblico ma una comunità, fosse quella della chiesa, del castello, del villaggio.

Avevamo a quanto pare una data, fittizia e farlocca, in cui avrebbero dovuto riaprire i teatri; ma quella data, fissata per il 27 marzo, è stata, sin dal momento stesso della sua promulgazione, un illusorio specchietto per le allodole, che sapevamo già in partenza avrebbe rappresentato – nella migliore e più ottimistica delle ipotesi – un punto di ripartenza più simbolico che effettivo.

“È questo il gesto fondamentale di conquista del reale: dichiarare che l’impossibile esiste”
(Alla ricerca del reale perduto, Alain Badiou)


“Senza il nuovo, quanto può durare una cultura? Cosa succede se i giovani non sono più in grado di suscitare stupore?”

 (Realismo capitalista, Mark Fischer)


“L’esaurimento del futuro ci lascia anche senza passato: quando la tradizione smette di essere contestata o modificata, smette di avere senso. Una cultura che si limita a preservare se stessa non è una cultura”
(Realismo capitalista, Mark Fisher)


“Chi si aspetta sempre qualcosa di nuovo, di eccitante, perde di vista ciò che è già lì”

(La scomparsa dei riti, Byung-Chul Han)

 

 

Nel mondo dell’industria culturale qual è il prodotto più ricercato, il top di gamma? A giudicare dalla quantità di bandi, concorsi, residenze, progetti dedicati agli Under 35 si direbbe che i giovani siano la punta di diamante. Ma l’apparenza inganna.

“Per l’essenziale, i Beni culturali plasmeranno in serie gli individui che formano il bacino di clienti e di sostenitori necessari al capitale”
(La mediocrazia, Alain Denault)


“Bisogna accettare, come fosse una legge della ragione, che il reale esiga in ogni circostanza una sottomissione piuttosto che un’invenzione?”
(Alla ricerca del reale perduto, Alain Badiou)


“La pura frenesia non crea nulla di nuovo, ma ripropone e accelera ciò che è già disponibile”
(La società della stanchezza, Byung-Chul Han)

 

Nel nuovo e incalzante mondo dell’impresa in cui le arti performative si apprestano a fare il proprio ingresso è lecito farsi una domanda preventiva: di quale capitale dispone la neonascente industria di cultura? Prima di tutto di quello derivato dal sostegno dello Stato attraverso tutte le sue istituzioni (Ministero della Cultura, Regioni, Comuni, Circoscrizioni, Municipalità); in secondo luogo le Fondazioni Bancarie, le quali in alcuni territori, sono veri pilastri nel sostegno alle attività di cultura; in misura più marginale da progetti europei nei suoi vari canali dedicati (Interreg e Alcotra per esempio); infine una minima parte derivata da incasso da attività propria (bar, biglietteria, merchandising, corsi, affitti sale, etc).

Solo quando avranno ridotto le forme che si sono
sviluppate indipendentemente da loro a pure e semplici
commedie che s'inseriscono nel gioco del commercio, la
loro unica passione, fino a vederci nient’altro che una
rigida dimostrazione di forza monetaria, a quel punto
si sentirà risuonare una grassa risata.
 (Alain Desnault, La mediocrazia)

 
Come crawling faster
obey your master
your life burns faster
obey your master
(Metallica, Master of Puppets)

 




Economia è regina incontrastata di ogni settore dell’umana attività in questo Ventunesimo secolo. Regna affiancata da Burocrazia e Cronofagia e spadroneggia indisturbata come un tempo Ares dominava i campi di battaglia, insieme ai figli Phobos (Paura) e Deimos (Terrore). E come Ares strappò Afrodite, dea della bellezza, dalle braccia di Efesto, dio artigiano ma zoppo, così oggi Economia compie il ratto dell’arte rubandola alla sua bottega e mettendola sul mercato. Non è un caso che uno dei sogni nefasti sorti agli albori della modernità capitalista sia quello di Baudelaire sul bordello-museo dove lui, l’artista, accorre a presentare il suo nuovo libro alla maîtresse e trova le sale piene di opere d’arte, prostitute e signori dell’alta finanza.


… forse il domani somiglierà all’oggi. Si direbbe che noi seminiamo una semente contaminata.
(Ignazio Silone, Vino e pane)


Quando giunge il momento di agire, il tuo pensiero deve essere già completo. Non ci sarà spazio per pensare quando l’azione comincerà.
(Richard Morgan, Il ritorno delle furie)


“Sopporti che la bandiera imperiale domini sulla galassia?”. “Non è un problema se non guardi in alto”.
(Rogue One)

 


Premessa necessaria
Crisi è la parola probabilmente più usata nel corso dei primi vent’anni di questo secolo. Si passa da una all’altra, dal terrorismo alle catastrofi naturali che naturali spesso non sono, dall’economia alla sanità. Oggi più che mai nemmeno la cultura riesce a sottrarsi a questo termine dopo mesi di serrate forzate, ristori a singhiozzo (quando arrivano), provvedimenti mal digeriti.

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il Pickwick

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