“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Wednesday, 28 August 2013 19:07

Les boutades de Lubylu: Quella lettera a zia Betty

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Zia Betty, lontana, lontanissima zia mai conosciuta, è passata a miglior vita; suo figlio ha invitato anche me per l’estremo saluto. Un end party in tipico stile americano, la morte una festa d’addio, un arrivederci nell’altra vita, mangiando dolci e guardando fotogrammi, video, oggetti, testimonianze indelebili di chi non è più. E sorseggiando un caffè nel salotto della sua intrigante casa, un caffè fatto di ricordi ed aneddoti, dove lo zucchero diviene voglia di vivere e il roteare del cucchiaino è immersione pura in immagini di vita passata.

L’amore di zia Betty per la musica italiana, le sue frequentazioni americane, i numerosi viaggi in USA; sospesa tra lo stivale e il grande sogno d’oltreoceano, tra il fascino e la riservatezza della sua esistenza. Episodi, a volte romanzeschi perché forgiati dal tempo, raccontati dalla voce del figlio che a stento governa l’umidità nei suoi occhi blu; le foto, i quadri, i suppellettili della stanza distraggono senza però infastidire. Zia Betty doveva essere così, apparentemente distratta, mai completamente coinvolta, umorale nella quotidianità della vita, lunatica nell’approccio all’amore, ma sempre dolce, garbata e gentile. Il suo è il fascino di chi pur avendo i piedi sulla terra, ha cuore e mente che spaziano lontano.
Zia Betty, mai conosciuta eppure mai tanto vicina come in questo momento.
Il caffè finisce, tra il brusio degli invitati e qualche lacrima di circostanza, ma suo figlio non vuole restare solo. C’è un mare di album, di foto, di corrispondenza nella stanza da letto della madre, tutto per la visione di parenti vicini e lontani; molti abbozzano scuse per evitare di prolungare la permanenza in quella casa, altri temono di non reggere emotivamente quei pezzi di vita. Io entro in quella camera che non dovrebbe appartenermi e chiudo la porta. Un lettone matrimoniale ed un insinuante odore di canfora, scatoloni colmi di Zia Betty. Ci sono fotografie in bianco e nero e con colori sbiaditi, Zia Betty graziosa e tavolgente; agende ricche di numeri e frasi, biglietti ed inviti, ritagli di giornali e lettere, tantissime lettere; ognuna con la sua busta e il francobollo, ognuna strappata con eleganza. Non apro e non leggo, perchè mi sembra di infrangere la sua intimità come se trafugassi la sua tomba. La porta chiusa e la curiosità che diviene maschio mi tentano, ed una busta colore blu del cielo fa il resto. La apro con delicatezza, evitando di lasciare impronte ed estraggo una lettera su carta azzurra. Su di essa l’incedere sicuro di una macchina da scrivere, mi accovaccio ai piedi del lettone, furtivo e ladro, inizio a leggerla:

 

 

Cara Kalimba de Luna,
capisco cosa provi, capisco cosa significa per te cavalcare la via lattea ed arrivare sulla luna. Guardare il mondo dall'oblò senza annoiarsi un po'. Dai non fare la scema.
Capisco cosa provi.
È come se la tintarella di luna, tintarella color latte, riuscisse comunque a emozionare i nostri sentimenti. È come se realmente camminassimo saltellando sul suolo lunare, senza gravità, dove l'unico peso è dato dalla nostra gioia.
Capisco cosa provi
Nel sognare di mangiare un hot dog o nell'ingoiare dei biscotti italiani senza fare briciole, con una fetta di Caprese, di Luna caprese. Ti guardo, guardo i tuoi panni sparsi per la casa, i tuoi stracci, i tuoi giornali e penso che una zingara non è mai stata così bella. E allora prendi questa mano zingara, dimmi che futuro avrò.
Capisco cosa provi
Forse il futuro è domani, forse di nuovo nella città natale, a guardare che luna e che mare. Per ora ho solo due date sicure, ma se dovessi dirti che devo fare, non te lo saprei dire. Mi basta di sapere che ci sarai anche tu.
Capisco cosa provi.
Io non so che voglio, non voglio mica solo la luna. Vorrei che tu vivessi la tua vita, ma senza perderci mai. Che la nostra complicità rimanesse sempre intatta, profonda, emozionante.
Capisco cosa provi.
Quando la luna diventa rossa di vergogna o di passione, di amore e di ragione e noi siamo ancora lì a saltare su quel suolo così unico, a cercare l'acqua di un rubinetto dentro una bottiglia. L’acqua che ci aiuta ad ingoiare la solita pasticca ma con un gusto mai provato prima.
Capisco cosa provi.
Perchè la tua luna bussò alla porta del mio cuore, e come la mia è entrata nel tuo: da allora la mia vita è cambiata. È successo niente o tutto, ma tutto o niente è più come prima.
Capisco cosa provi.
Perché, si sa, un piccolo passo per me è un grande passo per l'umanità.

 

Lovely,
Neil Armstrong

 

 

Colmo di meraviglia, richiudo il foglio, lo rimetto nella busta e me lo intasco.
Scusa zia Betty, non ho trafugato la tua tomba ma il tuo cuore.
Ma che peccato non averti conosciuto prima!
Oggi ti ho incontrata troppo tardi, ma ho scoperto tante cose di te: ho scoperto che sei davvero unica, semplice ed elegante, che la tua vita è stata intensa e mai banale, e che mi mancherai.
E leggendo quella lettera ho avuto la certezza dei dolci racconti di tuo figlio: in amore, sei maledettamente lunatica…

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